Il Principe della pace è venuto a portare divisione?
La pace che non vuole Nostro Signore è quella tra le anime unite nel peccato, data dalla complicità che porta i malvagi a proteggersi a vicenda e a vivere in apparente concordia, in una falsa armonia basata sul male.
Redazione (06/03/2023 16:27, Gaudium Press) Dal primo peccato commesso da Adamo ed Eva fino all’Incarnazione, c’è stata una forza predominante sulla Terra, che possiamo definire come il polo del male.
Sebbene fosse in atto la promessa divina della Redenzione e la sollecitudine del Creatore fosse costantemente esercitata a favore degli ebrei, è chiaro che tra gli altri popoli dell’antichità esisteva un eguale consenso umano per cui il male regnava in tutti gli ambienti e non c’erano strumenti per i buoni perché potessero realizzare opere rilevanti, per distruggere l’impero del diavolo.
Sulla base di questa pseudo-armonia prodotta dal peccato – un’unità ingannevolmente perfetta – le potenze infernali stabilirono la coesione del male. […]
L’Avvento di Cristo ha acceso il fuoco dell’amore divino sulla Terra e ha inaugurato il polo del bene, con una straordinaria forza di espansione. Come osserva don Manuel de Tuya: “Questo fuoco che Egli diffonde sulla Terra esigerà che ci schieriamo con Lui. Darà fuoco a molti, e per questo porta la ‘divisione’, non come fine, ma come conseguenza”. Una separazione radicale diventa inevitabile, perché coloro che aderiscono al bene limitano l’azione di coloro che scelgono il male e ne ostacolano il progresso, aprendo così un abisso che li allontana.
“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla Terra? Al contrario, vi dico che sono venuto a portare la divisione” (Lc 12,51). Siamo di fronte a una delle affermazioni più incisive del Maestro in tutto il Vangelo: “Non sono venuto a portare la pace”. Come mai il “Principe della pace” profetizzato da Isaia (9,5), Colui che, invocando la presenza dello Spirito Santo, dirà “La pace sia con voi” (Gv 20,19), predica di non essere venuto a portarla? Questo versetto lascia perplessi gli spiriti cartesiani.
La spiegazione, però, è semplice e profonda allo stesso tempo: la sua pace non coincide con quella che viene intesa sulla base di concetti distorti: “Non ve la do come la dà il mondo” (Gv 14,27). […]La pace rifiutata da Nostro Signore è quella che si instaura quando le anime sono unite nel peccato, dalla complicità che porta i malvagi a proteggersi l’un l’altro e a vivere in apparente concordia, in una falsa armonia basata sul male. […]
La divisione inaugurata da Gesù equivale ad una censura intransigente verso la complicità nel male, evidenziato dalla condotta delle anime virtuose e dalla corrente di bene che esse suscitano. Fondando la Chiesa immortale, Nostro Signore ha dato alla bontà una forza divina capace di smascherare l’errore di coloro che abbracciano il peccato, di mostrarne l’odiosità e di resistere al suo dominio.
La virtù e la bontà, fino alla venuta di Cristo, erano di portata limitata. Egli è venuto a dare loro l’onnipotenza e a farne il fattore decisivo della storia. La separazione tra buoni e cattivi è diventata una realtà molto più netta di prima, con una caratteristica peculiare: i buoni, quando sono retti, ne escono sempre vincitori.
CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Il fuoco purificatore! In: O inédito sobre os Evangelhos. Città del Vaticano-São Paulo: LEV; Lumen Sapientiæ, 2012, v.VI, p.292-295
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