Il pensiero di Giovanni Paolo II sulle possessioni diaboliche e il diavolo
Il Discernimento da parte della Chiesa sui casi in cui vi è l’azione del demonio
Rita Sberna (20.07.2020 10:00, Gaudium Press) Anche Giovanni Paolo II in diverse occasioni, ha sperimentato la presenza del diavolo e la sua esistenza. Ha trattato il tema del diavolo in vari documenti, due dei quali sono molto lunghi, e li ha letti in occasione di due udienze in Piazza San Pietro, quella del 13 e 20 agosto 1986. Hanno un carattere prettamente pastorale, in cui sono presenti anche citazioni bibliche.
Giovanni Paolo II in questi documenti, affronta i problemi riguardanti Satana, la sua esistenza e la sua azione, quella principalmente di voler distogliere l’uomo dalla presenza di Dio.
In uno stralcio dell’udienza del 13 agosto 1986, Karol Wojtyla dice: “Nell’Antico Testamento la narrazione della caduta dell’uomo, riportata nel libro della Genesi, contiene un riferimento all’atteggiamento di antagonismo che satana vuole comunicare all’uomo per portarlo alla trasgressione (Gn 3,5). (…). Come effetto del peccato dei progenitori questo angelo ha acquistato in certa misura il dominio sull’uomo. Questa è la dottrina costantemente confessata ed annunziata dalla Chiesa, e che il Concilio di Trento ha confermato nel trattato sul peccato originale (cfr. DS 1511). (…). Di questo influsso sull’uomo e sulle disposizioni del suo spirito ( e del corpo), troviamo varie indicazioni nella Sacra Scrittura”
La prima azione di Satana è quella di tentare gli uomini al male e quindi di indurli a cadere nel peccato, influisce tanto sull’immaginazione e in certi casi, lo spirito maligno si spinge ad esercitare il suo flusso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo dell’uomo, in quel caso si parla di possessioni diaboliche.
Questo dice Giovanni Paolo II, sempre nell’udienza del 13 agosto 1986: “Non è sempre facile discernere ciò che di preternaturale avviene in questi casi, né la Chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio; ma in linea di principio non si può negare che nella sua volontà di nuocere e di condurre al male, Satana possa giungere a questa estrema manifestazione della sua superiorità”.
Se nell’udienza del 13 agosto 1986, Papa Wojtyla ha parlato dell’esistenza del male, nell’udienza del 20 agosto 1986, rassicura l’uomo della vittoria di Cristo Crocifisso e risorto sul diavolo.
Anche se tutta la storia dell’uomo, continua a svolgersi sotto l’influsso dello spirito del male, i credenti (come dice San Paolo) sanno di essere chiamati a lottare per il definitivo trionfo del bene.
Nell’Anno Internazionale della Gioventù, 31 marzo 1985, esce la Lettera apostolica Parati Semper nella quale Giovanni Paolo II parla dell’azione del diavolo verso la fine:
“Non bisogna aver timore di chiamare per nome il primo artefice del male: il maligno. La tattica, che egli adoperava ed adopera, consiste nel non rivelarsi, affinché il male, da lui innestato sin dall’inizio, riceva il suo sviluppo dall’uomo stesso, dai sistemi stessi e dalle relazioni intraumane, tra le classi e tra le nazioni… – per diventare anche sempre di più peccato “strutturale”, e lasciarsi sempre meno identificare come peccato “personale”. Dunque, affinché l’uomo si senta in un certo senso “liberato” dal peccato, e al tempo stesso, sempre di più sia in esso sprofondato”. (Cfr. C. Balducci, Il diavolo…esiste e lo si può riconoscere”, Piemme Casale Monferrato (Al), 1988, pp. 65-77).
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