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Enrico II il Santo, imperatore del Sacro Romano Impero

La santità è per tutti, per una domestica come Anna Maria Taigi, per una religiosa come Santa Teresa e anche per un imperatore.

San Enrique Emperador 1

Redazione (13/07/2025 16:22, Gaudium Press) La santità è per tutte le condizioni di vita. Per una domestica come Anna Maria Taigi, per una giovane religiosa come Santa Teresita del Bambino Gesù, ma anche per un imperatore come il santo di oggi, Sant’Enrico II (973-1024), monarca del Sacro Romano Impero Germanico. Che grazia per un’epoca nella quale si riveli santo, il suo personaggio più importante in campo civile.

La fede nel grande Medioevo

Ci sono stati diversi imperatori buoni. A cominciare dal grande Carlo Magno, da cui discendeva Sant’Enrico. Ma solo quello che oggi commemoriamo è stato dichiarato Santo dalla Chiesa.

È vero che ci sono stati anche imperatori non buoni, ma almeno in quei tempi in cui possiamo già parlare di cristianità, cioè di un insieme di nazioni cristiane, la fede era la principale preoccupazione della maggior parte delle persone.

Il fratello di Enrico era il vescovo Bruno, sua sorella Brigida era suora, l’altra sorella Gisela era moglie di Santo Stefano, re d’Ungheria.

Ebbe l’immensa fortuna di avere un tutore santo, San Wolfgang, vescovo di Ratisbona, a cui sua madre lo affidò fin da piccolo e che lo educò alla saggezza ma soprattutto alla virtù.

Figlio di Enrico II il Litigioso, o anche il Combattivo, alla morte del padre ereditò il ducato di Baviera e, quando morì suo cugino l’imperatore Ottone III senza discendenti, salì al trono dell’Impero, secondo la disposizione dei principi elettori. Questo avvenne nell’anno 1002.

Come tutti i monarchi di quell’epoca, dovette lottare per mantenere la pace nel regno e consolidarne i confini, in particolare contro il Principato di Polonia. Combatté anche contro i Bizantini e riportò Benedetto VIII sul trono di Pietro.

Un giorno si recò a Roma e fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero insieme alla moglie Santa Cunegonda: che grazia per un santo imperatore avere come consorte una santa imperatrice. Il suo stile di governo combinava fermezza e dolcezza e fu un grande stratega militare.

Era forte, era pio

Sant’ Enrico II era soprannominato “il pio”, poiché aveva sempre avuto l’intenzione di favorire la fede cristiana che lui stesso praticava, era infatti un uomo di contemplazione e meditazione.

Voleva anche una riforma spirituale del clero e per questo motivo convocò un Concilio a Francoforte, da cui emersero norme disciplinari che Sant’ Enrico cercò poi di far rispettare. Bei tempi quelli in cui i laici rispettavano i loro sacerdoti, ma sapevano che era necessario che anche questi fossero santi.

La storia ci racconta che a suo cognato Santo Stefano d’Ungheria si deve la cristianizzazione di quel regno magiaro. Anche qui si vede l’influenza di questo imperatore santo, poiché aveva posto come condizione al re Stefano d’Ungheria, per concedergli la mano di sua sorella, che diffondesse il cattolicesimo nelle sue terre.

Questo è ciò che lui fece instancabilmente: ovunque costruiva chiese, conventi e sosteneva in ogni modo l’evangelizzazione. Istituì molte sedi episcopali. Collaborò molto con il grande ordine religioso dell’epoca, quello di Cluny. Era grande amico dell’abate di Cluny, il grande Sant’ Odilone.

Imperatori santi, imperatrici sante, re santi, abati santi: si ricorda l’espressione di Leone XIII, secondo cui ci fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava le nazioni…

Morì un giorno in cui nessuno se lo aspettava, il 13 luglio 1024, all’età di soli 51 anni.

Quando sentì avvicinarsi la morte, chiamò al suo capezzale i grandi del regno e i genitori della sua santa moglie Cunegonda e disse loro: «Ecco colei che voi mi avete dato in sposa davanti a Cristo; come me l’avete data vergine, vergine la rimetto nelle mani di Dio e nelle vostre».

Fu canonizzato nel 1146 dal Beato Eugenio III.

Questa grande vita è un magnifico esempio di come si possa essere santi ricoprendo alte cariche civili, sempre con l’aiuto della grazia divina e alimentati dalla pietà.

Con informazioni tratte da Aciprensa e Catholic.net

 

 

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