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Le quasi dimissioni di Mons. Damasceno: una porta verso un dialogo tardivo o una rampa per ulteriori abusi?

Siamo nel bel mezzo di un caso mondiale scoppiato in seguito alla pubblicazione di un libro-denuncia in cui gli Araldi rivendicano a gran voce la ricostruzione dei fatti relativi all’intervento del dicastero vaticano e alle violazioni dei diritti.

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Redazione (25/11/2025 15:15, Gaudium Press) La notizia, inizialmente riportata da Specola su Infovaticana, è stata confermata poco dopo da Gaudium Press: il cardinale Raymundo Damasceno Assis, 88 anni, ha inviato al dicastero per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica le sue dimissioni dalla carica di Commissario Pontificio degli Araldi del Vangelo. Pochi giorni dopo, è stato reso noto che le sue dimissioni non sono state accettate dal dicastero, sotto la direzione di suor Simona Brambilla, MC.

Le dimissioni erano attese: da tempo cresceva la spaccatura tra il dicastero e il commissario. E qual è stata la situazione? Siamo nel mezzo di un caso mondiale acceso dalla pubblicazione di un libro-denuncia in cui gli Araldi rivendicano a gran voce la ricostruzione dei fatti relativi all’intervento del dicastero vaticano e alle violazioni della legge (vedi Comunicato stampa sul libro “Il Commissariato degli Araldi del Vangelo”).

Inutile dire che la notizia sta facendo scalpore nei corridoi del Vaticano e nell’opinione pubblica in generale, soprattutto nelle Americhe e in Europa. Il motivo è molto semplice: gli Araldi, che piacciano o no, attirano l’attenzione. Ora, questa attenzione si moltiplica quando si constatano innumerevoli violazioni giuridiche, fondate su abusi di autorità di ogni tipo, che generano conseguenze disastrose.

Le violazioni da parte del dicastero non hanno risparmiato nemmeno il commissario, nominato dallo stesso Vaticano. Mons. Damasceno, attento e ponderato, era abituato a metodi che contrastavano con l’avidità del dicastero, incline a misure distruttive, affrettate e non conformi alla legge. Così, il cardinale brasiliano era stato gradualmente messo da parte, fino a quando il suo campo d’azione fu completamente limitato, determinando una situazione contraddittoria: un “commissario commissariato ”…

L’atteggiamento di suor Simona Brambilla non è stato meno sorprendente: con una rapidità mai vista nelle risposte del dicastero, ha chiesto al cardinale Damasceno, 88 anni, di rimanere ancora qualche mese alla guida del commissariamento, nonostante egli stesso abbia riconosciuto che non ci sia più nulla da fare.

C’è da chiedersi se la lettera di suor Brambilla sia valida, poiché ancora una volta si rivolge agli Araldi del Vangelo come “associazione pubblica”, mentre si tratta di un’associazione privata. Si tratta di un problema serio che ha generato una tale confusione che il dicastero ha dovuto modificare il decreto istitutivo del commissariamento, ricorrendo a mezzi loschi e fraudolenti per la sua esecuzione, come dimostra il libro citato.

Infatti, dopo tanto tempo, sforzi e risorse impiegate, considerando conclusa la sua missione, Mons. Damasceno ha chiesto la chiusura dell’intervento vaticano. Ma il dicastero – come dimostrato nel libro – ha reagito con forza nel 2024, affermando di non essere sufficientemente soddisfatto delle misure intraprese.

Con la pubblicazione del libro, tuttavia, si moltiplica il numero di autorità – sia civili che ecclesiastiche – che non sono d’accordo con le procedure di cui sono stati oggetto gli Araldi, i quali finora avevano osservato un rispettoso, anche se doloroso, silenzio.

In questo contesto, la richiesta di dimissioni di Mons. Damasceno rende ora la situazione del dicastero ancor più delicata. Se queste dimissioni saranno accolte tra qualche mese, come promesso dalla prefetta e dalla sua segretaria in una lettera, non ci sarà più nessun membro del suddetto commissariamento tra quelli nominati dallo stesso dicastero. Dopo un “commissario commissariato”, abbiamo ora un “commissariamento decomissariato”. Quando arriveremo al decomissariamento puro e semplice?

Insomma, cosa succederà dopo? È presumibile che Mons. Damasceno abbia presentato le sue dimissioni anche a Sua Santità, Papa Leone XIV. Il Santo Padre seguirà i dettami del dicastero che chiede ancora “alcuni mesi”? Il fatto è che a questo punto il commissariamento non è più in fase di “cantiere”, come illustra il libro-dossier, ma è già realmente naufragato.

Se le dimissioni saranno definitivamente accettate, come si procederà? Con ancora maggiore animosità ideologica? Se, come si vocifera ora, il dicastero nominerà nuovi commissari più di suo gradimento – cioè ancora più violenti e prevaricatori dei loro predecessori –, confermerà tutto ciò che il libro ha descritto come linea di condotta delittuosa. Resta ancora da vedere chi sarebbe disposto ad assumersi un incarico così complesso… Sembra sempre più difficile trovare candidati al naufragio. Uno dei candidati più forti, Mons. Jordi Bertomeu, che aveva già promesso pubblicamente che le sue prossime vittime sarebbero state gli Araldi del Vangelo, è ora immerso in uno scandalo mondiale.

D’altra parte, è forse intenzione stessa del dicastero lasciare tutto in un limbo senza fine? Se così fosse, persisterebbe nell’atteggiamento inspiegabile e insostenibile dal punto di vista giuridico, confermando anche le denunce del libro-bomba, che esplicita la tattica del soffocamento vocazionale per perenne rinvio.

In questo modo, la richiesta di dimissioni di Mons. Damasceno ha trasformato il contesto di fermento mondiale in un vicolo cieco per il dicastero, soprattutto nella persona della sua prefetta, suor Simona Brambilla, che ha deciso di allineare il suo operato a quello del cardinale João Braz de Aviz, ereditando da lui sia l’ideologia ristretta che l’antipatia generale di cui godeva l’ex prefetto. Di fronte a tanta complicazione, opterà anche lei per la via delle dimissioni? O seguirà la via dell’ex prefetto nel «grave abuso di autorità» e nella «grave violazione del segreto d’ufficio», come sottolinea l’art. 65 dell’ormai noto Regolamento del Corpo della Curia Romana?

In ogni caso, gli Araldi del Vangelo si sono dimostrati fiduciosi, perché, come disse San Tommaso d’Aquino, “chi dice la verità non può essere sconfitto, indipendentemente da chi sia il suo avversario” (Super Iob, cap. 13, l. 2, n. 229). E sebbene siano pochi, rispetto all’intero mondo cattolico, godono di un consenso crescente – e anche di sconcerto per questa situazione – da parte di un’immensa massa dell’opinione pubblica cattolica, soprattutto sui social network. In un contesto in cui Papa Leone XIV invoca sempre più l’unità e la pace, il dicastero sarà disposto a contraddirlo e a portare ancora più confusione nella Chiesa cattolica? Non è forse giunto il momento per Leone XIV di porre fine a questa situazione?

Di Luis Fernando Ribeiro

 

 

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