Come portare la fede in famiglia di questi tempi? – Le proposte di tre sacerdoti spagnoli
Le proposte dei padri Patxi Bronchalo, Jesús Silva e Antonio María Domenech, in Red de Redes
Redazione (04/03/2023 15:45, Gaudium Press) Sono tre semplici sacerdoti, i padri Patxi Bronchalo, Jesús Silva e Antonio María Domenech, ed è chiaro che non vogliono essere più di questo; ma è anche chiaro che amano la loro vocazione e la loro missione.
Si sono riuniti per realizzare un programma, chiamato Red de Redes, trasmesso sul canale YouTube dell’Asociacion Católica de Propagandistas dove si occupano di formazione cristiana.
Nell’episodio 16 affrontano un tema che preoccupa un numero crescente di genitori: “La trasmissione della fede in famiglia”.
Questi sacerdoti non si fanno illusioni e affrontano l’argomento aprendo gli occhi a chi li ha chiusi: siamo in un mondo sempre più ostile alla religione. “Oggi è chiaro che non siamo più nel cristianesimo e né possiamo pensare che la trasmissione della fede avvenga culturalmente”, dice don Bronchalo. Pertanto, “dobbiamo partire da zero ed educare i nostri figli che ciò che vivranno [la loro fede cristiana e il loro stile di vita cristiano] è controcorrente nella società odierna”, aggiunge don Silva.
Ogni famiglia deve trovare il proprio stile nel trasmettere la fede, ma ci sono comunque dei principi che secondo loro dovrebbero essere presenti.
Innanzitutto, la coerenza della vita dei genitori: “I bambini hanno due telecamere costantemente puntate su di noi”, i loro occhi, ricorda don Bronchalo, e quindi “la coerenza è molto importante”.
“Ci sono genitori che smettono di andare a Messa la domenica, e questo porta i loro figli a credere che andare a Messa sia relativo: ciò smonta la scala di valori che si stanno formando”, dice don Domenech. ” Andate in vacanza dove sapete di non poter andare a Messa, o fate in modo da evitare quei luoghi? In quest’ultimo caso i vostri figli capiranno che la Messa è così importante da giustificare persino la mancata visita di un Paese”.
Seminare la fede è qualcosa che deve iniziare presto, perché poi, come durante l’adolescenza può essere troppo tardi: “A partire da una certa età, quando sono più grandi, bisogna stare attenti a non diventare un fastidio, perché alzano un muro e non ascoltano più”, dice don Silva. “Hai già seminato quello che dovevi seminare; ora devi solo pregare e, di tanto in tanto, invitarli”.
Con i bambini piccoli, tutti i mezzi
Con i bambini piccoli, “non smettete di gettare le basi, di seminare, con tutti i mezzi che potete”, sottolinea questo sacerdote: ad esempio, leggendo la Bibbia, portandoli a Messa, pregando con loro, facendo sentire loro che Gesù è una persona viva.
“È importante non solo infondere conoscenza, ma anche esperienze, come portarli davanti a Gesù Sacramentato, suonare musica cristiana, immergerli nell’arte cristiana… e raccontare loro testimonianze di persone la cui vita è cambiata perché hanno incontrato Gesù Cristo”.
Padre Silva insiste anche su quello che chiama ‘arrivare prima’: “i ragazzi avranno accesso ai social network, a Tik Tok… e voi dovete fare un passo avanti, spiegare ai vostri figli cosa c’è su internet, che vi diranno questo e quest’altro, e voi dovete sapere questo e quest’altro'”. Mette inoltre in guardia i genitori dall’uso della pornografia, perché “quando si perde la morale, si perde la fede”.
Don Bronchalo pone in particolare l’accento sui pasti da consumare insieme, perché la tavola è “l’altare sacro di ogni famiglia”, il luogo dell’incontro e della condivisione. “Dobbiamo prenderci cura di questi spazi privilegiati”, dice, ed evitare che siano cancellati dall’uso della televisione o dei telefoni cellulari.
Per l’insegnamento della dottrina cristiana, don Silva ricorda che esiste YouCat, il catechismo per i giovani, e il suo complemento, DoCat, con proposte incentrate sulla pratica della vita di ogni giorno.
E non mancano le raccomandazioni di visione di buoni film a sfondo cristiano.
Con informazioni di ReligiónEnLibertad
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