I luoghi e le persone di santa Madre Teresa di Calcutta in occasione del 25° anniversario della nascita in cielo
Un’iniziativa di padre John Romano d’Orazio in collaborazione con don Maurizio Bartolucci.
Rita Sberna (06.09.2022 14:55, Gaudium Press) Domenica 4 settembre si è svolta l’iniziativa dell’Opera Romana Pellegrinaggi, rivolta alla memoria di Madre Teresa di Calcutta in occasione del 25° anniversario della sua nascita al cielo. L’iniziativa è stata di padre John Romano d’Orazio in collaborazione con don Maurizio Bartolucci, parroco della parrocchia Santa Madre Teresa di Calcutta.
Il programma è stato il seguente:
Ore 13:45 circa Ritrovo dei partecipanti presso la Parrocchia di S. Teresa di Calcutta. Trasferimento con bus privato e arrivo alla Congregazione dei Padri Missionari della Carità.
Proseguimento verso la Congregazione dei Missionari della Carità – Padri Contemplativi.
Al termine dell’incontro, proseguimento alla Congregazione delle Suore Missionarie della Carità al Celio.
Ore 18:00 circa Rientro in Parrocchia con pullman riservato.
Abbiamo intervistato padre John per farci raccontare l’iniziativa.
Come è nata l’iniziativa?
L’iniziativa nasce come collaborazione tra l’Opera Romana Pellegrinaggi, organo della Diocesi di Roma per l’organizzazione e l’animazione dei pellegrinaggi, e la parrocchia romana intitolata a Santa Teresa di Calcutta, in particolare con il parroco don Maurizio Bartolucci. Si tratta della prima parrocchia al mondo intitolata alla santa, e tenendo conto del rapporto che lega Santa Madre Teresa a Roma con le sue numerose visite e con le varie case che ha aperto per le Missionarie della Carità e per i Missionari (Padri, Fratelli contemplativi…), non poteva mancare un percorso sui passi di Madre Teresa a Roma per celebrare il 25° anniversario della sua nascita al cielo, avvenuto il 5 settembre 2022.
Qual’è il tuo rapporto con Madre Teresa?
Non ho mai avuto occasione di conoscere Madre Teresa di persona, ma visto che la sua è una storia recente, a noi contemporanea, ho conosciuto tante persone che sono state da lei toccate. Proprio qualche giorno fa, ho incontrato un religioso italiano che vive a Toronto, che ha accompagnato Madre Teresa in macchina per un loro capitolo generale; lei ha partecipato al loro capitolo generale perché sperava di trovare qualche religioso disposto ad accompagnare le sue missionarie nello Yemen.
Il parroco della mia prima parrocchia di servizio pastorale qui a Roma ha pure accompagnato Madre Teresa in macchina qualche volta quando arrivava a Roma. Sono sempre rimasto affascinato dalla semplicità, dalla gioia, dall’umiltà, dallo spirito di servizio senza risparmio di questa santa. Da novello sacerdote ho avuto modo di partecipare alla sua beatificazione in Piazza San Pietro, e mi ricordo la piazza gremita di fedeli. Mi ricordo la testimonianza personale di Papa Giovanni Paolo II in questa occasione: “Sono personalmente grato a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon Samaritano, essa si recava ovunque per servire Cristo nei più poveri fra i poveri.
Nemmeno i conflitti e le guerre riuscivano a fermarla. … Emblematica del suo stile missionario è l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un bambino e, con l’altra, fa scorrere la corona del Rosario.”
Similmente, mi è sempre rimasta impressa la testimonianza del Cardinale Angelo Comastri, che ha avuto modo di conoscerla ed incontrarla in più occasioni. In occasione del suo ultimo incontro con Madre Teresa, il 22 maggio 1997, quando lui protestò per l’attività troppo intensa della Madre in un periodo in cui le forze fisiche le venivano a mancare, lei ebbe a rispondergli: “La vita è una sola e io debbo spenderla tutta per seminare amore fino all’ultimo respiro. Ricordati che, quando moriremo, porteremo con noi soltanto la valigia della carità”. Il Cardinale Comastri testimonia: “Queste parole mi risuonano dentro l’anima ogni mattina quando mi sveglio e ogni sera quando chiudo la giornata: ‘Ho messo qualcosa nella valigia della carità? Se non ho messo niente, ho perso inutilmente una giornata’ “
Eventi come questi aiutano nella devozione verso la santa?
Effettuare un pellegrinaggio significa ripercorrere luoghi che sono stati toccati dalla grazia di Dio, e farne esperienza in prima persona. Qualche volta è perché questi luoghi sono stati toccati da santi, da persone che hanno dato una testimonianza di vita che è meritevole di essere ricordata. Ripercorrere i luoghi ci dà l’occasione per rimetterci in ascolto dell’esempio di vita e del messaggio che i santi ci trasmettono. In particolare, in questo itinerario, abbiamo modo di incontrare testimoni che hanno conosciuto e collaborato direttamente con Santa Madre Teresa, per esempio padre Sebastian Vazhakala, che ha affiancato Madre Teresa nella fondazione dei Missionari della Carità contemplativi proprio qui a Roma. Egli ricorda così il suo arrivo a Roma:
“Arrivai in Italia da solo, mi mandò Madre. Venivo da Los Angeles, dall’aeroporto andai direttamente ad Acilia, in un casale senz’acqua, senza luce e servizi igienici. Il giorno dopo volevo subito ritornare a Los Angeles… e dei primi “candidati missionari” che si presentarono da me, via via molti se ne andarono uno dopo l’altro. Da Acilia mi trasferii successivamente in un seminterrato nei pressi della stazione Termini a Roma. Poi trovai questo posto abbandonato, tra i baraccati – ce n’erano allora più di ottomila –, a largo Preneste. All’inizio Madre voleva che restassi alla stazione Termini, poi una volta riuscii a portarla qui, vide e fu contenta della mia scelta. Il cardinale vicario Poletti era titubante, perché la sede di largo Preneste era un edificio pericolante… ma mi ci stabilii comunque, prendendomi tutte le responsabilità. Era l’8 marzo 1979, e da allora sono rimasto qui. Davanti alle tentazioni e nei momenti di scoramento ho sempre cercato di fare come madre mi consigliava: “Guarda il crocifisso. Anche se tanti se ne sono andati, Gesù non è mai sceso dalla croce”. Madre ha perseverato, nel grande amore di Gesù a lei e nel grande amore di lei a Gesù».
Ripercorrere i passi di Madre Teresa a Roma significa cercare di entrare nella sua comprensione del desiderio di Gesù, espresso sulla croce, “I thirst”, “ho sete”: Gesù ha sete di anime che vivano nell’amore, ha sete nei poveri che hanno fame e sete e che noi siamo chiamati a servire con e per amore, ha sete e può essere dissetato soltanto dalla nostra preghiera perseverante nell’adorazione eucaristica e nel servizio amoroso al prossimo. Significa scoprire, come lei, che cosa può significare essere una “matita nelle mani di Dio”.
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