Il Papa a Timor Est: “Non smettete di approfondire la dottrina cristiana”
Il Papa ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e i catechisti di Timor Est nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione a Dili.
Foto: Screenshot Vatican Media
Redazione (11/09/2024 14:46, Gaudium Press) “Non mancate di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechistica e teologica”; Con queste parole Papa Francesco ha incoraggiato i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e i catechisti di Timor Est, ad annunciare il Vangelo nella loro cultura e allo stesso tempo a purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose. Con loro si è incontrato martedì mattina, 10 settembre, nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Dili.
Nel cuore di Cristo, le periferie si sono incontrate al centro
Dopo il discorso di benvenuto del vescovo Norberto de Amaral, presidente della Conferenza episcopale di Timor Est, e dopo aver ascoltato le testimonianze di una suora, di un sacerdote e di un catechista, il Santo Padre ha pronunciato un discorso in cui ha ricordato che Timor Est è un Paese “ai confini del mondo”, ma al centro del Vangelo. Perché nel cuore di Cristo le periferie dell’esistenza si sono incontrate al centro.
“Il Vangelo è popolato da persone che sono ai margini, ai confini, ma che vengono chiamate da Gesù e diventano protagoniste della speranza che Egli è venuto a portare”.
Il profumo di Cristo e del suo Vangelo
Riferendosi agli sforzi e alle sfide che i consacrati devono affrontare in queste terre, Papa Francesco ha suggerito loro di riflettere sul passo biblico dell’unzione di Gesù a Betania, nella casa di Lazzaro, Marta e Maria. Maria unse i piedi di Gesù e questo profumo si diffuse in tutta la casa.
“Su questo vorrei soffermarmi con voi: il profumo, il profumo di Cristo e del suo Vangelo, è un dono che dobbiamo custodire e che siamo chiamati a diffondere. Custodire il profumo e diffondere il profumo. Meditiamo su questo”.
Custodire il profumo
Il primo aspetto che Papa Francesco ha sottolineato è quello di custodire il profumo. Ai consacrati di Timor Est, il Pontefice ha ricordato che è sempre necessario tornare all’origine del dono ricevuto, perché siamo stati unti con l’olio della gioia come descritto dall’apostolo Paolo.
“Cari fratelli, voi siete il profumo di Cristo! E questo simbolo non vi è estraneo: proprio qui a Timor cresce in abbondanza il sandalo, il cui legno emana un profumo molto apprezzato e ricercato da altri popoli e nazioni. La Bibbia stessa ne elogia il valore quando racconta che la regina di Saba visitò il re Salomone, offrendogli in dono il legno di sandalo”.
Custodire l’amore con cui il Signore ha profumato la nostra vita
Il Santo Padre ha detto inoltre, alle persone consacrate, che sono il profumo del Vangelo in questo Paese. “Ma non dobbiamo dimenticare che il profumo ricevuto dal Signore deve essere custodito con ogni cura, come Maria di Betania lo aveva custodito per Gesù. Allo stesso modo dobbiamo custodire l’amore con cui il Signore ha profumato la nostra vita, affinché non si disperda e non perda il suo aroma”.
“Significa essere consapevoli del dono che abbiamo ricevuto, ricordare che il profumo non è per noi stessi ma per ungere i piedi di Cristo, annunciare il Vangelo e servire i poveri; significa vigilare su noi stessi, perché la mediocrità e la tiepidezza spirituale sono sempre in agguato”.
Dobbiamo sempre alimentare la fiamma della fede
Per questo motivo, il Vescovo di Roma ci ha invitato a guardare con gratitudine alla storia che ci ha preceduto, al seme della fede sparso qui dai missionari, alle scuole di formazione per operatori pastorali e a tanto altro. Ma, in realtà, dobbiamo sempre alimentare la fiamma della fede.
“Per questo vorrei dirvi: non smettete di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechetica e teologica, perché tutto questo è necessario per annunciare il Vangelo nella vostra cultura e, allo stesso tempo, per purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose”.
Ci sono molte cose preziose nella cultura di questi Paesi, ha detto il Papa, pensando in particolare alla fede nella risurrezione e nella presenza delle anime dei morti; tuttavia, tutto questo deve essere sempre purificato alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa. Ha esortato a impegnarsi in questo senso, perché “ogni cultura e ogni gruppo sociale ha bisogno di purificazione e maturazione”.
Diffondere il profumo
Il secondo aspetto che Papa Francesco ha sottolineato è quello della diffusione del profumo. Pertanto, la Chiesa esiste per evangelizzare e noi siamo chiamati a portare agli altri il dolce profumo della vita nuova del Vangelo. E come Maria di Betania, per ungere Gesù è necessario rompere il vaso di alabastro che contiene il balsamo profumato.
“L’evangelizzazione diventa possibile quando abbiamo il coraggio di ‘rompere’ il vaso che contiene il profumo; di rompere il ‘guscio’ che spesso ci rinchiude in noi stessi e di uscire da una religiosità mediocre, comoda, vissuta solo per bisogno personale”.
Il Vangelo ha il potere di generare una nuova società
Timor Est, radicato in una lunga storia cristiana, ha bisogno oggi di un rinnovato impulso di evangelizzazione, ha detto Papa Francesco, affinché il profumo del Vangelo possa raggiungere tutti: un profumo di riconciliazione e di pace dopo i lunghi anni di guerra; un profumo di compassione, che aiuti i poveri a sollevarsi e susciti l’impegno a migliorare la situazione economica e sociale del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione.
“In modo particolare, il profumo del Vangelo deve essere diffuso contro tutto ciò che umilia, degrada e persino distrugge la vita umana; contro le piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza, come l’alcolismo, la violenza e la mancanza di rispetto per la dignità della donna. Il Vangelo di Gesù ha il potere di trasformare queste realtà oscure e di generare una nuova società”.
Abbiamo bisogno di un nuovo impulso del Vangelo
Rivolgendosi in particolare ai sacerdoti, il Santo Padre ha detto di aver sentito che la gente si rivolge ai sacerdoti in modo affettuoso, chiamandoli “Amu”, che è un titolo molto importante, che significa “signore”. Ma questo, ha detto il Pontefice, non deve farli sentire superiori al popolo, né farli cadere nella tentazione dell’arroganza e del potere; non deve portarli a pensare al loro ministero come a un prestigio sociale, agendo come capi che schiacciano gli altri.
“Ricordiamoci che con il profumo dobbiamo ungere i piedi di Cristo, che sono i piedi dei nostri fratelli e sorelle nella fede, a cominciare dai più poveri. È eloquente il gesto che i fedeli fanno qui quando incontrano voi sacerdoti: prendono la vostra mano consacrata e la portano sulla fronte in segno di benedizione. È bello vedere l’affetto del popolo santo di Dio in questo segno, perché il sacerdote è uno strumento di benedizione. Non deve mai approfittare del suo ufficio, ma deve sempre benedire, consolare, essere ministro della compassione e segno della misericordia di Dio”.
Prima di concludere il suo discorso, Papa Francesco ha ricordato che il profumo più prezioso è quello di Cristo e del suo Vangelo, che arricchisce la vita e la riempie di gioia. E ha detto loro che “Dio sa prendersi cura di coloro che ha chiamato e inviato in missione”.
Con informazioni di Vatican News /Infocatólica
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