“La Chiesa nel digitale” il nuovo volume di Fabio Bolzetta
Come realizzare un sito web per la parrocchia? E come utilizzare i social media per la pastorale? Di questo e molto altro ancora parla il nuovo libro di Fabio Bolzetta edito Tau Editrice con la prefazione di Papa Francesco.
Rita Sberna (19.07.2022 08:43, Gaudium Press) E’ uscito il nuovo libro del giornalista Fabio Bolzetta “La Chiesa nel digitale” edito da Tau Editrice con la prefazione di Papa Francesco. Il libro è stato presentato a Roma il 20 giugno.
Alla conferenza erano presenti oltre all’autore Fabio Bolzetta, curatore e Presidente dell’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WECA) i seguenti relatori: Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione; Suor Alessandra Smerilli, Segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; don Paolo Padrini, parroco della Diocesi di Tortona e autore dell’app «iBreviary».
Abbiamo fatto qualche domanda all’autore per approfondire meglio il tema di questo libro.
Com’è nato questo volume?
Il libro nasce dall’esperienza dei 150 video tutorial di formazione su Chiesa, comunicazione e web, promossi dall’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WECA). Una iniziativa proposta inizialmente in forma sperimentale e che, dal 2018, è diventata un appuntamento settimanale, ogni mercoledì, giunto alla quarta stagione. Dopo essere sbarcati con questi contenuti in formato audible su piattaforme come “Spotify” e, attraverso una skill realizzata internamente da WECA, anche su dispositivi compatibili con “Amazon Alexa”, l’idea è stata quella di intensificare l’impegno nella formazione anche su altre forme editoriali per cercare di raggiungere un pubblico che, pur interessato alle tematiche proposte, è meno abituato a “navigare” e si sente più a suo agio nello “sfogliare”. La sfida, a quel punto, si è concentrata su come conciliare temi digitali nella cornice analogica di un libro. Da qui, l’idea del QR Code che, dall’immagine di copertina, traghetta il lettore del volume in un portale multimediale che ospiterà contributi ulteriori e sempre aggiornati. Un algoritmo che abbiamo sviluppato attraverso domande e risposte restituirà inoltre contenuti personalizzati (per seminaristi, religiose, parroci, genitori, studenti ed educatori). A questi si aggiungerà un glossario sempre aggiornato (per un continente che sappiamo evolversi ogni giorno). Il libro è attraversato da diversi QR Code che apriranno al lettore collegamenti, articoli e approfondimenti esterni. Il sito www.weca.it resta il punto di partenza per scoprire il libro e le attività dell’Associazione.
Oggi possiamo dire di vivere in una Chiesa digitale?
Non utilizzerei questa espressione. Penso che la Chiesa non sia e non possa essere “digitale”. Il titolo del libro, infatti, rimanda alla Chiesa presente, come comunità, anche “nel” digitale. Ovvero in un ambiente “abitato” quotidianamente da una moltitudine di persone, di ogni età, fede ed estrazione. Uno spazio di prossimità e un continente dove la stessa azione dell’annuncio – come ci ha ricordato il documento “La Chiesa e internet” – può “spingere le persone a vivere più pienamente la fede e arricchire la vita religiosa dei fruitori”. E per la Chiesa rappresenta “anche uno strumento per comunicare con gruppi particolari come giovani e giovani adulti, anziani e persone costrette a casa, persone che vivono in aree remote, membri di altri organismi religiosi, che altrimenti non sarebbe possibile raggiungere”.
Durante la pandemia il digitale ha permesso di accorciare le distanze e di continuare a rendere la Chiesa, pur rispettosa del distanziamento fisico, sempre presente e vicina. Soprattutto verso le comunità più ferite. Durante tale periodo abbiamo sostituito i tutorial con i webinar, in raccordo con parrocchie e diocesi, per raccontare l’impegno instancabile di tanti sacerdoti.
La pandemia, soprattutto a partire dal primo lockdown, ha provocato una storica accelerazione dell’uso delle tecnologie nella pastorale. Ma tale crescita – creativa e spinta dall’emergenza – non è stata sempre accompagnata da una necessaria formazione.
Come esorta Papa Francesco, nella Prefazione al libro “La Chiesa nel digitale”: “La generosità e la spontaneità che hanno caratterizzato la fase dell’emergenza vanno ora accompagnate da una adeguata formazione”.
Quali possibilità comunicative o altro, è in grado di offrire il digitale?
È forse necessario superare la visione dell’utilizzo degli strumenti di comunicazione digitale soltanto come mezzi tecnici per la trasmissione di informazioni. Nell’era dei social media, l’ambiente digitale può essere coltivato come spazio di ascolto e di incontro. Non mancano le criticità e le difficoltà in contesti spesso alimentati con contenuti e approcci divisivi. Ma siamo chiamati ad essere testimoni anche nel continente digitale. Come ha scritto Papa Francesco: “Sappiamo che mai il virtuale potrà sostituire la bellezza degli incontri a tu per tu. Ma il mondo digitale è abitato e va abitato da cristiani”.
Per attirare i giovani in Chiesa dobbiamo vivere di digitale?
Non penso al “proselitismo” ma alla promozione dell’incontro. Il tipo di consumo mediale, i linguaggi e le piattaforme utilizzate dai giovani spesso costituiscono una distanza. Una prima tentazione (o reazione) del mondo adulto è quella di non farsi “contaminare” dagli strumenti delle nuove generazioni. Ma abbiamo visto come tanti preti impegnati anche nel digitale sono riusciti a promuovere, con successo, contenuti di fede anche attraverso “Stories”, video su “YouTube” e “Tik Tok”. Segni di una prossimità e continua ricerca di testimonianza e vicinanza attraverso forme di linguaggio nuove, in cui il digitale può costituire una opportunità. Proprio guardando al coinvolgimento delle nuove generazioni vorrei condividere le parole che Papa Francesco ha scritto nella Prefazione sui giovani “che a partire dalla loro fede domani potranno essere protagonisti di nuove forme di social e di una comunicazione più umana, più capace di ascolto e vera condivisione”. La sfida è ora nella formazione e nel coinvolgimento in un cammino comune per essere così “rete nella rete”.
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