Dio desidera le nostre preghiere
Se la preghiera ci rende partecipi dell’onnipotenza divina, ci insegna anche che noi dipendiamo da Dio.
Foto: Archivio GP
Redazione (19/10/2025 16:30, Gaudium Press) In questa 29ª domenica del tempo ordinario, Nostro Signore ci propone la parabola della vedova e del giudice ingiusto, «per mostrare […] la necessità di pregare sempre e di non desistere mai» (Lc 18, 1). Narrata solo nel Vangelo di Luca, presenta una donna indifesa di fronte a un magistrato iniquo che non teme né Dio né gli uomini.
Nella spiegazione della parabola, Gesù chiarisce che l’insegnamento principale in essa contenuto si riferisce all’atteggiamento del Signore nei nostri confronti: «E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, che gridano a lui giorno e notte? Li farà forse aspettare?» (Lc 18, 7). L’uomo che prega con fede ottiene ciò che chiede, perché si riconosce fragile davanti all’Onnipotente e supplica con insistenza.
Sant’Agostino, commentando questo passo del Vangelo, dice: «In nessun modo quel giudice iniquo rappresenta la Persona di Dio. Ma il Signore ha voluto che tale fatto mostrasse il modo in cui Dio, che è buono e giusto, tratta con amore coloro che lo supplicano, poiché anche un uomo ingiusto, se non altro per evitare il fastidio, non rimane indifferente dinanzi a coloro che lo molestano con continue suppliche». Il Signore, quindi, non mette in evidenza un problema di lotta di classe tra un magistrato potente e una povera donna, ma un’altra lotta: quella che il Padre Celeste combatte per i figli che tanto ama!
Nella prima lettura ne abbiamo la conferma: «Finché Mosè teneva le mani alzate, Israele prevaleva; quando le abbassava, prevaleva Amalék» (Es 17, 11). La preghiera del profeta lo rendeva quindi partecipe dell’onnipotenza divina.
In questo modo, è evidente che è necessario alzare gli occhi al Cielo, perché l’aiuto ci verrà «dal Signore che ha fatto il cielo e ha fatto la terra». Pregare in ogni momento significa ricorrere a Lui « all’inizio e alla fine », cioè durante la tentazione e la prova, ma anche nel momento della vittoria, certi che Dio ci custodisce « da ora e per sempre » (Sal 120, 2.8).
Purtroppo, però, molti sono coloro che, nei successi, dimenticano di ringraziare il Buon Dio e, nei fallimenti, Lo accusano di averli abbandonati. E io, come reagisco di fronte alle difficoltà e alle privazioni? Come mi comporto nei momenti di vittoria e di abbondanza?
Non dimentichiamo che, se la preghiera ci rende partecipi dell’onnipotenza divina, ci insegna anche che dipendiamo da Dio. Tanto che, nell’Ave Maria, preghiamo: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte». Sì, «adesso e nell’ora della nostra morte», cioè sempre!
Di P. Alex Barbosa de Brito, EP
Articolo tratto dalla rivista Arautos do Evangelho, ottobre 2025.
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