In Italia una campagna contro il suicidio assistito: “Non mi uccidere”
La deriva eutanasica potrebbe portare a un vero e proprio massacro di Stato di malati, anziani soli, depressi e di persone con disabilità.

Redazione (07/11/2025 15:29, Gaudium Press) Duecento sedie a rotelle vuote, con attaccati fili con palloncini rossi, sono state disposte in file ordinate con precisione millimetrica, a Piazza del Popolo, a Roma, martedì 4 novembre, trasformando uno degli spazi più emblematici della città in un’impressionante protesta contro il disegno di legge in discussione al Senato per depenalizzare il suicidio assistito in Italia.
Organizzata dall’associazione ProVita & Famiglia, la protesta ha lanciato un appello forte e chiaro: “Non mi uccidere”. L’iniziativa mira a denunciare in modo visibile e categorico quella che l’organizzazione considera una “deriva eutanasica” in Italia.
A detta degli organizzatori, le duecento sedie vuote rappresentano i malati, i disabili, gli anziani e le persone vulnerabili che, secondo l’associazione, «chiedono al Parlamento più cure, più diritti, più dignità, ma si trovano di fronte a ciniche scorciatoie verso la morte», invece che a un’assistenza completa.
Contesto legislativo
Attualmente, in Italia chi “causa la morte di un uomo, con il suo consenso” è punito con pene detentive da sei a 15 anni, secondo l’articolo 579 del Codice Penale.
Tuttavia, nel 2019 la Corte costituzionale ha parzialmente modificato questa legislazione e ha stabilito che non sarà punito chi uccide “un paziente che viene mantenuto in vita grazie a trattamenti di supporto vitale e soffre di una patologia irreversibile”.
Questa sentenza è stata emessa dopo il processo e la successiva assoluzione di Marco Cappato, che era stato sottoposto a giudizio per aver accompagnato in Svizzera nel 2017 il produttore Fabiano Antoniani – il dj noto come Fabo, rimasto tetraplegico e cieco nel 2014 a seguito di un incidente stradale – affinché potesse ottenere l’eutanasia in quel Paese.
Tre anni dopo, nel 2022, la Camera dei Deputati italiana ha approvato un disegno di legge che disciplina il diritto di un paziente di richiedere assistenza medica per morire sulla base di determinate condizioni, come ad esempio essere maggiorenne o affetto da una patologia irreversibile.
Il disegno di legge è passato al Senato, che da tre anni discute la questione. La campagna di ProVita & Famiglia mira, in questo senso, a bloccarne l’approvazione definitiva.
Le cure palliative raggiungono «solo il 33% di coloro che ne hanno diritto», secondo i dati dell’organizzazione, «con regioni italiane in cui la copertura scende addirittura al 4 o 5%». Un dato drammatico che lascia migliaia di famiglie senza assistenza.
“Una deriva eutanasica”
L’Italia ha dato inizio a una “deriva eutanasica che rischia di provocare un vero e proprio massacro di Stato di malati, anziani soli, depressi e disabili”, afferma ProVita & Famiglia in un comunicato. “Qualsiasi legge nazionale in tal senso non farebbe altro che accelerare il processo, consolidando nell’opinione pubblica l’idea che lo Stato possa offrire il suicidio come un ulteriore servizio socio-sanitario”, si legge nel comunicato.
Alla protesta si è unito anche Massimo Gandolfini, leader del movimento Family Day, che ha ribadito il suo rifiuto verso “ qualsiasi forma di suicidio assistito”. Nel suo intervento, ha lanciato un monito: «L’esperienza dei tredici Paesi che l’hanno legalizzata è devastante: dai pochi casi iniziali si è passati a migliaia ogni anno, compresi i giovani affetti da depressione».
Tra i partecipanti spicca la testimonianza di Emanuel Cosmin Stoica, scrittore, attivista e persona con disabilità. “In un momento di sofferenza”, ha detto, “io stesso potrei pensare alla morte, ma è proprio in quel momento che la società deve aiutare a vivere e non offrire il suicidio come via di fuga dal dolore”. E ha aggiunto: “Lo Stato deve investire in assistenza, supporto psicologico, inclusione e reti sociali che non lascino nessuno solo”.
Con informazioni da Aciprensa.





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