La conversione di Sant’Ignazio di Loyola
Deciso a rompere con la vita mondana e a dedicarsi totalmente alla Chiesa, Sant’Ignazio di Loyola, la cui memoria la Chiesa celebra il 31 agosto, suscitò un tale odio da parte delle forze del male che il demonio provocò una grande esplosione nel castello dove si stava riprendendo, scuotendolo dalle fondamenta.
Redazione (31/07/2025 13:48, Gaudium Press) Tredicesimo figlio di una nobile famiglia, Ignazio nacque nel 1491 nel castello di Loyola, nella città di Azpeitia, nel nord della Spagna. Da giovane fu ammesso alla scuola dei paggi del re Ferdinando il Cattolico e, diventato cavaliere, entrò a far parte della corte.
All’età di trent’anni assunse il comando di Pamplona, capitale della Navarra, per difenderla dalle truppe francesi in marcia per conquistarla.
Con i suoi soldati entrò nella fortezza della città e preparò la difesa. Non essendoci alcun sacerdote, chiese a un nobile, suo fratello d’armi, di ascoltare la sua confessione e raccontò i suoi peccati con umiltà.
Nel terribile combattimento che seguì, fu ferito alla gamba destra da un proiettile. Trasportato al quartier generale dei francesi, questi lo trattarono come un eroe, prodigandogli le migliori cure. Messo su una barella, fu portato al Castello di Loyola, poco distante da Pamplona.
Fu operato e, dopo qualche tempo, si constatò che una gamba era rimasta più corta dell’altra. Poiché ciò gli avrebbe impedito di presentarsi con eleganza a corte, chiese che gli fosse praticata una nuova operazione. Non c’era anestesia e il dolore era lancinante, ma lui lo sopportò senza emettere un grido.
Durante la lunga convalescenza, avrebbe voluto leggere libri sulla cavalleria, ma nel castello c’erano solo opere su Nostro Signore e sulla vita dei santi. Decise quindi di cominciare a leggerli e la Vergine Maria gli concesse grazie insigni.
Un boato scosse il castello dalle fondamenta
Una notte, si prostrò davanti a un’immagine della Madonna e le giurò che, fortificato da Lei, avrebbe combattuto sotto la sua bandiera da quel momento fino alla morte.
Nello stesso istante, ci fu un grande fragore che scosse tutto il castello e colpì soprattutto la stanza di Ignazio, le cui pareti erano spesse ottanta centimetri. In una di esse si produsse una larga fessura; era una manifestazione del demonio che, conoscendo la radicalità di Ignazio, si rese conto di quanti danni avrebbe causato al potere delle tenebre.
Pochi giorni dopo, la Santissima Vergine, con il Bambino Gesù in braccio, gli apparve. Da quel momento, non fu mai più tentato contro la virtù della purezza.
Dopo aver fatto voto di castità perpetua, si recò a cavallo al Santuario di Nostra Signora di Montserrat, nei pressi di Barcellona, dove fece una confessione generale.
Scambiò i suoi preziosi abiti con quelli di un mendicante, cinse la spada e il pugnale e si recò in chiesa, dove vegliò in armi davanti all’altare della Santissima Vergine, sul quale pose la sua spada.
All’alba partecipò alla Messa e ricevette la comunione: era il 25 marzo 1522, festa dell’Annunciazione della Madre di Dio.
Deciso a condurre una vita di povertà e sacrificio, donò il suo cavallo a un monastero e camminò a piedi, con l’aiuto di un bastone, fino a Manresa, dove trovò rifugio presso un ospedale.
Assisteva ogni giorno alla Messa. Usciva per le strade e mendicava cibo di porta in porta, per umiliarsi. Dormiva per terra con la testa appoggiata su una pietra o su un pezzo di legno e digiunava intensamente.
Visione della Santissima Trinità
Il mendicante di Montserrat raccontò ai passanti di aver scambiato i suoi poveri abiti con quelli di un nobile che desiderava fare penitenza. Conclusero quindi che quel nobile era Ignazio di Loyola, un vero santo.
La notizia si diffuse e giunse fino a Manresa, i cui abitanti cominciarono a trattarlo con venerazione. La gente veniva a chiedergli consiglio e lui rispondeva con parole così piene di fede che molti si convertivano.
Per evitare tentazioni di vanità, andò a vivere in una grotta, dedicandosi alla preghiera e quasi senza mangiare. Essendosi ammalato, i domenicani lo portarono nel loro convento, gli diedero una cella e lo curarono con estrema attenzione.
Una volta guarito, ebbe una visione della Santissima Trinità nella chiesa del monastero e vi rimase per diverse ore. Poi parlò ai monaci di questo sublime mistero con parole infuocate e in un linguaggio sublime, suscitando in loro grande ammirazione.
Venute a conoscenza di questo fatto, numerose persone si recarono al monastero desiderose di ascoltare il Santo. Per non disturbare la vita dei monaci, egli tornò all’ospedale dove gli fu concessa una stanza vicino alla cappella.
Dopo un’estasi, scrive gli “Esercizi spirituali”
Dopo qualche tempo, Ignazio rimase in estasi nella sua stanza per otto giorni. Terminato questo fatto mistico, iniziò a redigere gli “Esercizi spirituali”, secondo le parole che gli erano state trasmesse da Nostra Signora.
Il dottor Plinio Corrêa de Oliveira racconta che, all’età di vent’anni, acquistò il libro degli Esercizi spirituali e ne iniziò la lettura.
“Quando mi imbattei nei ragionamenti ben fatti, cominciai, senza pensarci, a muovere le dita della mano per manifestare il mio entusiasmo. I ragionamenti erano inconfutabili, inoppugnabili!
“Ricordo di aver pensato: ‘Se un giorno avrò la capacità intellettuale per fare qualcosa di utile, cercherò di essere un uomo dal ragionamento inconfutabile. Voglio elaborare ragionamenti ben fatti per servire la Chiesa!'”[1]
Viaggio a Gerusalemme
Desideroso di recarsi in Terra Santa, Ignazio si imbarcò su una nave mercantile a Barcellona che, a causa di una violenta tempesta, lo lasciò a Gaeta, a 100 km da Roma. A piedi, raggiunse la Città Eterna dove visitò tutte le chiese.
Entrò in contatto con papa Adriano VI, che gli diede la benedizione e il permesso di recarsi a Gerusalemme. Per raggiungere questo obiettivo, percorse circa 500 km fino a Venezia, dove riuscì a imbarcarsi gratuitamente su una nave diretta alla Città Santa.
I membri dell’equipaggio parlavano usando parole oscene e Ignazio li rimproverò affermando che ciò offendeva Dio. Indignati, cercarono di abbandonarlo su un isolotto deserto, dove sarebbe sicuramente morto.
Il Santo ricorse alla Santissima Vergine e si levò un forte vento che impedì alla nave di attraccare in quel luogo… Alla fine, giunse a Gerusalemme il 4 settembre 1523.
Si recò al convento dei francescani, consegnò al superiore una lettera di raccomandazione di un’autorità ecclesiastica europea e lo pregò di ospitarlo, chiarendo che sarebbe vissuto di elemosina.
Ma il Santo ricevette questa risposta: “Non possiamo accoglierlo, perché viviamo in povertà; abbiamo la bolla del Santo Padre che ci autorizza a scomunicare chiunque rimanga in Terra Santa dopo il nostro divieto”.
Ignazio, allora, tornò a Venezia e, ispirato dalla grazia divina, concepì l’idea di formare una compagnia di apostoli per combattere in difesa della Chiesa contro i suoi nemici.[2]
Di Paulo Francisco Martos
Nozioni di Storia della Chiesa
[1] CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Contra-Revolução tendencial – II. In Dr. Plinio. São Paulo. Anno XIII, n. 147 (giugno 2010), pagg. 19-20.
[2] Cfr. DAURIGNAC, J. M. S. Santo Inácio de Loyola – Fundador da Companhia de Jesus. Porto: Livraria católica portuense.1896, pp. 3-80.
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