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Il santo che giocava con gli angeli

La sua familiarità con san Michele era tanta che l’arcangelo lo soccorreva quando ne aveva di bisogno.

San gerardo

Rita Sberna (23.10.2022 12:19, Gaudium Press) Un santo straordinario esistito due secoli prima di Padre Pio, nel sud Italia, è san Gerardo Maiella.

Gerardo era nato a Muro nel 1726. Suo padre era un sarto e già dall’infanzia Gerardo pensava solo a Dio.

Gerardo come padre Pio, vedeva, giocava e parlava con il suo angelo custode.

Era proprio il suo angelo custode che chiedeva a Gerardo di dire ai suoi genitori di portarlo a visitare i santuari mariani nei giorni di festa.

In uno di questi pellegrinaggi, il Bambino Gesù, che la donna tiene in braccio, le sfuggi e corse verso Gerardo per giocare a lungo con lui.

L’arcangelo e la comunione

A sette anni Gerardo aveva desiderio di fare la comunione e lo comunicò al suo parroco, all’epoca, e per molto tempo, visto che si è dovuto aspettare che Papa Pio X cambiasse la norma, i bambini piccoli non erano ammessi alla sacra mensa fino ad almeno 12 o 13 anni. Quel rifiuto fu doloroso ma obbedì al parroco.

La notte successiva venne svegliato da una luce accecante, vi era l’arcangelo san Michele che offrì a Gerardo la comunione.

La pesante calunnia

La vita di Gerardo, il santo che giocava con gli angeli non è stata tutta rose e fiori.

Gerardo accompagnava i padri redentoristi nelle missioni di predicazione, tramite lui la gente si convertiva.

Un giorno, una donna scrisse una lettera a Sant’Alfonso Maria de Liguori (il fondatore della congregazione) dicendogli che aveva avuto una relazione con San Gerardo. Era la gelosia della donna che la portò a calunniarlo.

A quel punto Sant’Alfonso convocò San Gerardo e in quell’occasione il santo stette in silenzio per tre motivi: il primo perché capì che quella era l’occasione per diventare veramente santo, il secondo motivo era che avendo piena fiducia in Dio, non c’era bisogno che si difendesse lui stesso perché Dio gli avrebbe fatto giustizia.

Infine come ultimo motivo riguardava la regola che Sant’Alfonso aveva messo: ovvero quando si è accusati non ci si doveva scusare o giustificare ma si doveva tacere.

Sant’Alfonso a quel punto avendo visto il suo silenzio, mandò San Gerardo a Deliceto (provincia di Foggia) e lì il santo soffrì tantissimo (non tanto per le calunnie) ma proprio perché Sant’Alfonso gli aveva proibito di fare la comunione.

Una volta un confratello gli chiese di aiutarlo a servire la messa ma Gerardo rifiutò dicendogli che aveva talmente un forte desiderio di ricevere Gesù che gli avrebbe magari strappato l’ostia dalle mani.

Alla fine però il Signore gli fece giustizia perché fu proprio la donna che lo calunniò, ad ammettere di essersi inventata tutto, così da scagionare Gerardo.

 

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