Il Cardinale honduregno si congede come Arcivescovo di Tegucigalpa alla Messa Crismale
Il cardinale dopo essersi congedato da Arcivescovo di Tegucigalpa invita i sacerdoti a non stancarsi di fare del bene.
Rita Sberna (15.04.2022 16:22, Gaudium Press) Il cardinale dell’Honduras, Oscar Andres Rodriguez, ha salutato giovedì la sua missione di arcivescovo di Tegucigalpa durante la messa crismale del Giovedì Santo, in cui ha chiesto ai sacerdoti di non stancarsi di fare del bene e li ha ringraziati per l’amore della Chiesa.
“In questo momento, tenendo presente che la divina Provvidenza è l’ultima Messa crismale che presiedo come arcivescovo di Tegucigalpa, voglio chiedere perdono (ai sacerdoti) se con i miei limiti non sono stato in grado di rispondere a ciò che hanno il diritto di aspettarsi dal loro vescovo”, ha sottolineato il religioso.
Dopo due anni di limitazioni dovute alla pandemia, Rodríguez ha celebrato giovedì nella basilica minore di Suyapa, nell’estremo est di Tegucigalpa, una messa che commemora il giorno dell’istituzione del sacerdozio e per questo motivo la sua omelia, come nei precedenti Giovedì Santi, è stata dedicata anche ai consigli per i sacerdoti, a cui hanno partecipato anche centinaia di fedeli cattolici.
Dopo 29 anni alla guida dell’Arcivescovado di Tegucigalpa e in procinto di compiere 80 anni, il cardinale Rodríguez ha ringraziato i sacerdoti per “il loro ministero sacerdotale” e ha assicurato che questa “è una vita, non un’opera secondo la mentalità del mondo”.
Biografia cardinale Oscar Andres Rodriguez
Nato il 29 dicembre 1942 a Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, Rodriguez è stato ordinato sacerdote in Guatemala nel 1970 e nello stesso anno è stato nominato assistente dell’arcivescovo di Tegucigalpa.
Nel 1981 è stato nominato capo della diocesi di Santa Rosa de Copán, carica che ha ricoperto fino al 1984, e nel 1993 è stato nominato arcivescovo di Tegucigalpa.
Rodriguez ha ringraziato tutti i sacerdoti che “accumulano anni e anni trascorsi senza un calendario di lavoro e hanno vivo la fiamma ardente dell’illusione e il loro amore per il loro ministero”.
La vita del sacerdozio è “di usura, spesso in solitudine, di incomprensioni, di debolezze, di errori e talvolta di vicoli ciechi. Una vita che viene messa alla prova molte volte dalla malattia che diminuisce e invecchia. Ma una vita che non cambia la resa, il tradimento all’amore che lotta per Dio e per i fratelli”.
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