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Il Sinodo cerca di rivoltare la Chiesa come un calzino?

Qualcosa di simile  sostiene l’arcivescovo di Pretoria.

Archbishop Dabula Mpako 2020 18

L’arcivescovo Mpako – Foto: Arcidiocesi di Pretoria

Redazione (19/06/2024 13:06, Gaudium Press) Sono stati rivelati i nomi di coloro che hanno composto l’ossatura di quello che sarà l’Instrumentum Laboris della prossima assemblea del Sinodo della Sinodalità: si tratta di un gruppo con un’abbondante componente di gesuiti e professori della Gregoriana. Vengono ora riportate da ACI Africa le dichiarazioni dell’arcivescovo Dabula Mpako, arcivescovo di Pretoria, nel corso di un webinar con i comunicatori cattolici, su quello che considera il significato più importante dell’attuale processo sinodale. L’arcivescovo Mpako aveva già partecipato alla prima sessione dell’attuale sinodo nell’ottobre dello scorso anno.

L’arcivescovo sottolinea che l’appello del Papa implica un passaggio “dal modello di Chiesa che è diventato dominante nel secondo millennio a quello centrato sulla sinodalità nel terzo millennio”.

Questa nuova concezione ‘sinodale’ tende a cancellare le differenze tra la “Chiesa docente”, quella che insegna, composta dal clero, e la “Chiesa discente”, costituita fondamentalmente dai fedeli laici, una differenza che Mons. Mpako considera infelice. Per il vescovo, ciò che si prospetta è una nuova ecclesiologia (è questo il motivo dell’ accento posto sulla presenza di ecclesiologi tra coloro che si sono riuniti a Roma in questi giorni?).

“Siamo chiamati a un nuovo modello di Chiesa…. che si intende innanzitutto come popolo di Dio che, attraverso un comune battesimo, è reso membro della Chiesa con pari dignità e che condivide ugualmente la responsabilità fondamentale per la vita e la missione della Chiesa”, ma, ha detto l’Arcivescovo, ciò è espresso in modo equivoco, perché mentre laici e clero condividono la stessa dignità umana come figli di Dio e della Chiesa, non sono uguali nella missione e nella responsabilità della Chiesa, perché solo Cristo è il capo, ad altri li ha scelti per la pienezza del sacerdozio, ad altri ancora ha dato il potere di perdonare i peccati e di rinnovare il sacrificio del Calvario, escludendo da questa dignità anche la stessa Madre di Dio.

Ma se per due millenni la Chiesa ha capito che era stato il Redentore stesso a stabilire questa gerarchia di salvezza e di servizio, e anche di autorità, Mons. Mpako afferma che nel nuovo concetto di sinodalità del “nuovo modello di Chiesa”, che è “dal basso verso l’alto”, la sinodalità “inverte la piramide e pone i laici al vertice e poi la gerarchia al centro”.

Questo nuovo modello di gerarchia egli lo descrive anche come “induttivo” (naturalmente, “induce” il potere dai laici, non lo “deduce” da una gerarchia stabilita da Dio). “È un metodo induttivo che è aperto al cambiamento per crescere, e mi sembra che questo sia il significato fondamentale di questo processo sinodale sulla sinodalità. Che ci viene chiesto di migrare, di passare da questo vecchio modello di Chiesa a un nuovo modello di Chiesa”, ribadisce, fugando i molti dubbi degli illusi.

Per quanto chiaro e consapevole, lo stesso arcivescovo Mpako comprende le resistenze di “certi ambienti della Chiesa”, perché “questo non è altro che un cambiamento di paradigma da una visione del mondo a un’altra, per quanto riguarda la Chiesa”.

“Inversione della piramide”, passaggio dal “vecchio modello di Chiesa” al nuovo, “cambio di paradigma”, “nuova visione del mondo”, è chiaro che il titolo di questo articolo, che potrebbe sembrare esagerato, è pienamente giustificato. A questo punto molti si staranno chiedendo se questa “nuova Chiesa” ha molto o poco a che fare con quella fondata da Cristo…

E tutti questi cambiamenti, questi molti o totali “nuovi”, sono racchiusi nel concetto e nell’esperienza flessibile e ampia della “sinodalità”, che sembrerebbe avere una sua alta forza e potenza intrinseca, per metà misteriosa, criptica, “dal basso”, che ha persino un dinamismo oltre le frontiere della Chiesa: “Quando è correttamente compresa e consapevolmente appropriata, la sinodalità ha il potenziale per promuovere e favorire il diritto alle relazioni interpersonali tra i vari gruppi e contribuire a livello internazionale a una cultura globale di coesistenza pacifica, basata sulla difesa del bene comune di tutti”, afferma mons. Mpako.

In altre parole, non è tanto la verità di Cristo condivisa da tutti, né la grazia di Cristo diffusa ovunque, ad avere il potenziale per trasformare il mondo in meglio, ma le dinamiche sinodali, democratico-egualitarie o “a piramide gerarchica rovesciata” che possono ora realizzare la pace, il bene comune.

L’arcivescovo ha esagerato, ha errato nella sua ermeneutica o nelle sue valutazioni, abbiamo sbagliato noi che lo abbiamo interpretato, o piuttosto il presule ha avuto il merito della franchezza, che è sempre apprezzata? (CCM)

 

Con informazioni tratte da Infocatólica.

 

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