Il Partito Comunista a Shanghai sfida il Vaticano con l’ordinazione di un nuovo vescovo
Né il Papa, né la Segreteria di Stato, né tantomeno la nunziatura sono stati consultati. Ancora una volta, Roma viene a conoscenza della notizia attraverso i comunicati del regime.
Redazione (13/10/2025 15:07, Gaudium Press) La diocesi cattolica di Shanghai procederà all’ordinazione di padre Wu Jianlin come nuovo vescovo ausiliare la mattina del 15 ottobre, nella cattedrale di Sant’Ignazio, a Xujiahui, in un contesto segnato dalle crescenti preoccupazioni tra il clero e i fedeli sulla politicizzazione delle nomine ecclesiastiche in Cina.
La notifica ufficiale è stata comunicata venerdì 10 ottobre ai sacerdoti della diocesi, con la conferma dei dettagli della cerimonia. Tuttavia, indizi dell’evento erano già emersi all’inizio della settimana, quando la parrocchia della Cattedrale di Xujiahui aveva annunciato la chiusura temporanea ai visitatori dal 13 al 15 ottobre, a causa di “eventi religiosi”, con il divieto di parcheggio nel cortile della chiesa fino a mezzogiorno del 15 ottobre.
I membri della parrocchia e gli osservatori hanno prontamente associato la decisione di chiusura all’ordinazione episcopale di padre Wu, una deduzione rafforzata da una direttiva diocesana che imponeva la presenza obbligatoria di tutti i sacerdoti e le religiose a una liturgia, la mattina del 15 ottobre nella chiesa di Sant’Ignazio. Il comunicato sottolineava che le assenze non sarebbero state tollerate, alimentando le speculazioni sulle motivazioni nascoste dell’evento.
Questa ordinazione illegittima, priva del consenso della Santa Sede, costituisce un nuovo affronto nella tumultuosa storia delle relazioni tra Cina e Vaticano. Nonostante le promesse di dialogo, l’accordo segreto firmato nel 2018 non ha mai prodotto altro che confusione, divisione e sottomissione.
In sette anni sono stati nominati poco meno di una dozzina di vescovi, la maggior parte secondo la volontà di Pechino. Molte parrocchie sono state costrette a issare bandiere rosse, i crocifissi sono stati rimossi dai santuari e i sacerdoti fedeli alla Santa Sede continuano a essere sorvegliati o arrestati. La promessa di una convivenza pacifica si è trasformata in controllo ideologico. Secondo diverse organizzazioni cristiane, negli ultimi cinque anni più di 1.500 chiese sono state chiuse o “sinizzate”. I seminaristi sono stati espulsi per essersi rifiutati di firmare dichiarazioni di fedeltà al Partito Comunista.
Chi è padre Wu Jianlin
Padre Wu Jianlin, figura di spicco della comunità cattolica di Shanghai, è stato eletto vescovo ausiliare il 28 aprile di quest’anno da un’assemblea del clero. La Cina ha approfittato della vacanza della Sede Apostolica per imporre due nuovi vescovi. La votazione è avvenuta solo una settimana dopo la morte di Papa Francesco, il 21 aprile, durante il periodo di sede vacante, quando il Vaticano non aveva un pontefice in carica.
Fonti vicine al procedimento hanno riferito ad AsiaNews che il vescovo Joseph Shen Bin, attuale ordinario di Shanghai, ha promosso attivamente la scelta di Wu, effettuando visite a diversi vicariati e conducendo incontri e dialoghi privati per garantirsi il sostegno. Inoltre, le autorità religiose dei distretti locali hanno condotto sondaggi tra i sacerdoti diocesani per valutare le loro intenzioni di voto, un’iniziativa che ha suscitato perplessità tra coloro che sostengono una maggiore autonomia per la Chiesa.
In almeno due incontri diocesani cui hanno partecipato ecclesiastici e laici, il vescovo Joseph Shen Bin avrebbe detto: «Tutti i cattolici che fanno parte della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CCPPC) sono vescovi; prima o poi dovremmo nominare anche padre Wu Jianlin vescovo». Questa dichiarazione, riferita ai giornalisti dai partecipanti che hanno chiesto l’anonimato, evidenzia le credenziali politiche di padre Wu.
Dopo la sospensione delle funzioni del vescovo ausiliare Thaddeus Ma Daqin nel 2012, a seguito delle sue pubbliche dimissioni dall’Associazione Patriottica Cattolica Cinese (CCPA), Wu aveva assunto il ruolo di coordinatore del “Gruppo dei Cinque” della diocesi, un importante organo amministrativo. Nel 2013 era stato eletto alla Conferenza consultiva politica municipale di Shanghai e successivamente promosso a livello nazionale nel 2018, cariche che lo allineano strettamente alle organizzazioni riconosciute dallo Stato.
Il Partito Comunista cerca ancora una volta di trasformare la Chiesa in un mero strumento del regime. Dopo la nomina unilaterale di monsignor Shen Bin nel 2023, alla fine riconosciuta dal Vaticano dopo tre mesi di esitazione, la nuova ordinazione di Wu Jianlin conferma la strategia di Pechino: imporre i vescovi e poi costringere Roma ad approvarli. Ogni concessione indebolisce un po’ di più la credibilità della diplomazia vaticana e alimenta la frustrazione dei cattolici cinesi, divisi tra obbedienza e fedeltà.
Leone XIV, che sin dalla sua elezione insiste sulla fedeltà a Cristo al di sopra di ogni diplomazia umana, dovrà scegliere tra la prudente continuità dei suoi predecessori e una rottura profetica. Il suo silenzio, per ora, sembra una meditazione prima della battaglia.
Dalla risposta di Papa Leone XIV dipenderà forse la sopravvivenza stessa di una Chiesa veramente cattolica in Cina, libera, universale e fedele a Pietro, nonostante la paura e la persecuzione.
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