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Il Papa incontra il presidente israeliano: la Santa Sede insiste su “due Stati come unica via d’uscita dalla guerra”

Leone XIV ha incontrato ieri mattina Isaac Herzog. Il presidente ha poi avuto un colloquio con il cardinale Parolin.

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Foto: Vatican Media

Redazione (05/09/2025 12:03, Gaudium Press) Vatican News riporta l’udienza di Leone XIV con il presidente israeliano Isaac Herzog e il suo seguito, ieri mattina, nel Palazzo Apostolico. E, a seguire, l’incontro che il presidente ha avuto con il cardinale Parolin nella Segreteria di Stato. Il presidente israeliano era stato invitato dal Pontefice a colloquio in Vaticano.

Secondo il notiziario vaticano, i punti affrontati con il Papa hanno riguardato la stabilità in Medio Oriente, con conflitti oggi “numerosi”, tenendo particolarmente presente la tragica situazione a Gaza. Si è parlato di una “pronta ripresa dei negoziati” tra le parti in conflitto, con “disponibilità e decisioni coraggiose” e il “sostegno della comunità internazionale”, al fine di “ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere urgentemente un cessate il fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, nonché le legittime aspirazioni di entrambi i popoli”. L’ufficio stampa del presidente Herzog ha reso noto che saranno affrontati anche i temi della lotta all’antisemitismo nel mondo e della protezione delle comunità cristiane in Medio Oriente.

Già nell’incontro successivo, con il cardinale Pietro Parolin e alla presenza anche di monsignor Paul Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, è stata analizzata “la situazione politica e sociale del Medio Oriente”; si è riflettuto su come “garantire un futuro al popolo palestinese” e sulla “pace e la stabilità della regione”. La Santa Sede ha ribadito “la soluzione dei due Stati come unica via d’uscita dalla guerra in corso”.

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Foto: Vatican Media

Durante l’incontro si è anche fatto “riferimento a quanto sta accadendo in Cisgiordania e all’importante questione della città di Gerusalemme”, sottolineando “il valore storico delle relazioni tra la Santa Sede e Israele” e affrontando “alcune questioni relative alle relazioni tra le autorità statali e la Chiesa locale, con particolare attenzione all’importanza delle comunità cristiane e al loro impegno in situ e in tutto il Medio Oriente a favore dello sviluppo umano e sociale, specialmente nei settori dell’istruzione, della promozione della coesione sociale e della stabilità della regione”.

Sebbene il bollettino vaticano non lo menzioni esplicitamente, nell’agenda doveva figurare anche l’attuale fase acuta del conflitto a Gaza, che comporta l’esodo a cui sono costretti numerosi abitanti di Gaza da parte delle forze di difesa israeliane, esodo che ha ricevuto l’esplicito rifiuto della Chiesa, ad esempio, attraverso il cardinale patriarca di Gerusalemme, che ha informato che la comunità cattolica intorno alla parrocchia di Gaza – guidata da padre Romanelli, argentino – rimarrà al suo posto, atteggiamento che è stato sostenuto da altri leader cristiani.

Il problema di fondo è che, sebbene le autorità israeliane parlino di “evacuazioni volontarie” dei palestinesi e di “zone speciali” per coloro che non vogliono lasciare i luoghi indicati, sta crescendo la sensazione che si tratti di un trasferimento forzato e di vari altri possibili crimini contro l’umanità.

Il Papa, quindi, invita, offre spazi di dialogo e, dalla sua prospettiva universale, fornisce opinioni e propone soluzioni, alcune già proclamate ripetutamente in passato, come quella dei due Stati. Il mondo è in attesa di  vedere se la sua voce sarà ascoltata.

 

 

 

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