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Il sacrificio per salvare un centinaio di persone: Akash Bashir

 “Non entrerai. Morirò se necessario, ma non entrerai in chiesa”. Nel marzo 2015, Akash si è sacrificato per salvare più di 100 persone a Lahore, in Pakistan. Nel 2022 è iniziato il suo processo di beatificazione.

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Foto: Vatican News

Redazione (29/03/2025 15:20, Gaudium Press) Il 15 marzo 2015, Lahore, in Pakistan, è stata teatro di un attacco terroristico che ha lasciato un segno indelebile nella comunità cristiana del Paese. Ma va sottolineato che è stato anche il giorno in cui Akash Bashir, un giovane di appena 20 anni legato ai salesiani, ha offerto la sua vita per evitare una tragedia ancora più grande. Il suo atto di coraggio non solo ha salvato centinaia di persone nella chiesa di San Giovanni, ma ora il suo sacrificio è diventato un simbolo di fede, di eroismo per i cristiani del Pakistan e del mondo.

Una vita dedicata al servizio e alla protezione della sua comunità

Akash Bashir era nato nel 1994 a Youhanabad, un quartiere cristiano di Lahore, e lì aveva studiato al Don Bosco Technical Institute, una scuola appartenente alla rete delle scuole salesiane. Alla fine del 2014, aveva deciso di unirsi alla squadra di sicurezza della chiesa di San Giovanni, con lo scopo di proteggere i parrocchiani da possibili attacchi terroristici, una minaccia costante nel contesto di persecuzione religiosa che i cristiani vivono in Pakistan.

Il 15 marzo 2015, il Pakistan fu scosso da un duplice attentato suicida. Prima, un’esplosione aveva devastato la chiesa anglicana di Cristo, situata a pochi metri dalla chiesa cattolica a cui apparteneva Akash, provocando 17 morti e più di 70 feriti. Quando era venuto a conoscenza della tragedia degli anglicani, Akash era rimasto in allerta, sapendo che la sua chiesa poteva essere il prossimo obiettivo.

Poco dopo, un uomo con una giacca esplosiva riuscì a eludere il primo filtro di sicurezza e si diresse verso il tempio cattolico. Rendendosi conto della situazione, Akash si mise di traverso. Affrontò il terrorista con impareggiabile coraggio  e gli disse: “Non entrerai. Morirò se necessario, ma non entrerai in chiesa”. Il suo coraggio fu tale che lo abbracciò e l’attentatore, vedendosi impossibilitato ad entrare, decise di far esplodere la bomba, uccidendo Akash, altre tre persone all’istante e lasciando un’infinità di feriti.

Un atto di sacrificio che ha salvato vite umane

Grazie al suo sacrificio, più di 100 persone che quel giorno erano presenti alla Messa poterono salvarsi da morte certa. Nelle parole dei suoi compagni salesiani, “Akash ha salvato dalla morte più di 100 persone. Per i cristiani di Youhanabad, per la Chiesa cattolica in Pakistan e per tutta la Famiglia Salesiana, Akash è un faro, un esempio da seguire”. Il suo eroismo è stato riconosciuto da migliaia di fedeli che, in segno di gratitudine, visitano la sua tomba per pregare e chiedere la sua intercessione, considerandolo un martire della fede cristiana.

L’esempio di Akash ha ispirato molti giovani a seguire la sua vocazione di servizio e protezione nelle loro comunità e a rimanere saldi di fronte agli ostacoli. In una regione in cui i cristiani affrontano costantemente attacchi terroristici e discriminazione religiosa, la vita di Akash continuerà a essere fonte di ispirazione.

Il processo di beatificazione

Il processo di beatificazione di Akash Bashir è iniziato nel 2022, quando è stato dichiarato Servo di Dio da Papa Francesco, diventando il secondo Servo di Dio originario del Pakistan, nella storia della Chiesa. La sua vita e il suo sacrificio sono stati riconosciuti come una testimonianza del cristianesimo in un contesto di persecuzione, e la sua figura si erge come esempio di coraggio e di servizio disinteressato.

Il processo di beatificazione è andato avanti rapidamente. Nell’ottobre 2024, il Dicastero per le Cause dei Santi ha approvato la documentazione iniziale della causa, consentendo di proseguire con la preparazione della positio, un’analisi teologica e storica più dettagliata della sua vita e del suo martirio. Nelle parole del postulatore della causa, il salesiano padre Pierluigi Cameroni, “Akash rappresenta i cristiani perseguitati in Pakistan e nel mondo. Il suo esempio ci chiama a vivere una vita di fede autentica e a combattere il male con l’amore di Cristo”.

Una vita semplice, ma straordinaria: un esempio per il mondo

Padre Gabriel Cruz, vice postulatore della causa, ha sottolineato che l’esempio di Akash ispira i cristiani del Pakistan a vivere il loro credo con coraggio, anche in un contesto di costante persecuzione. “Akash è morto al servizio della sua comunità e la sua vita semplice è diventata qualcosa di straordinario. Rappresenta tutti i cristiani che non hanno voce e subiscono persecuzioni. Il suo credo è un modello da seguire”, ha affermato.

Il padre di Bashir ha detto: “Cristo ha detto: ‘Non avete scelto me. Io ho scelto voi’”. Akash ha scelto di dare la vita per la sua comunità, e il suo esempio continua ad essere una fonte di ispirazione per cristiani e non cristiani.

La sua storia di sacrificio ci invita a riflettere sul potere dell’amore, della fede e del servizio nella lotta contro il male, ricordandoci che “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.

 

 

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