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I vescovi europei mettono in guardia dalla legislazione sulle “sostanze di origine umana”

 Una bozza di proposta al Parlamento europeo riguarda la regolamentazione delle “sostanze di origine umana”, tra le quali la vita del feto.

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Redazione (14/11/2024 14:27, Gaudium Press) Martedì scorso, la Commissione della Conferenza episcopale dell’Unione europea (COMECE) e il Katholisches Büro di Berlino hanno espresso profonda preoccupazione per una bozza di proposta del Parlamento europeo sulla regolamentazione delle cosiddette “sostanze di origine umana” (SoHO). Questo termine ha una valenza eufemistica per riferirsi alla vita umana non ancora nata.

Il documento della COMECE sottolinea la convinzione della Chiesa che “la vita umana fin dal suo inizio, compresa quella non ancora nata, ‘possiede una propria dignità e il diritto ad essere protetta’”; la dichiarazione intende richiamare l’attenzione sulle conseguenze che deriverebbero dalla proposta di regolamento, alla luce delle proposte di emendamento adottate dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo.

La necessità di intervenire, si legge nella dichiarazione, si basa in gran parte sul fatto “inequivocabile” che i regolamenti adottati dal Parlamento europeo “stabiliranno il corso del futuro dibattito sulla vita umana prenatale nella legislazione europea sui trapianti e sui farmaci, influenzando così il dibattito in corso sul rafforzamento dell’Unione sanitaria dell’UE e sollevando numerosi conflitti etici e costituzionali negli Stati membri dell’UE”.

La dichiarazione del COMECE ha sottolineato l’importanza di riconoscere che “la vita umana non è solo una ‘sostanza di origine umana’” e ha insistito sulla necessità di distinguere tra cellule germinali non fecondate, da un lato, ed embrioni e feti, dall’altro.

Ha sottolineato che i regolamenti del SoHO porranno la vita umana non ancora nata sullo stesso piano delle cellule o di altri tessuti umani.

Proteggere la vita umana

Allo stesso tempo, i vescovi dell’UE hanno espresso la preoccupazione che i regolamenti SoHO possano scavalcare le leggi nazionali degli Stati membri che attribuiscono valore alla protezione della vita umana.

Altre preoccupazioni riguardano le distinzioni, contenute nei regolamenti e negli emendamenti proposti, tra embrioni, feti e bambini nati; e tra bambini concepiti naturalmente e quelli creati attraverso un intervento medico o in laboratorio.

La dichiarazione esprimeva anche preoccupazione per la possibilità di test genetici forzati e per la possibile “selezione” dei bambini con malattie genetiche.

Tale selezione, si legge nella dichiarazione, “viola la dignità umana”, mentre i test genetici obbligatori sollevano questioni etiche sul diritto all’autodeterminazione del donatore e del ricevente.

Infine, la dichiarazione della COMECE insiste sulla necessità di rispettare le decisioni etiche degli Stati membri dell’UE.

Gli Stati membri, affermano i vescovi, devono essere in grado di regolare le questioni relative alla vita secondo i loro principi etici, anche se questi si discostano dalle regole adottate dal Parlamento europeo.

 

Con informazioni di Vatican News.

 

 

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