“La vecchiaia non comunica nostalgia della nascita nel tempo, ma amore per la destinazione finale”
Papa Francesco continua il ciclo di catechesi sulla vecchiaia incentrando la riflessione sul tema «Nicodemo. «Come può un uomo nascere quando è vecchio?».
Rita Sberna (08.06.2022 09:56, Gaudium Press) L’Udienza del Santo Padre di oggi, è stata incentrata sulla figura del vecchio Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, il quale, volendo conoscere Gesù, ma di nascosto andò da lui di notte. Nel colloquio tra Gesù e Nicodemo esce fuori la missione di Gesù in mezzo a noi: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna».
Per “vedere il regno di Dio” bisogna “nascere dall’alto”
Inoltre Gesù dice a Nicodemo che per “vedere il regno di Dio” bisogna “nascere dall’alto”, ed ovviamente non si parla di “reincarnazione” ciò non fa proprio parte della verità evangelica.
Afferma il Papa: “Questa vita è preziosa agli occhi di Dio: ci identifica come creature amate da Lui con tenerezza. La “nascita dall’alto”, che ci consente di “entrare” nel regno di Dio, è una generazione nello Spirito, un passaggio tra le acque verso la terra promessa di una creazione riconciliata con l’amore di Dio”.
Continua – “Nicodemo fraintende questa nascita, e chiama in causa la vecchiaia come evidenza della sua impossibilità: l’essere umano invecchia inevitabilmente, il sogno di una eterna giovinezza si allontana definitivamente, la consumazione è l’approdo di qualsiasi nascita nel tempo. Come può immaginarsi un destino che ha forma di nascita?”.
L’obiezione di Nicodemo è istruttiva per ognuno di noi
Prendendo le parole di Gesù dette a Nicodemo, possiamo “usare” la vecchiaia per scoprire la missione propria racchiusa in essa. “Infatti, essere vecchi non solo non è un ostacolo alla nascita dall’alto di cui parla Gesù, ma diventa il tempo opportuno per illuminarla, sciogliendola dall’equivoco di una speranza perduta” dice Francesco.
Viviamo ossessionati dall’eterna giovinezza
Il Pontefice poi fa un interessante riflessione sulla cultura di ricercare sempre un’eterna giovinezza come se dovessimo sempre vivere su questa terra, arrivando al punto di disprezzare anche la vecchiaia.
“In attesa di sconfiggere la morte, possiamo tenere in vita il corpo con la medicina e la cosmesi, che rallentano, nascondono, rimuovono la vecchiaia. Naturalmente, una cosa è il benessere, altra cosa è l’alimentazione del mito. Non si può negare, però, che la confusione tra i due aspetti ci sta creando una certa confusione mentale” – dice il Papa.
Continua – “La vita quaggiù è “iniziazione”, non compimento: veniamo al mondo proprio così, come persone reali, per sempre. Ma la vita nella carne mortale è uno spazio e un tempo troppo piccolo per custodire intatta e portare a compimento la parte più preziosa della nostra esistenza nel tempo del mondo”.
La vecchiaia è una condizione concessa a molti di noi
Grazie alla vecchiaia, possiamo vivere il miracolo della nascita dall’alto e possiamo camminare verso la destinazione eterna.
In conclusione il Pontefice dice: “Nessuno può rientrare nel grembo della madre, e neppure nel suo sostituto tecnologico e consumistico. Sarebbe triste, seppure fosse possibile. Il vecchio cammina in avanti, verso la destinazione, verso il cielo di Dio. La vecchiaia perciò è un tempo speciale per sciogliere il futuro dall’illusione tecnocratica di una sopravvivenza biologica e robotica, ma soprattutto perché apre alla tenerezza del grembo creatore e generatore di Dio.”
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