Compio il precetto quaresimale?
L’inizio della Quaresima evoca pensieri sull’importanza della penitenza. Ma che cos’è in realtà?
Redazione (22/02/2023 08:47, Gaudium Press) All’inizio della Quaresima è frequente sentire commenti sull’importanza dell’astinenza e sulle norme del digiuno del Mercoledì delle Ceneri e del Venerdì Santo. Pochi, però, sanno in cosa consista realmente questa penitenza.
Normalmente, quando si parla di penitenza, ci si riferisce alla mortificazione dei sensi, al digiuno, all’astinenza dalla carne o da altro cibo; raramente si pensa a un sacrificio più spirituale, come combattere un difetto.
La mortificazione del corpo: una conseguenza del desiderio di conversione
La parola “penitenza” deriva dal verbo latino “pœnitere”, a sua volta derivato da “pœnam tenere”, che significa “sopportare una pena”, quindi può indicare sia l’applicazione di una punizione, sia il dolore, il pentimento per qualcosa che si è fatto. Quando questa penitenza si basa sui principi della fede, diventa una virtù.
In questo modo, la virtù della penitenza consiste in tre atti: 1) il pentimento delle proprie colpe; 2) il proposito di non commetterle più; 3) l’applicazione di una punizione proporzionata.
Questa distinzione è molto importante per capire a fondo se stiamo praticando correttamente il precetto quaresimale della penitenza. Non basta astenersi dal cibo – come facciamo quando vogliamo perdere peso – ma la cosa più importante è il pentimento per le proprie colpe o per i propri difetti, e la mortificazione del corpo diventa quindi la conseguenza di questo desiderio di conversione.
Così, questo periodo che precede la Passione di Cristo ci invita ad un esame di coscienza che porta alla mortificazione corporale in vista di un cambiamento di condotta, per ottenere la salvezza.
In altre parole, è un tempo di penitenza, conversione e salvezza.
Di Miguel de Souza Ferrari
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