I Santi Aquila e Priscilla
I collaboratori di San Paolo, Aquila e Priscilla, lo accolsero nella loro casa e rischiarono la vita per difenderlo
Redazione (08/07/2024 16:18, Gaudium Press) Oggi, 8 luglio, facciamo memoria, tra gli altri, di una coppia di santi, Aquila e Prisca, o Priscilla, di cui parla San Paolo nella sua Lettera ai Romani: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per la mia vita hanno rischiato la loro testa. E di questo li ringrazio, non solo io, ma anche tutte le Chiese dei Gentili”.
Lasciata Atene, San Paolo si era recato a Corinto, capitale della provincia romana dell’Acaia, i cui costumi erano molto depravati. In questa città incontrò una coppia di israeliti, Aquila e Priscilla, arrivati dall’Italia perché l’imperatore Claudio aveva decretato che tutti gli ebrei dovessero lasciare Roma.
Si ritiene che l’espulsione degli ebrei sia stata motivata da dispute interne tra ebrei e giudeo-cristiani, che le autorità romane consideravano disgreganti per l’armonia della città. È quindi plausibile che Aquila e Priscilla fossero già seguaci del cristianesimo, sebbene sia anche ipotizzabile che si siano convertiti grazie alla predicazione di San Paolo.
Gli Atti degli Apostoli raccontano che San Paolo: “Trovò lì un giudeo di nome Aquila, originario del Ponto, e sua moglie Priscilla. Erano appena arrivati dall’Italia perché Claudio aveva decretato che tutti gli ebrei dovessero lasciare Roma. Paolo si unì a loro”.
Erano tessitori di tende e l’Apostolo si trasferì da loro, svolgendo lo stesso lavoro (cfr. At 18,1-3). Le tende erano utilizzate dai viaggiatori in tutti i loro spostamenti attraverso il Paese, poiché non esistevano locande.
Dopo aver seguito San Paolo a Efeso, decisero di stabilirsi lì. Le Scritture mostrano come convertirono Apollo, un giudeo-cristiano grande ammiratore di Gesù, che fino ad allora aveva conosciuto solo il battesimo di Giovanni. Quando Aquila e Priscilla lo vennero a sapere, “lo presero con loro e gli spiegarono meglio la via del Signore” (At 18,26).
Si distinsero quindi per la loro ricettività alla grazia trasmessa dalla parola di San Paolo e per la loro totale dedizione a Gesù, che li trasformò da semplici tessitori di tende in apostoli della Buona Novella.
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