Giubileo 2025: parla l’organizzatore, mons. Fisichella
Il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha parlato del significato di ogni Giubileo, del bisogno di speranza, dei pellegrinaggi tradizionali negli Anni Santi.
Foto: Media Vaticani
Redazione (11/05/2024 15:55, Gaudium Press) Dopo la consegna della Bolla Spes non confundit (la speranza non delude, Rm 5,5), con la quale il Papa ha indetto l’Anno Giubilare 2025, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e promotore di questo Anno Santo, è intervenuto a Vatican News.
Dall’apertura della Porta Santa della prima basilica maggiore il prossimo 24 dicembre fino alla sua chiusura il 6 gennaio 2026, la città dei Santi Pietro e Paolo prevede di accogliere 32 milioni di persone, tra cui almeno 100.000 fedeli a piedi, “pellegrini della speranza”.
“Il mondo vive in un contesto di violenza, in un contesto di guerra”, ha detto monsignor Fisichella durante un’intervista a Vatican News. “La testimonianza della speranza cristiana è una necessità. La Chiesa parla sempre di fede e carità, ma abbiamo dimenticato la speranza. L’Anno giubilare diventa l’occasione, il modo per mettere al centro la Risurrezione di Cristo. Non possiamo dimenticare che la vita della Chiesa è sempre l’annuncio di Cristo morto e risorto”.
Vivere l’esperienza del perdono e della misericordia di Dio
Nel tempo giubilare, proprio della remissione dei peccati, “il significato più profondo del Giubileo rimane sempre l’esperienza del perdono e della misericordia di Dio, e questo sarà ancora più importante alla luce dell’annuncio della speranza. Durante il Giubileo non abbiamo solo la speranza di ricevere il perdono di Dio. La speranza diventa una certezza, un’esperienza concreta con cui ognuno di noi può toccare con mano la misericordia e il perdono di Dio”, afferma il presule.
Il significato dei pellegrinaggi
Riferendosi ai pellegrinaggi che caratterizzano gli anni giubilari, Mons. Fisichella afferma che “il pellegrinaggio è, naturalmente, uno dei segni più importanti dell’inizio dell’esperienza giubilare. Ma il pellegrinaggio simboleggia anche la vita di ciascuno di noi. È il modo per riscoprire l’importanza della fede nella nostra vita. Non possiamo dimenticare che il mondo intero oggi vive circondato da una nuova cultura, che ci parla di tecnologie e di intelligenza artificiale. I 25enni convivono con questi linguaggi e i comportamenti che ne derivano. Sembra che la fede non abbia più un posto molto importante nella vita delle persone, perché la tecnologia sembra darci le speranze – al plurale – che desideriamo, ma dobbiamo passare da queste speranze alla speranza, e questa viene con una fede che si rafforza ogni giorno e attraverso la testimonianza di una carità sempre più coerente”.
Anche se si prevede che circa 32 milioni di persone verranno a Roma durante il Giubileo del prossimo anno, “il Giubileo deve essere vissuto anche nelle Chiese locali. Ed è per questo che i vescovi sono invitati a vivere il Giubileo della speranza nella solennità della preghiera, nella solennità dell’apertura dell’anno giubilare nella loro cattedrale, ma anche vivendo le diverse esperienze organizzate a Roma con il Santo Padre. Queste possono essere vissute nelle diocesi”, conclude il presule.
Con informazioni di Vatican News.
lascia il tuo commento