Il cardinale Pizzaballa: non si conosceva la portata di quanto accaduto in Israele
L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede, aveva lamentato una “ambiguità linguistica immorale” nel primo comunicato dei patriarchi sull’attacco di Hamas.
Foto: Patriarcato latino di Gerusalemme
Redazione (12/10/2023 14:56, Gaudium Press) Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, sta in qualche modo correggendo il tiro, riconoscendo i difetti del comunicato iniziale.
Dopo che i patriarchi cristiani di Terra Santa avevano rilasciato una dichiarazione sull’attacco di Hamas in territorio israeliano, costato più di mille vittime, l’ambasciata israeliana in Vaticano aveva lamentato l'”immorale ambiguità linguistica” della dichiarazione, che rendeva “impossibile capire cosa sia successo, chi siano gli aggressori e chi le vittime”…” È particolarmente incredibile che un documento così arido sia stato firmato da persone di fede”.
Ora il neo cardinale afferma che questo “messaggio dei patriarchi è uscito quando non vi era ancora piena consapevolezza di quanto stava accadendo. Comprendiamo lo stato d’animo degli israeliani di fronte all’orrore e alla barbarie di cui ci si rende conto solo ora. Forse hanno reagito troppo in fretta, ma non è il momento di fare polemiche. La situazione è molto grave, dobbiamo lavorare per comprenderci a vicenda”.
Il messaggio dei patriarchi del 7 ottobre condannava “qualsiasi forma di attacco contro i civili, da qualsiasi parte provenga”, e non menzionava Hamas nel comunicato.
Nel frattempo, il cardinale ribadisce che “la situazione mostra chiaramente che la questione palestinese non è risolta. Così come è chiaro che questa barbarie non ha alcuna giustificazione e non è un modo per rivendicare i propri diritti. Tuttavia, ora che si spara, dobbiamo fare tutto il possibile per ricostruire la fiducia. Ma sappiamo che purtroppo questo è solo un primo passo”.
Dei parrocchiani dell’unica parrocchia latina nella Striscia di Gaza, il cardinale Pizzaballa dice che “stanno tutti bene. La maggior parte di loro – conclude il cardinale – è riunita nel complesso della chiesa per stare al sicuro e per essere più uniti e per sostenersi a vicenda e non con altri. Ma la situazione è difficile anche per loro: Gaza è sotto bombardamento, le bombe non fanno distinzione”.
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