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Come un albero abbattuto dalla tempesta

 Non importa quanto male ci colpisca, la Provvidenza lo userà per renderci anime più forti e determinate, con conseguente beneficio per noi e per le generazioni future.

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Foto: zhang kaiyv / pexels.com

Redazione (14/10/2024 16:26, Gaudium Press) Mi è stato raccontato che una volta, mentre esplorava la campagna russa, un ingegnere tedesco si imbatté in un gigantesco pino che si trovava incastrato sui cigli di una profonda voragine. L’albero era stato abbattuto da una violenta tempesta secoli prima e, col tempo, si era trasformato in solida pietra. Al momento, era lì a fare da ponte forte e sicuro per i viandanti.

Il mio interlocutore mi ha raccontato un altro fatto, questa volta tratto dalla vita di San Gerardo Majella, ardente discepolo e figlio spirituale di Sant’Alfonso Maria de Liguori: accusato di immoralità e con lettere che “provavano” questa calunnia, gli fu proibito, dal venerabile fondatore, di ricevere la Comunione e di entrare in contatto con persone estranee all’Ordine, cosa che lo portò a subire la vessazione e il sospetto dei suoi confratelli di vocazione per più di due mesi. Quest’anima retta, consapevole della falsità che stava infangando la sua dignità, accettò di essere trattato come un criminale dal suo stesso superiore – un santo, per di più! – che amava tanto.

Che legame c’è tra le due situazioni, apparentemente così diverse?

Ciò che portò il santo redentorista a superare serenamente una simile prova fu la certezza che la sua esistenza era nelle mani di Dio, che stava tracciando, attraverso le spine, la strada per salire al cielo e compiere la sua missione. San Gerardo aveva inciso nel profondo della sua anima l’incrollabile convinzione che non sarebbe stato abbandonato. Non aveva paura di ricevere cattive notizie, perché il suo cuore, come quello del salmista, era “saldo e fiducioso nel Signore” (Sal 111,7).

Questo atteggiamento è ben rappresentato dalla situazione del pino, fittizia o meno. Tutto indicava che sarebbe stato come gli altri: alto, forte, robusto. Uccelli e scoiattoli avrebbero vissuto tra i suoi rami. Forse un giorno, quando fosse morto, con il suo legno sarebbero stati fabbricati mobili di prima classe… Finché un’enorme bufera di neve non l’aveva fatto crollare al suolo.

Va notato, però, che la furia del vento lo aveva fatto cadere in modo provvidenziale: le sue estremità si trovavano ciascuna su un lato del precipizio. E, rassegnato al suo triste destino, il pino si pietrificò pigramente nel corso degli anni fino ad acquisire un’utilità che non avrebbe mai potuto immaginare.

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L’enorme albero abbattuto illustra le delusioni e le sfide che la vita ci propone nel corso dell’esistenza umana: un crollo finanziario, la morte di una persona cara, un difetto personale che non riusciamo a superare… In situazioni come queste, ciò che ci mantiene saldi sono le certezze radicate nella Fede che portiamo nell’anima, proprio come San Gerardo Majella nel suo periodo di incomprensione.

La nostra vita non appartiene forse a Dio? Non è forse vero che egli si prende cura di noi con una infinita cura paterna, da cui non sfugge nemmeno un capello del nostro capo (cfr. Mt 10,30)? Non abbiamo forse la migliore protettrice del mondo, la stessa Madre di Dio? Si è mai detto che chi si rivolge alla Madonna sia indifeso?

Un’immagine interessante, quella del legno pietrificato! In passato era solo legno, ma poi è diventato una pietra dura e bella con cui si potevano fare oggetti, rosari, decorazioni… o anche il ponte della nostra leggenda! Questo significa che, quando il peso delle disgrazie, delle difficoltà e della tristezza ricade sulle nostre spalle, non dobbiamo mai lasciarci prendere dall’angoscia. Non importa quanto male ci colpisca, la Provvidenza lo userà per renderci anime più forti e determinate, a beneficio nostro e delle generazioni future, come il santo redentorista.

Testo estratto dalla rivista Araldi del Vangelo n. 232, aprile 2021. Di Sr Ana Belén Espínola Gravo, EP

 

 

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