La reazione contro il caos deve includere un serio programma di preghiera.
Le ragioni sono fondamentali, basilari; dovremmo tenerle bene a mente. È assurdo che non sia chiaro.
Redazione (16/06/2025 16:22, Gaudium Press) Il testo di questa nota ha il solo scopo di sostenere la tesi del titolo: non esiste una vera reazione contro il caos, contro il wokismo, contro la disintegrazione delle società, contro la distruzione di ogni residuo di ordine, se non si tiene conto della necessità di pregare, seriamente, chiedendo l’azione della grazia.
In primo luogo, perché alla fine è Dio che governa tutto, ed è la preghiera che muove il cuore di Dio: «Quando gridano, il Signore li ascolta» (Sal 34, 18).
In secondo luogo, perché contrariamente a quanto dice il nostro materialismo, non esiste solo ciò che vediamo, ma lottiamo anche contro forze potentissime che non vediamo:
«Indossate l’armatura di Dio, affinché possiate resistere alle insidie del diavolo. La nostra lotta infatti non è contro nemici di carne e sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i Sovrani di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male che abitano nell’universo. Prendete quindi l’armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno del male e rimanere saldi dopo aver superato tutte le prove» (Ef 6, 11-13). Voler combattere l’azione del maligno con le sole forze umane è follia, è peggio che far competere un bambino di cinque anni contro un tennista professionista.
In terzo luogo, perché è la preghiera che ci rende capaci di lottare, rafforza le nostre facoltà con la grazia e spegne il nostro vizio e il nostro peccato. L’uomo che ha la grazia è un superuomo; l’uomo senza la grazia è un essere estremamente gracile. E la grazia viene dalla preghiera. «La grazia è come la luce dell’anima», dice San Tommaso (S Th I-II, questione 110).
Quarto, perché è anche la grazia che ci rende capaci delle opere migliori, come dice chiaramente Sant’Agostino: «È Lui [Dio] che comincia ad agire affinché noi vogliamo, e finisce cooperando quando già vogliamo» (De grat. et lib. arb.).
Quinto, perché l’uomo nella grazia è amico di Dio, mentre chi è senza grazia, in senso stretto, non lo è. E non è la stessa cosa chiedere aiuto a un amico piuttosto che a uno che non lo è. Era ciò che, in tono ironico, si dice che suggerisse il Beato Francesco Palau a un leader cattolico ma con una concubina, al quale raccomandava che avrebbe fatto meglio a chiedere l’aiuto del Maligno piuttosto che a Dio, perché così avrebbe solo combattuto un nemico…
Fondamentalmente, credo che queste siano le ragioni fondamentali, e che le altre siano conseguenti.
Ma alla fine, se si lotta per ripristinare l’ordine, bisogna dire che non esiste un ordine reale diverso dall’ordine sociale cristiano, che Plinio Corrêa de Oliveira definiva in “Rivoluzione e Controrivoluzione” come la civiltà cristiana, austera e gerarchica, sacrale, antigualitaria e antiliberale. L’ordine che si deve cercare di restaurare non è l’ordine dei miei capricci, o dei miei desideri, o della macchina sociale che produce molti beni di consumo per soddisfare il mio egoismo, o del regno della pace paludosa e putrida del peccato, con tanto di resort, ma l’Ordine di Cristo.
Diventa quindi evidente l’assurdità di lottare per l’Ordine di Cristo senza essere in pace con Cristo. È necessario voler essere sempre più uniti a Cristo… E ciò si ottiene con la preghiera.
Di Carlos Castro
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