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Il Papa firma la Lettera Apostolica “Progettare nuove mappe di speranza” sull’istruzione

Lo ha fatto in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, promulgata durante il Concilio Vaticano II.

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Foto: Vatican Media

Redazione (28/10/2025 16:24, Gaudium Press) Martedì 28 ottobre 2025, Papa Leone XIV ha firmato la Lettera Apostolica Disegnare nuove mappe di speranza, in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, emanata durante il Concilio Vaticano II il 28 ottobre 1965. Il documento costituisce un’ampia riflessione sull’attualità del magistero educativo della Chiesa e un invito a rinnovare la speranza nel campo dell’insegnamento e della formazione.

Nell’introduzione, Leone XIV ricorda che il Concilio Vaticano II aveva posto l’accento sull’educazione come «forma concreta con cui il Vangelo si trasforma in cultura, relazione e gesto educativo». Di fronte ai rapidi cambiamenti e alle incertezze che colpiscono le nuove generazioni, il Papa invita a «tracciare nuove vie di speranza» e a recuperare il senso profondo dell’educazione cristiana.

Non è un’attività accessoria

Il pontefice ritiene che il lavoro educativo «non sia un’attività accessoria», ma il tessuto stesso dell’evangelizzazione. «Il Vangelo non invecchia», afferma, «ma rende nuove tutte le cose». Per Leone XIV, ogni generazione è chiamata a riscoprire la forza trasformatrice del messaggio cristiano e a trasmetterlo con creatività in ambito scolastico, universitario, pastorale e sociale.

La Lettera Apostolica dedica un ‘ampia sezione alla storia dell’educazione cristiana, presentata come opera dello Spirito attraverso i secoli. Il Papa ricorda le origini monastiche e patristiche dell’insegnamento cristiano, citando sant’Agostino, i Padri del deserto e le prime università nate nel seno della Chiesa. Da quegli inizi, afferma, è scaturita «una visione dell’essere umano come immagine di Dio, chiamato alla verità e al bene».

Il testo passa in rassegna anche il contributo delle grandi figure educative dell’età moderna, tra cui San Giuseppe Calasanzio, San Giovanni Battista de La Salle, San Marcellino Champagnat e San Giovanni Bosco, nonché quello di numerose donne che hanno aperto nuove strade nell’educazione e nell’assistenza sociale: Vicenta María López y Vicuña, Francesca Cabrini, Giuseppina Bakhita, Maria Montessori o Elizabeth Ann Seton. Secondo il Papa, questi esempi dimostrano che la pedagogia cristiana «non è mai stata una teoria disincarnata, ma carne, passione e storia».

San John Henry Newman, co-patrono con Tommaso d’Aquino

Nella terza parte del documento, Leone XIV presenta l’educazione cristiana come un compito essenzialmente comunitario. Nessuno educa da solo, afferma, perché la formazione è un processo che coinvolge insegnanti, studenti, famiglie, personale scolastico, pastori e società civile. «La comunità educativa è un noi», scrive, «che impedisce il ristagno del “si è sempre fatto così” e mantiene viva la corrente del rinnovamento».

Il Papa cita le parole di San John Henry Newman – che dichiara co-patrono della missione educativa della Chiesa insieme a San Tommaso d’Aquino – per ricordare che «la verità religiosa non è solo una parte, ma una condizione della conoscenza generale». Questo gesto, inserito nel cosiddetto Giubileo del Mondo Educativo, cerca di mettere in risalto il valore di una formazione intellettuale rigorosa, in dialogo con la fede e la cultura contemporanea.

Per Leone XIV, la scuola e le università cattoliche devono essere luoghi di ricerca, dove «le domande non vengono messe a tacere e il dubbio non è proibito, ma accompagnato». Il metodo educativo cristiano, spiega, è quello del dialogo e dell’ascolto: «Il cuore parla al cuore».

Un’educazione integrale

Ispirandosi direttamente alla Gravissimum educationis, il Papa riafferma il diritto universale all’istruzione e la priorità della famiglia come prima scuola di umanità. L’educazione cristiana, sottolinea, deve abbracciare tutte le dimensioni della persona – spirituale, intellettuale, affettiva, sociale e corporea – evitando riduzionismi tecnici o utilitaristici.

Il documento insiste sul fatto che l’insegnamento non può essere ridotto all’acquisizione di competenze funzionali né a un mero strumento economico: «Una persona non è un profilo di competenze, ma un volto, una storia e una vocazione». La formazione cristiana, aggiunge, deve unire scienza e umanesimo, tecnologia e coscienza, professionalità ed etica.

In questo senso, il Papa sottolinea la responsabilità degli insegnanti, la cui missione va oltre il contratto di lavoro. La loro testimonianza -dice- vale tanto quanto la loro lezione. Per questo chiede che la loro formazione — scientifica, pedagogica e spirituale — sia solida e continua.

Identità, sussidiarietà e cooperazione

Un altro dei temi trattati è la diversità dei contesti educativi all’interno della Chiesa. Leone XIV ricorda il principio di sussidiarietà e la necessità di rispettare l’autonomia delle comunità locali. Allo stesso tempo, chiede un impegno comune a favore di un’educazione umanistica e integrale, aperta alla cooperazione tra le istituzioni e al dialogo con lo Stato e la società.

Dimensione ecologica e culturale dell’educazione

Leone XIV introduce una riflessione sul rapporto tra l’educazione e il creato, in linea con la tradizione francescana e bonaventuriana. Riprende le parole di San Bonaventura, che descriveva il mondo come «un libro scritto da Dio», per proporre una pedagogia che contempli la natura come riflesso del Creatore. L’educazione, spiega, deve promuovere la responsabilità ecologica, il rispetto per la terra e la consapevolezza dell’interdipendenza tra umanità e ambiente.

Allo stesso modo, il Papa collega la giustizia sociale alla giustizia ambientale, invitando a promuovere abitudini di sobrietà, consumo responsabile e solidarietà con i poveri. L’educazione cattolica, aggiunge, deve formare «coscienze capaci di scegliere non solo ciò che è conveniente, ma ciò che è giusto», ed essere scuola di pace, di dialogo e di riconciliazione.

La sfida del mondo digitale

In uno dei passaggi più attuali della Lettera affronta la questione tecnologica. Il Papa avverte che il progresso digitale e l’intelligenza artificiale devono essere messi al servizio della persona e non il contrario. Sottolinea che nessuno strumento potrà sostituire la dimensione umana dell’apprendimento: «La poesia, l’ironia, l’arte e la gioia della scoperta – dice – sono insostituibili».

Leone XIV incoraggia le università e le scuole cattoliche a esercitare una «diaconia della cultura» che favorisca l’incontro, la riflessione e l’etica pubblica nell’uso delle nuove tecnologie. Secondo il testo, l’obiettivo non è quello di rifiutare i progressi tecnici, ma di orientarli verso la dignità, la giustizia e il bene comune.

Il Patto Globale per l’Educazione come bussola

Nella sezione finale, il Papa rivisita l’eredità del Patto Educativo Globale, lanciato da Francesco, che definisce «la stella polare del cammino educativo». I suoi sette impegni – incentrati sulla persona, l’ascolto dei giovani, la promozione della dignità femminile, la cooperazione familiare, l’inclusione, il rinnovamento economico e l’ecologia integrale – sono presentati come una solida base per l’azione educativa.

A questi assi portanti aggiunge tre nuove priorità: la vita interiore, l’uso umanizzato del mondo digitale e l’educazione alla pace. «Educare – afferma – è imparare a smontare le parole e i gesti, a guardare più in alto e a prendersi cura del cuore».

Aperti alla speranza

Il documento si conclude con uno sguardo verso il futuro. Leone XIV riconosce le difficoltà attuali – la frammentazione digitale, la crisi delle relazioni, la disuguaglianza educativa – ma insiste sul fatto che la Chiesa è chiamata a rispondere con creatività, discernimento e speranza. L’educazione cattolica, sostiene, non deve essere un «rifugio nostalgico», ma un «laboratorio di innovazione pedagogica e testimonianza profetica».

Infine, il Papa rivolge un’esortazione agli educatori, alle famiglie e agli studenti:

«Siate servitori del mondo educativo, coreografi della speranza e instancabili ricercatori della sapienza».

Con informazioni da Infocatólica

 

 

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