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Come vivere la Domenica delle Palme

La Domenica delle Palme è la commemorazione liturgica dell’ingresso di Gesù nella città di Gerusalemme, per celebrare la Pasqua ebraica con i suoi discepoli.

Domingo de Ramos 1

Redazione (24/03/2024 15:58, Gaudium Press) La Domenica delle Palme è la commemorazione liturgica che ricorda l’ingresso di Gesù nella città di Gerusalemme, per celebrare la Pasqua ebraica con i suoi discepoli.

È la porta d’ingresso alla Settimana Santa.

È la Domenica delle Palme che dà inizio alla Settimana della Passione. È il giorno in cui la Chiesa ricorda la storia e la cronologia di quegli eventi per trarne un insegnamento.

Un Re entra in città a cavallo di un asino

Già all’ingresso della città, i figli degli Ebrei portavano rami d’ulivo e li agitavano gioiosamente, stendendo a terra i mantelli perché Gesù passasse su di essi. Gesù entrò in città da Re!

Sembra addirittura che fosse Suo desiderio che fosse così, perché la scena in cui tutto si svolge riproduce la profezia di Zaccaria: il Re dei Giudei sta arrivando. Esulta, figlia di Sion, grida di gioia, figlia di Gerusalemme, perché viene da te il tuo re, giusto e vittorioso; è semplice e viene in groppa a un’asina, su un puledro d’asina (Zacc 9,9).

Sebbene Gesù montasse un semplice asino, il corteo si muoveva gioioso e dignitoso. Nell’attesa della venuta del Messia promesso, Gerusalemme si trasformò, era una città in festa.

Ed Egli fu applaudito, acclamato dal popolo: “Osanna al Figlio di Davide: benedetto colui che viene nel nome del Signore, il Re d’Israele; osanna nel più alto dei cieli”. Questo accadeva pochi giorni prima che Gesù fosse condannato a morte, quando l’eco delle grida di “osanna” si mescolava già al clamore degli insulti, delle minacce e delle bestemmie che  lo avrebbero condotto alla Sua Passione redentrice.

Che tipo di Messia volevano quegli ebrei?

Dall’ingresso festoso come re a Gerusalemme alla derisione della flagellazione, all’incoronazione di spine e all’iscrizione sulla croce (Gesù di Nazareth, re dei Giudei), siamo portati a chiederci: che tipo di re voleva quel popolo? E che tipo di re era Gesù? Nostro Signore fu acclamato proprio da coloro che lo avevano visto sfamare le moltitudini. Era applaudito da coloro che lo avevano visto guarire i ciechi e i disabili e, ancora più recentemente, avevano assistito alla resurrezione di Lazzaro.

Impressionate da tutto ciò, queste persone erano certe che si trattasse del Messia annunciato dai profeti. Ma quelle persone erano superficiali e mondane, ritenevano che Gesù fosse un Messia politico, un liberatore sociale che avrebbe strappato Israele dalle grinfie di Roma e l’avrebbe riportato allo splendore dei tempi di Salomone. E in questo si sbagliavano, si ingannavano: Egli non era un Re di questo mondo!

I loro cuori avevano una visione imperfetta di Gesù.

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme fu un’introduzione ai dolori e alle umiliazioni di cui avrebbe poi abbondantemente sofferto: la stessa folla che lo aveva onorato, commossa dai suoi miracoli, gli voltò le spalle e ne chiese la morte.

Nella Domenica delle Palme si comprende come il popolo abbia apprezzato Gesù in modo imperfetto. È vero che lo acclamavano, ma Egli meritava un’acclamazione immensamente più grande; meritava un’adorazione piena di amore, ben diversa da quella che gli era stata tributata!

Intanto, pieno di umiltà, Nostro Signore Gesù Cristo, seduto su un asino, avanzava in mezzo alla folla rumorosa, esortando tutti all’amore di Dio.

Solo una persona lo capì in quell’ora

In generale, dipinti e incisioni mostrano Nostro Signore con un’aria dolente e quasi severa nei confronti della folla. Per Lui, l’intimo delle anime non aveva segreti. Egli percepì l’inadeguatezza e la precarietà di quell’ovazione.

Solo una persona percepì ciò che stava accadendo a Gesù e soffrì con Lui. E quella persona offrì il dolore dell’anima come riparazione, per il suo purissimo amore per Nostro Signore: era la Madonna.

Ma quale gloria per Nostro Signore! Era la più grande di tutte, perché la Madonna vale incomparabilmente di più di tutta la Creazione. In quelle circostanze, Maria rappresentava tutte le anime pie che, meditando sulla Passione del nostro Salvatore, avrebbero avuto compassione e dolore per Lui. Anime che avrebbero rimpianto di non essere vissute in quel momento per poter prendere posizione accanto a Gesù.

La Domenica delle Palme nella mia vita?

C’è un difetto che diminuisce l’efficacia delle meditazioni che facciamo. Questo difetto consiste nel meditare sui fatti della vita di Nostro Signore e non applicarli a ciò che accade in noi o intorno a noi.

Così, ad esempio, rimaniamo sconcertati dalla mutevolezza e dall’ingratitudine dei giudei che hanno assistito all’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Li censuriamo perché hanno proclamato, con la più solenne accoglienza, il riconoscimento dell’onore dovuto al Salvatore divino e, poco dopo, lo hanno crocifisso con un odio tale che a molti sembra inspiegabile.

Una tale ingratitudine, una tale mutevolezza di opinione e di atteggiamento ,difficilmente esistevano negli uomini del tempo di Nostro Signore! L’atteggiamento dei contemporanei di Gesù, che celebrano il suo ingresso a Gerusalemme e poi lo abbandonano alla mercé dei suoi carnefici, assomiglia a molti atteggiamenti che assumiamo noi.

Quante volte lodiamo Cristo e ci riempiamo di buoni propositi per seguire i suoi insegnamenti, ma al primo ostacolo ci lasciamo trasportare dallo scoraggiamento, o dall’egoismo, o dalla mancanza di solidarietà e, ancora una volta, con questa mancanza di amore, alimentiamo la sofferenza di Gesù.

Ancora oggi, nel cuore di quanti fedeli, Nostro Signore deve sopportare queste alternanze, queste oscillazioni tra adorazione e vituperazione, tra virtù e peccato? E questi atteggiamenti contraddittori e difettosi non passano solo nell’interno dell’anima di ogni uomo, di nascosto, nel profondo delle coscienze: in quanti Paesi esistono queste alternanze e Nostro Signore è stato glorificato e vituperato, in breve intervallo di tempo?

Una perdita di tempo: non riparare le offese a Nostro Signore.

È una pura perdita di tempo rimanere inorriditi esclusivamente dalla perfidia, dalla falsità e dal tradimento di coloro che erano presenti all’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

Per la nostra salvezza sarà utile riflettere anche sulle nostre falsità e mancanze. Con gli occhi fissi sulla bontà di Dio, potremo ottenere il perdono per la nostra perfidia. C’è una grande analogia tra l’atteggiamento di coloro che crocifissero il Redentore e la nostra situazione quando siamo caduti nel peccato mortale.

Non è forse vero che molte volte, dopo aver glorificato ardentemente Nostro Signore, siamo caduti nel peccato e lo abbiamo crocifisso nel nostro cuore? Il peccato è un oltraggio a Dio. Chi pecca espelle Dio dal suo cuore, rompe il rapporto filiale tra creatura e Creatore, ripudia la sua grazia.

Ed è certo che Nostro Signore è molto vituperato ai nostri giorni. Non con lo splendore delle nostre virtù, ma con la sincerità della nostra umiltà possiamo avere l’atteggiamento di quelle anime che riparano, presso il trono di Dio, gli oltraggi che ora vengono praticati contro di Lui. Le lezioni della Domenica delle Palme ci invitano a  questo. (JSG)

 

Fonti:

Dom Eurico dos Santos Veloso – O significado do Domingo de Ramos – CNBB – 29 de Março de 2010

Felipe Aquino – O significado do Domingo de Ramos – Vida Eclesial – 30/03/2007D.

Javier Echevarría – Domenica delle Palme: Gesù entra in Gerusalemme

Plinio Corrêa de Oliveira – estratti

 

 

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