Dio è Vittoria!
È in definitiva dalla santità che dipende la vittoria della Chiesa nella grande lotta in cui è impegnata.
Redazione (21/04/2023 16:36, Gaudium Press) La teologia ha attribuito a Dio innumerevoli predicati, come la Suprema Bontà, la Suprema Verità e la Suprema Bellezza. Secondo la dottrina classica della partecipazione, tutti gli esseri creati condividono in misura maggiore o minore questi attributi, cioè sono più o meno buoni, veri e belli.
In modo simile, possiamo anche affermare che, in un certo senso, Dio è Vittoria. E anche l’opera che esce dalle sue mani condivide questo attributo.
All’alba della creazione degli esseri angelici, quando le tenebre sembravano prevalere con la rivolta di Lucifero, San Michele proclamò: “Chi è come Dio!”. Con questo grido, l’Arcangelo sconfisse con un’esplosione di luce le schiere di Satana, divenendo il paladino del Sommo Bene e il supremo vendicatore dell’onore di Dio offeso. Partecipò, quindi, alla vittoria dell’Altissimo.
Già sulla terra, dopo il peccato originale, tutto sembrava indicare che il bene fosse perito; espulsi dal Paradiso, Adamo ed Eva avrebbero dovuto soffrire e lottare in questa valle di lacrime. Ma rimaneva la promessa che la Donna – la Madonna – avrebbe schiacciato la testa del Serpente (cfr. Gen 3,15).
In realtà, il “sì” di Maria Santissima all’annuncio angelico fu una durissima battuta d’arresto per le legioni infernali, perché da lei sarebbe nata la Vita stessa (cfr. Gv 14,6). Nel Verbo incarnato tutto è stato vittoria, anche la sua Morte, perché da essa è scaturito il più grande trionfo per l’umanità, la Redenzione. Inoltre, una volta risorto, Gesù non muore più, “la morte non ha più dominio su di lui” (Rm 6,9).
Il diavolo, tuttavia, non ha abbassato la guardia, anche se è stato sconfitto. Al contrario, l’Apostolo chiarisce che la nostra lotta non è “contro la carne e il sangue, ma contro i principati e le potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni dispersi nell’aria” (Ef 6,12). Finché il tallone della Vergine non darà l’ultimo colpo, la razza del Serpente continuerà a sferrare i suoi insidiosi attacchi all’umanità.
San Pietro ci esorta a vigilare contro questo nemico infido (cfr. 1 Pt 5,8), cosa che dobbiamo fare soprattutto armandoci di armi spirituali come l’Eucaristia e il Rosario. Infatti, la cosa più importante in questa lotta è preservare la nostra vita interiore, anche nelle estenuanti difficoltà a cui è esposto il nostro uomo esteriore.
Nella lotta quotidiana, i veri figli della Chiesa confidano che le porte dell’inferno non prevarranno mai contro di essa (cfr. Mt 16,18). E la rovina del male dipende da ciascuno di loro, come aveva sottolineato il dottor Plinio Corrêa de Oliveira nel libro In difesa dell’Azione Cattolica: ” In definitiva è dalla santità che dipende la vittoria della Chiesa nella grande lotta in cui è impegnata. Partecipando alla vittoria divina, il Santo vince sempre, anche con la morte, perché non c’è trionfo più grande del Paradiso.”
È necessario, quindi, avere assoluta fiducia nei disegni dell’Onnipotente, anche nei caotici bivi in cui ci troviamo. Il diavolo è un eterno perdente. Così, se il Signore è la Vittoria, coloro che lo servono partecipano alla sua conquista, perché è stato promesso loro: “A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono” (Ap 3, 21).
Testo tratto dalla rivista Araldi del Vangelo n. 244. Aprile 2022.
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