“La povertà più grave è non conoscere Dio”, dice Papa Leone XIV
Nel messaggio per la IX Giornata Mondiale dei Poveri, il Pontefice ha sottolineato che «il povero può diventare testimone di una speranza forte e affidabile».
Redazione (17/06/2025 16:10, Gaudium Press) La Santa Sede ha diffuso il messaggio di Papa Leone XIV per la IX Giornata Mondiale dei Poveri che si celebrerà il prossimo 16 novembre e che avrà come tema il versetto tratto dal Salmo 71: «Tu sei la mia speranza». Nel testo, il Pontefice sottolinea la virtù della speranza, evidenziando che «il povero può diventare testimone di una speranza forte e affidabile, proprio perché professata in una condizione di vita precaria, fatta di privazioni, fragilità ed emarginazione».
Il Santo Padre spiega che il povero «non conta sulle sicurezze del potere e del possesso; al contrario, ne soffre e spesso ne è vittima. La sua speranza può riposare solo altrove. Riconoscendo che Dio è la nostra prima e unica speranza, anche noi compiamo il passaggio dalle speranze che passano alla speranza che rimane. Le ricchezze sono relative di fronte al desiderio di avere Dio come compagno di viaggio, perché si scopre il vero tesoro di cui abbiamo realmente bisogno».
Il simbolismo dell’ancora per i primi cristiani
Leone XIV assicura che «la povertà più grave è non conoscere Dio». Secondo lui, «sebbene importanti, tutti i beni di questa terra, le realtà materiali, i piaceri del mondo o il benessere economico non sono sufficienti a rendere felice il cuore».
Egli avverte che «spesso le ricchezze illudono e conducono a drammatiche situazioni di povertà, essendo la prima di queste illusioni quella di pensare che non abbiamo bisogno di Dio e di condurre la nostra vita indipendentemente da Lui». «La speranza cristiana è certezza nel cammino della vita, perché non dipende dalla forza umana, ma dalla promessa di Dio, che è sempre fedele», ha affermato.
Ha poi spiegato il simbolismo dell’ancora, che offre stabilità e sicurezza, utilizzata dai primi cristiani per identificare la speranza. “La speranza cristiana è come un’ancora, che fissa il nostro cuore alla promessa del Signore Gesù, che ci ha salvati con la sua morte e risurrezione e che tornerà di nuovo in mezzo a noi”, ha scritto.
Siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza
Sottolineando che «la speranza nasce dalla fede, che la alimenta e la sostiene, sul fondamento della carità, che è la madre di tutte le virtù», il Papa ha rimarcato la necessità della carità nei nostri giorni. «Non è una promessa, ma una realtà alla quale guardiamo con gioia e responsabilità: ci coinvolge, orientando le nostre decisioni verso il bene comune. Chi è privo di carità non solo è privo di fede e di speranza, ma toglie la speranza al prossimo “, ha ammonito.
” La povertà ha cause strutturali che devono essere affrontate ed eliminate. Man mano che ciò avviene, tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza che testimonino la carità cristiana, come hanno fatto in ogni epoca molti santi e sante”, ha affermato. Ha presentato gli ospedali e le scuole come esempi di «istituzioni create per esprimere l’accoglienza dei più deboli ed emarginati. Dovrebbero far parte delle politiche pubbliche di tutti i paesi, ma le guerre e le disuguaglianze spesso lo impediscono ancora».
I poveri non sono un passatempo per la Chiesa
Il Papa ha inoltre ricordato che «i poveri non sono un passatempo per la Chiesa, ma i fratelli e le sorelle più amati, perché ciascuno di loro, con la propria esistenza e anche con le parole e la saggezza che porta con sé, ci porta a toccare con mano la verità del Vangelo».
Secondo il Santo Padre, la Giornata Mondiale dei Poveri ricorda alle comunità che i poveri sono al centro di tutta l’azione pastorale nella sua dimensione caritativa e in ciò che la Chiesa celebra e annuncia. «Tutte le forme di povertà, senza escluderne nessuna, sono un invito a vivere concretamente il Vangelo e a offrire segni efficaci di speranza. I poveri non sono oggetti della nostra pastorale, ma soggetti creativi che ci stimolano a trovare sempre nuove forme di vivere il Vangelo oggi”, ha sottolineato.
Lotta alle vecchie e nuove forme di povertà
Leone XIV ha scritto inoltre che “aiutare i poveri è una questione di giustizia, molto prima che una questione di carità”. Infine, ha ricordato le seguenti parole di Sant’Agostino: «Diamo pane a chi ha fame, ma sarebbe molto meglio che nessuno avesse fame e non dovessimo essere generosi con nessuno. Diamo vestiti a chi è nudo, ma Dio voglia che tutti siano vestiti e che nessuno abbia bisogno di questo».
Il suo messaggio si è concluso con l’auspicio che «questo Anno Giubilare possa incoraggiare lo sviluppo di politiche di lotta contro le forme antiche e nuove di povertà, oltre a nuove iniziative di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri». Ha inoltre lodato le iniziative già esistenti che ogni giorno manifestano al mondo l’impegno di un gran numero di uomini e donne di buona volontà. (EPC)
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