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Le memorie di Mons. Ganswein con Benedetto: piccole storie tra inediti e clamori

”Nient’altro che la verità”, il libro di Ganswein in vendita il prossimo 12 gennaio ,tra anteprime e controversie come la reazione di Benedetto per il licenziamento dell’arcivescovo da parte del Papa.  6 1

 

Redazione (05/01/2023 16:26, Gaudium Press) È solo la conferma di ciò che si era già intuito: di Mons. Ganswein si parlerà molto. Ogni intervista, quasi ogni apparizione sui media dell’ex segretario particolare di Papa Ratzinger, è garanzia di sicuro interesse.

Già alcuni media italiani cominciano a dare anticipazioni sul libro di memorie che sarà in vendita tra una settimana, il 12 gennaio, dal titolo “ Nient’altro che la veritá. La mia vita al fianco di Benedetto XVI”, pubblicato in Italia dalla  Piemme – Mondadori.

“In queste pagine è racchiusa una testimonianza personale della grandezza di un uomo pacato, di un fine studioso, di un cardinale e di un Papa che ha fatto la storia del nostro tempo. Ma c’è anche una narrazione in prima persona che cerca di far luce su alcuni aspetti incompresi del suo pontificato e di descrivere dall’interno il vero mondo vaticano”, ha sottolineato l’Arcivescovo a proposito del libro. Sembra che ci sia tutto, una piccola storia (‘la piccola storia’) di lui e di Ratzinger nella loro vita domestica e quotidiana, insieme a  sorprese e a qualche ‘rivelazione clamorosa’.

Alcune di queste anticipazioni esplosive riguardano quelle che furono le reazioni sue e di Benedetto quando Papa Francesco chiese a Ganswein di congedarsi dal suo lavoro di capo della Prefettura della Casa Pontificia, congedo che, a quanto si sa, rimane in vigore tuttora.

“Rimasi scioccato e senza parole”, scrive Mons. Ganswein e aggiunge di essersi sentito come un ‘prefetto a metà’. Secondo il prelato, le parole esatte di Papa Francesco furono: “Lei è ancora un prefetto, ma domani non tornerà al lavoro”.

Mons. Ganswein racconta che più tardi Benedetto avrebbe commentato ‘ironicamente’ il fatto: “Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e voglia che lei sia il mio custode”. La questione probabilmente  era nata a causa di un libro sul celibato, del cardinal Robert Sarah, ’Dal profondo del nostro cuore’, scritto insieme al Papa Emerito nel 2020 , che fu fonte di controversie.

E’ evidente che il libro di mons. Ganswein – scritto in collaborazione con il vaticanista Saverio Gaeta già direttore dell’Osservatore Romano e caporedattore di Famiglia Cristiana– riserverà molte altre sorprese.

Sorprese come, ad esempio, quelle riportate da Avvenire, sui sentimenti e gli atteggiamenti di Ratzinger poco prima della seduta del Conclave che lo elessePapa.

Il maglione nero e le elezioni.

“Durante il pranzo del 19 aprile mi era sembrato che l’atmosfera generale fosse diventata più distesa. Ma inaspettatamente, mentre mi dirigevo verso l’ascensore per accompagnarlo nella sua stanza, Ratzinger mi chiese se sarei stato  disposto ad accompagnarlo dopo, a piedi, alla Cappella Sistina (prima avevo sempre usato il minibus), e ovviamente dissi di sì. La prima votazione del pomeriggio era fissata per le 16.00 quindi mi aveva dato appuntamento nell’atrio di Santa Marta alle 15.30.

Il tempo era incerto e mentre ci incamminavamo lungo via delle Fondamenta, che costeggia il retro della Basilica di San Pietro ed è sempre un po’ ventosa, ricordo di aver tremato all’aria aperta. Il cardinale mi aveva detto di aver avuto freddo al mattino nella Cappella Sistina, così aveva indossato un maglione nero sotto la tonaca viola e la cotta bianca richieste dal cerimoniale.

Era immerso nei suoi pensieri e chiaramente non voleva parlare, così mi  limitai a camminare accanto a lui, osservandolo con la coda dell’occhio e pregando per lui. A livello psicologico, è stata la passeggiata più lunga e faticosa della mia vita. Mi sembrava di vivere un momento storico e quasi drammatico, con Ratzinger che mi dava l’impressione di camminare presso un burrone. […]”.

“Improvvisamente, verso le 17.15, nel silenzio ovattato di quelle grandi sale, ci fu un debole applauso, che non durò a lungo. […] Come in un lampo, in quel momento mi venne in mente l’immagine del maglione nero che Ratzinger aveva indossato sotto la tonaca. Contattai subito monsignor Francesco Camaldo, che era il decano dei cerimonieri e anche del suo staff, e gli dissi: “Se il nuovo Papa è Ratzinger, faccia in modo che il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie (l’arcivescovo Piero Marini) gli faccia togliere il maglione o  che almeno si rimbocchi le maniche”. Mi assicurò che avrebbe provveduto, ma purtroppo, nella concitazione dei momenti successivi, se ne dimenticò.

E così, più tardi, durante la benedizione dalla Loggia del nuovo Pontefice, sotto i suoi paramenti apparivano quelle maniche nere che, in diretta televisiva, fecero il giro del mondo. […] Quando finalmente arrivai davanti al Papa, vidi quanto fosse provato dalla tensione dell’evento, così gli dissi in tedesco: “Santo Padre, congratulazioni per la sua elezione a successore di Pietro. Le offro la mia piena disponibilità. può contare su di me in vita e in morte”.

 

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