Il ruolo di ogni Arcangelo tra gli uomini
San Michele, San Gabriele e San Raffaele possiedono titoli di primato propri, che si completano a vicenda e favoriscono la loro azione presso gli uomini. La Chiesa celebra la festa di questi Arcangeli il 29 settembre.
San Raffaele, San Gabriele e San Michele – Convento di San Domenico, Stone (Inghilterra) Foto: Lawrence Lew
Redazione (29/09/2025 15:27, Gaudium Press) Ci si può chiedere quale sia la relazione tra i compiti dei tre Arcangeli: San Michele, San Gabriele e San Raffaele.
San Gabriele è colui che comunica la conoscenza di Dio, e quindi si comprende il suo ruolo nell’Incarnazione. San Raffaele aiuta gli uomini nelle difficoltà della vita e San Michele li sostiene nella lotta. Quale relazione esiste, quindi, tra le diverse funzioni di questi Angeli?
San Gabriele: conoscenza amorevole
La conoscenza di San Gabriele è, evidentemente, tutta amorevole; non si tratta di una conoscenza puramente astratta, teorica, dottrinale.
Bisogna ricordare che la conoscenza dell’uomo su un determinato argomento è completa solo quando egli è in grado di formulare a parole o esprimere in qualche altro modo ciò che ha in mente. Finché non c’è questa rappresentazione, la conoscenza non è completa e quindi nemmeno l’atto d’amore è completo.
Inoltre, è solo dopo che l’individuo ha completato la conoscenza essenziale di qualcosa che decide di agire, affrontando le più grandi difficoltà e consacrando la sua vita a questo scopo. Cioè, la dedizione al lavoro e alla vita costituisce una sorta di volontà che deriva da una conoscenza già attiva, esecutiva, che è il termine finale della conoscenza.
Infine, nessuno conosce completamente qualcosa se non la comprende per contrasto. Non notare il contrasto, quando esiste, rivela una profonda mancanza di conoscenza.
Esiste quindi una conoscenza speculativa e amorosa che invita all’azione, e una conoscenza che invita alla lotta. La prima non invita alla mera speculazione, ma anche ad esprimere i propri sentimenti. Si tratta di una contemplazione da cui emana la parola, di una consapevolezza che acquista luce quando viene esplicitata. Pertanto, l’esclamazione è propria della conoscenza interamente compiuta, dell’amore pienamente acquisito, che sboccia nel canto di lode disinteressato.
Potremmo quindi dire che i tre Arcangeli formano, nell’ordine speculativo, tre modalità di azione, che si manifesta poco in colui che è maggiore nell’ordine speculativo, e la speculazione si presenta meno in coloro che sono posti nell’ordine attivo. C’è una sorta di relazione inversa, come Maria e Marta.
San Michele: lotta, oblazione e olocausto
Qualcuno potrebbe pensare che sto preparando il terreno per presentare la figura di un triangolo equilatero, in cui l’angolo superiore rappresenterebbe San Gabriele e i due inferiori, in posizione uguale, San Raffaele e San Michele.
Ma questo non è vero perché, a seconda dell’angolo da cui lo si guarda, si tratta di un triangolo equilatero in cui uno qualsiasi dei tre Arcangeli può occupare il vertice superiore senza sbilanciare il poligono, cosa che sembra chiara soprattutto in relazione a San Michele. Perché? Perché l’impegno della lotta comporta qualcosa di distruttivo per chi combatte. Anche quando l’individuo non muore in combattimento, o quando il normale svolgimento di esso non porta alla morte, combattere implica uno sforzo del tutto superiore al normale logoramento dell’organismo; di per sé è estenuante, ha qualcosa dell’oblazione.
Consideriamo l’esempio di un uomo che è costretto a portare in uno zoo un giaguaro a cui è stata messa una museruola. Non verrà morso dal giaguaro, ma si avvicina all’animale per essere colpito e colpire, e deve fare una tale forza per portar via l’animale, da essere considerato un combattente. Quest’uomo riceve una gloria speciale per l’elemento di sacrificio presente in quell’atto.
Ora, Nostro Signore ha detto che il sacrificio costituisce la più grande prova d’amore: nessuno può amare un altro più che dando la propria vita (cfr. Gv 15, 13). Del resto, è del tutto evidente, e il Redentore lo ha detto di Sé stesso per spiegare come essere sicuri dell’amore che Egli ha per noi.
D’altra parte, è anche vero che si tratta dell’oblazione più disinteressata. Quando Abramo si disse pronto a sacrificare il proprio figlio per obbedienza a Dio, mostrò un disinteresse incredibile; fu un atto di puro amore. E si può lottare per puro amore, andando, ad esempio, alla Crociata, come Isacco andò incontro alla morte per mano del padre.
L’oblazione, in questo senso, è l’offerta della propria vita in olocausto ad altri, quindi a Dio.
Vediamo quindi che, per quanto bella sia la parola di San Gabriele, quando consideriamo la magnificenza della lotta di San Michele ci rendiamo conto che questa è un altro titolo di gloria, e ci resta da chiederci quale dei due titoli sia in assoluto il più grande.
San Raffaele: azione pensante
In questo quadro entra in gioco l’azione. Questa sembra di gran lunga inferiore alla contemplazione e alla lotta, all’oblazione.
Si potrebbe anche dire che l’azione è una lotta. In questo senso, quando un dattilografo del Comune esce di casa e sua moglie gli chiede: “Dove vai?”, lui risponde: “Vado a combattere”. Tuttavia, tale uso si spiega in vista di una concezione molto materiale dell’azione.
Per quanto riguarda San Raffaele stesso, ci rimane in mente, almeno a me, il disegno – tra l’altro incantevole e ingenuo – che illustrava la mia Storia Sacra: l’Arcangelo che camminava con un bastone da cui pendeva una specie di brocca, e conversava animatamente con Tobia. Egli sarebbe quindi l’Angelo che cammina, che supera le distanze.
Ma questa non è tutta la verità. San Raffaele manifestò una saggezza attiva superiore, che aiutò Tobia a vedere ciò che realmente doveva desiderare nel viaggio, gli diede forza e coraggio – questo è il senso della vicinanza – e gli fornì i mezzi per raggiungere la sua destinazione. Gli aspetti materiali del viaggio – camminare a piedi, far parlare il pupazzo che aveva fatto e che Tobia scambiò per un uomo – non significavano nulla per l’Arcangelo.
Comprendiamo quindi che, per parlare di San Raffaele come dell’Arcangelo dell’azione, dobbiamo scegliere i gradi e gli standard più elevati dell’azione. Cioè, molto più che l’azione operativa pienamente attiva, si tratta dell’azione pensante. Per ricorrere a un esempio corrente, possiamo illustrarla con quella frase attribuita in varie forme al maresciallo Foch: «La mia destra è sotto pressione, la mia sinistra è minacciata, la mia retroguardia è colpita… Cosa faccio? Attacco!». Questo è magnifico! Cioè: «Sono in un guaio totale. Attacco!“. Si direbbe che sia un’ azione ”“raffaellica“, in questo senso del termine, che mostra la riflessione sull’azione, una categoria superiore di azione.
Il ruolo di ciascun Arcangelo presso gli uomini
In questo modo l’arte di governare, di dirigere profeticamente l’azione, spetterebbe a San Raffaele; a San Michele corrisponderebbe il profetismo nella lotta e nell’olocausto, e non nella vita comune; e il regnare spetterebbe a San Raffaele. Qui si comprende la bellezza della distinzione tra le varie missioni.
San Gabriele è il profeta che ispira il re; egli traccia l’azione metafisica. È San Raffaele che dà la «metapolitica», intesa come l’aspetto più alto della funzione direttiva. È San Michele che fornisce la «metaluta», con il compito speciale di respingere i demoni.
In quanto controrivoluzionari, qual è il ruolo dei tre Arcangeli?
Direi che San Gabriele infonde lo spirito veramente controrivoluzionario, con tutto l’ideale del Regno di Maria, con il desiderio e la concezione delle cose più elevate, in modo tale da darci un’idea delle linee fondamentali di come dovrebbe essere un ordine umano.
A partire da questo ordine supremo, quali sono i modi esecutivi per organizzarlo? Quali sono i mezzi per realizzarlo? San Raffaele ci indica quali sono.
E combattere gli avversari che si oppongono a tale ordine è la missione di San Michele.
Applicando questo al campo umano, vediamo che San Luigi Maria Grignion de Montfort, ad esempio, aveva ore “gabrielliche”, ore ‘raffaelliche’ e ore “micaelliche”, a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro aspetto nella sua azione.
Leggendo il Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, lo si percepisce. Ci sono passaggi in cui si ha l’impressione che sia San Gabriele ad annunciare qualche sublime verità. Quando San Luigi, in qualità di apostolo, costruisce l’argomentazione per convincere una terza persona e accende un fuoco nell’anima per invitarla, traspare San Raffaele. Nei movimenti di indignazione, poiché in tutto il suo libro c’è un’intransigenza adamantina, è il momento di San Michele.
Quale aspetto angelico risplendeva maggiormente nella vita di Nostro Signore?
Potremmo chiederci quale di questi risplendeva maggiormente nella santissima e augusta vita di Nostro Signore Gesù Cristo, e in quali occasioni Egli si comportò come il Dio di Gabriele, il Dio di Michele e il Dio di Raffaele. Domande di questo tipo darebbero adito a un bellissimo studio del Vangelo.
Direi che, ad esempio, la Sua vita intima con Nostra Signora, o la Sua Trasfigurazione sul Monte Tabor, mi sembrano eminentemente legate a San Gabriele.
La Sua Passione, evidentemente, ha più a che fare con San Michele. È il momento dell’olocausto e della lotta, quando Egli vince il mondo. Agonia, in greco, significa lotta dell’atleta; gli atleti erano chiamati agonisti.
E San Raffaele è più associato alla Sua vita pubblica, con il Maestro che svolge il suo apostolato.
È molto illuminante per lo spirito riflettere su questi problemi. Emettono luce anche quando non li risolviamo. E se dopo aver riflettuto in questo modo consultiamo un libro di Angelologia, in dieci minuti la questione è chiarita.
Di Plinio Corrêa de Oliveira
Tratto, con adattamenti, dalla rivista Dr. Plinio n. 222, settembre 2016
lascia il tuo commento