Il ‘gene gay’: ideologia mascherata da scienza perché la Chiesa cambi la dottrina
Una dottoressa ricercatrice parla del contributo genetico all’orientamento sessuale.
Jennifer Roback Morse – Foto: Università Acton
Redazione (17/05/2023 14:54, Gaudium Press) Non sono state poche le voci espresse nell’ambito del cosiddetto Cammino Sinodale tedesco, che più o meno affermavano quanto segue:
‘I progressi della scienza stanno dimostrando che ‘essere gay’ è un tratto immutabile con cui si nasce, e che è al di là della decisione da parte dell’individuo di cambiarlo o meno. Stando così le cose, è più che ingiusto dichiarare, come fa il Catechismo della Chiesa, che gli atti omosessuali sono ‘intrinsecamente disordinati’, perché tale ‘disordine’ sarebbe voluto dall’Autore stesso della natura, Dio”. Il Catechismo della Chiesa di Dio, quindi – che in ogni caso riflette l’insegnamento cattolico in materia – sarebbe contro la natura stessa creata da Dio.
Invece per la dottoressa Jennifer Roback Morse, che esprime il suo pensiero attraverso una rubrica sul National Catholic Register, tali affermazioni non sono altro che un mito ideologico mascherato da scienza. “In realtà, le conoscenze scientifiche disponibili che esaminano il genoma umano dicono chiaramente che non c’è alcuna base genetica per un’identità omosessuale”, dice Roback Morse, che è fondatrice e presidente del Ruth Institute, che aiuta le vittime della rivoluzione sessuale a riprendersi dalle loro esperienze e a diventare fautori di un cambiamento positivo.
“Uno studio su larga scala del genoma umano ha concluso che non esiste certamente un singolo determinante genetico del comportamento sessuale omosessuale”, afferma ancora Roback Morse. Lo studio ha concluso che “tutte le varianti genetiche testate rappresentano dall’8% al 25% della variazione del comportamento sessuale tra persone dello stesso sesso… e non consentono di prevedere in modo significativo il comportamento sessuale di un individuo”. L’autore principale dello studio ha dichiarato al New York Times che è “sostanzialmente impossibile prevedere l’attività o l’orientamento sessuale di una persona dalla sola genetica””.
L’ambiente è due volte più influente della genetica
C’è poi l’ambiente di sviluppo di una persona che, secondo padre Paul Sullins, è due volte più influente della genetica sul probabile orientamento omosessuale di una persona. Padre Sullins è ricercatore associato presso il Ruth Institute e professore emerito di sociologia presso l’Università Cattolica d’America:
“Lo studio ha rilevato che l’ambiente di sviluppo di una persona (l’influenza della dieta, della famiglia, degli amici, del vicinato, della religione e di una serie di altre condizioni di vita) è due volte più influente della genetica sulla probabilità di adottare un comportamento o un orientamento omosessuale.
L’influenza genetica non proveniva da una o due fonti forti, ma da decine di varianti genetiche, ognuna delle quali aggiungeva un piccolo aumento della propensione al comportamento omosessuale. Una disposizione genetica basata su un gran numero di marcatori genomici significa che praticamente tutti gli esseri umani hanno questa disposizione, o gran parte di essa. In altre parole, lo studio non solo non ha trovato alcun gene che controlli l’identità gay, ma ha anche stabilito che le persone omosessuali non sono geneticamente diverse da tutti gli altri esseri umani in alcun senso significativo. Le persone omosessuali, potremmo dire, hanno un genoma umano perfettamente normale”.
Anche gli studi sui gemelli identici supportano le idee di cui sopra, afferma Roback Morse:
“Nonostante il fatto che i gemelli identici condividano il 100% dei loro geni, i gemelli gay/gay sono meno comuni delle coppie di gemelli gay/etero. I dati sui gemelli mostrano chiaramente un contributo genetico alla sessualità (perché anche un gemellaggio minimo del 25% è significativamente più alto di quello che ci si aspetterebbe per ciascun caso), ma non una determinazione genetica (che produrrebbe una perfetta concordanza tra gemelli identici)”. In altre parole, può esserci un contributo genetico all’omosessualità, ma non c’è uno stretto determinismo genetico, spiega la ricercatrice.
Ricorda che nemmeno l’American Psychological Association si azzarda a definire le ragioni che giustificano un particolare orientamento sessuale. Ecco come si esprime la stessa APA:
“Non c’è consenso tra gli scienziati sulle ragioni esatte per cui un individuo sviluppa un orientamento eterosessuale, bisessuale, gay o lesbico. Sebbene molte ricerche abbiano esaminato le possibili influenze genetiche, ormonali, di sviluppo, sociali e culturali sull’orientamento sessuale, non sono emersi risultati che permettano agli scienziati di concludere che l’orientamento sessuale sia determinato da uno o più fattori particolari”.
Quindi coloro che vogliono fare pressione sulla Chiesa perché cambi la sua dottrina, sulla base dei progressi della scienza, “non possono credibilmente citare la ‘scienza ’a loro difesa”, cnclude Roback Morse.
(La rubrica dell’NCR è tratta dall’e-book gratuito Protecting Your Family From the Top 5 Gay Myths).
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