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Il Papa ribadisce la necessità di non ammettere in seminario gli omosessuali e suscita polemiche

La polemica era dovuta principalmente dall’utilizzo di un termine in italiano. Si è scusato.

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Incontro del Papa con i Vescovi – Foto: Vatican Media

Redazione (29/05/2024 12:30, Gaudium Press) Quasi tutti i principali media italiani si sono occupati del caso, anche se non all’unanimità: il Papa aveva detto, in un colloquio riservato con i 230 vescovi della Conferenza episcopale italiana (Cei) il 20 maggio, che nei seminari c’è un’eccessiva presenza omosessuale, ma lo aveva espresso con un termine, “frociaggine”, che in alcuni ambienti è ritenuto offensivo.

Il Pontefice, la cui lingua madre è lo spagnolo, aveva chiesto che gli omosessuali non fossero ammessi nei seminari, ma la questione che ha fatto notizia nei media è stata l’espressione “frociaggine”, che alcuni hanno definito omofoba.

“Il Papa non ha mai voluto offendere o esprimersi in termini omofobi, e si scusa con coloro che si sono sentiti offesi dall’uso di un termine diffuso da altri”, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana in un comunicato rilasciato ai giornalisti.

“Papa Francesco è a conoscenza degli articoli apparsi di recente su una conversazione, a porte chiuse, con i vescovi della CSI”, si legge nella nota del portavoce vaticano, che – oltre alla precisazione e alle scuse – ricorda che il Papa ha affermato che nella Chiesa “c’è posto per tutti”.

Secondo Il Corriere della Sera, quando i vescovi hanno sentito l’espressione del Pontefice, alcuni di loro si sono fatti “una risata incredula”, in quanto hanno percepito che Francesco non era consapevole del peso che il termine ha nella lingua italiana.

In ogni caso, la dichiarazione del Papa alla CEI finisce per essere un avallo sia dell’Istruzione sui criteri per il discernimento vocazionale in relazione alle persone con tendenze omosessuali prima dell’ammissione al seminario e agli ordini sacri, firmata dal cardinale Grocholewski come prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica nel 2005, sia del documento Il dono della vocazione sacerdotale, firmato con l’approvazione di Francesco dal cardinale Stella come prefetto della Congregazione per il Clero, dove si cita il suddetto documento, in cui si afferma che “per quanto riguarda le persone con tendenze omosessuali che si avvicinano ai Seminari, o che scoprono questa condizione durante la formazione, in coerenza con il Magistero, ”la Chiesa, nel profondo rispetto delle persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.

Tali persone si trovano infatti in una situazione che ostacola seriamente un corretto rapporto con gli uomini e le donne. Le conseguenze negative che possono derivare dall’ordinazione di persone con tendenze omosessuali radicate non possono essere ignorate”.

 

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