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Conferenze episcopali dell’Unione europea: l’embrione non deve essere equiparato al sangue e ai tessuti

Nel giorno del voto al Parlamento europeo sulla regolamentazione dell’uso di “sostanze di origine umana”, i vescovi europei hanno chiesto di cambiare la definizione di questo termine, che è troppo ampio e potrebbe violare la dignità umana. “È un testo necessario, ma chiediamo alcuni chiarimenti”.

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Redazione (14/09/2023 16:20, Gaudium Press) “Mettere gli embrioni sullo stesso piano di cellule e tessuti non va bene. Non si rispetta la peculiarità e la dignità dell’embrione umano; la sua importanza come essere umano va difesa e crediamo che questo debba essere chiarito”: così padre Manuel Enrique Barrios Prieto, segretario generale della COMECE – la Conferenza degli Episcopati degli Stati membri dell’UE – esprime, a nome dei vescovi del Vecchio Continente, la preoccupazione per il testo del “Regolamento sui parametri di qualità e sicurezza delle sostanze di origine umana destinate all’applicazione nell’uomo”, oggetto di votazione al Parlamento europeo.

Un regolamento cruciale per il futuro

Il testo, che se approvato costituirà la base del dialogo interistituzionale con la Commissione europea e il Consiglio dell’Unione europea per la legislazione in materia, secondo un comunicato stampa congiunto della COMECE e del Commissariato dei vescovi tedeschi di Berlino, “stabilirà il corso della futura discussione sulla vita umana prenatale nel diritto farmaceutico e dei trapianti, incidendo così sul dibattito in corso sul rafforzamento dell’assistenza sanitaria nell’Unione europea, sollevando numerose questioni etiche e costituzionali negli Stati membri dell’UE”.

“Sostanze di origine umana”.

Ciò che preoccupa i vescovi europei è la definizione di “Sostanza di origine umana”, abbreviata in SoHO. Nella bozza di regolamento, già emendata dalla Commissione Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare del Parlamento europeo, questo termine si riferisce a sangue e tessuti e, per quanto riguarda il settore della medicina riproduttiva, non solo alle cellule germinali non fecondate: spermatozoi, ovociti e ovociti danneggiati, ma anche a embrioni e feti.

Un testo necessario, ma ancora da chiarire

“In linea di principio”, ha spiegato padre Barrios ai media vaticani, “il riferimento più chiaro è al sangue, ai tessuti e alle cellule umane che vengono utilizzati per pratiche mediche legittime, molto utili e salvavita, come la trasfusione. Si tratta quindi di una buona legislazione, necessaria perché le norme che avevamo non erano più aggiornate. Inoltre, il regolamento contiene anche un ottimo principio etico che afferma chiaramente che il corpo umano non può essere utilizzato per scopi commerciali. Ma il nostro dubbio deriva dal modo in cui viene definita la SoHO, perché è una definizione molto ampia che include gli embrioni umani”.

“Se questo regolamento diventasse definitivo”, spiega, “sarebbe preoccupante, perché la difesa dell’embrione umano è molto importante. L’Unione Europea ha questa vocazione di difendere la dignità dell’essere umano, e questa diventerebbe una pratica che potrebbe diffondersi in Paesi dove, al contrario, l’embrione è tutelato molto bene anche per la ricerca”.

I timori dei vescovi europei

Questo regolamento, si legge ancora nel comunicato stampa, potrebbe influenzare la rimozione e l’uso di embrioni e feti morti, così come l’uso alternativo di embrioni soprannumerari prodotti in vitro e non impiantati deliberatamente nell’utero. A causa dell’ampia definizione, si teme che anche i bambini concepiti naturalmente e non ancora autonomamente vitali nelle fasi di sviluppo prenatale possano essere inclusi nel termine SoHO.

Evitare le tendenze eugenetiche

“Un altro aspetto che ci preoccupa un po’”, continua il segretario della COMECE, “è il fatto che, dal momento che si vuole proteggere il donatore e il ricevente, assicurandosi che non vengano trasmesse malattie attraverso questi SoHO, deve essere fatto uno screening, e questo screening, quando la vita umana è presente in qualche modo, può portare a pratiche eugenetiche o a una certa forma di selezione eticamente illegale”.

Inoltre, è necessario chiarire l’ambito di discrezionalità degli Stati membri. “Nel regolamento si dice che laddove ci siano regole più severe nei Paesi, soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti etici, queste devono essere rispettate. Ma credo che questo dovrebbe essere specificato un po’ più chiaramente”.

L’importanza della formazione

A questo proposito, oltre a chiedere modifiche al testo del regolamento, i vescovi europei ribadiscono l’importanza fondamentale della formazione. “Credo che sia nostro dovere, come COMECE, proteggere e difendere la vita umana in tutti i suoi momenti, soprattutto quando è più fragile e vulnerabile. Cerchiamo sempre di difenderla e penso che sia nostro importantissimo dovere formare e informare le persone, i politici e i funzionari pubblici europei su questi temi, perché a volte penso che quello che manca davvero non sia tanto un atteggiamento contrario a quello che dice la Chiesa o avere una posizione diversa. Ma quello che vediamo a volte è che manca la conoscenza di ciò che è in gioco, ed è per questo che penso sia nostro dovere dare informazioni su queste importanti questioni”.

(Con informazioni  da Vatican News).

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