I quattro vescovi che hanno ‘boicottato’ il Comitato sinodale tedesco
Sono quattro i vescovi che hanno già fatto la storia e che continuano a farla.
Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona
Redazione (15/11/2023 15:45, Gaudium Press) Sono quattro i vescovi che hanno già fatto la storia e che continuano a farla.
Si tratta del cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia, del vescovo Gregor Maria Hanke, vescovo di Eichstätt, del vescovo Stefan Oster, vescovo di Passau, e del vescovo Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona. Si sono rifiutati di partecipare alla sessione costitutiva del cosiddetto “Comitato sinodale tedesco”, un organismo voluto dal Cammino sinodale tedesco e alla cui formazione si è opposto il Vaticano.
A questa assenza ha già reagito l’insospettabile Irma Stetter-Karp, allora co-presidente del Cammino Sinodale Tedesco, affermando che i quattro prelati stanno causando “danni imprevedibili” alle loro diocesi e alla Chiesa. Una laica evidentemente è più in grado di capire di questi vescovi.
Del resto, nonostante la tanto ‘decantata’ sinodalità, la prima riunione del Comitato sinodale tedesco si è svolta a porte chiuse, perché, hanno detto i membri del Cammino sinodale, devono prima concordare la loro azione di fronte all’opinione pubblica: “È uno strumento di lavoro e quindi ha uno status diverso, in termini di percezione pubblica, rispetto a un’assemblea sinodale”, ha detto monsignor Bätzing, vescovo della diocesi di Limerick, e presidente dell’episcopato tedesco, nonché membro del Cammino sinodale. Ha poi aggiunto “Vogliamo chiarire le modalità per una maggiore cooperazione e avviarle sul giusto binario”.
Il compito del Comitato sinodale tedesco è quello di rendere concrete le disposizioni del Sinodo tedesco e di preparare l’istituzione di un Consiglio sinodale, che non sia semplicemente un organo consultivo ma di governo della Chiesa tedesca, composto da clero e laici.
Le linee guida di fondo sono certe, anche se a volte non così esplicite: “L’obiettivo è chiaro: responsabilità condivisa e rafforzamento della partecipazione”, afferma Thomas Söding, vicepresidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK). “Lavoriamo con le opportunità che abbiamo a livello locale, sulla base della nostra storia e delle nostre competenze. Offriamo questo come modello. Ci saranno altri modelli nella Chiesa cattolica. Tutto è buono quando la responsabilità ricade sul maggior numero possibile di persone e quando il compito specifico dei vescovi viene posto in un nuovo rapporto con la competenza del popolo di Dio”, afferma Söding, per il quale “non c’è una commissione sinodale o un consiglio sinodale come ‘autorità superiore’, ma c’è una responsabilità condivisa tra la Conferenza episcopale da un lato e la ZdK dall’altro”.
Una parola d’ordine: cambiamento della struttura gerarchica della Chiesa in Germania (le altre nazioni vedranno quale modello vogliono), del suo governo e certamente anche dei meccanismi di definizione dottrinale, verso un sistema liberal-democratico di “responsabilità condivisa”. Qualcosa di non compatibile con la Chiesa come l’ha creata Gesù Cristo. Ma questo è il punto in cui ci troviamo. Questo è ciò che i quattro vescovi hanno “boicottato” (SCM).
Con informazioni dell’ABC
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