«L’inesperienza dei giovani ha bisogno della testimonianza degli anziani», assicura Leone XIV
Il Vaticano ha diffuso il messaggio del Papa in occasione della V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani intitolato “Beato chi non ha perso la speranza”.
Redazione (11/07/2025 12:47, Gaudium Press) Giovedì 10 luglio è stato diffuso il messaggio di Papa Leone XIV per la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani intitolato “Beato chi non ha perso la speranza”. In esso, il Santo Padre sottolinea che “il Giubileo che stiamo vivendo ci aiuta a scoprire che la speranza è, a tutte le età, fonte perenne di gioia e, quando è provata dal fuoco di una lunga esistenza, diventa fonte di piena beatitudine”.
Gli anziani sono i primi testimoni della speranza
Leone XIV ricorda poi alcuni personaggi biblici di età avanzata, “che il Signore include nei suoi disegni di salvezza. Dio mostra più volte la sua provvidenza rivolgendosi agli anziani. Con queste scelte, Egli ci insegna che, ai suoi occhi, la vecchiaia è un tempo di benedizione e di grazia e che, per Lui, gli anziani sono i primi testimoni della speranza”. Secondo lui, “solo nella successione delle generazioni si comprende la vita della Chiesa e del mondo. Per questo, abbracciare un anziano ci aiuta a capire che la storia non si esaurisce nel presente, né in incontri fugaci e relazioni frammentarie, ma si dispiega verso il futuro”.
Il Santo Padre afferma inoltre che “se è vero che la fragilità degli anziani ha bisogno del vigore dei giovani, è altrettanto vero che l’inesperienza dei giovani ha bisogno della testimonianza degli anziani per proiettare il futuro con saggezza. Quante volte i nostri nonni sono stati per noi un esempio di fede e devozione, di virtù civiche e impegno sociale, di memoria e perseveranza nelle prove! La nostra gratitudine e coerenza non saranno mai sufficienti per ringraziare di questo bel lascito che ci è stato donato con tanta speranza e amore”.
C’è una beatitudine nella vecchiaia
Il Papa dice ancora che, nella prospettiva giubilare, siamo chiamati a vivere con gli anziani una liberazione, soprattutto dalla solitudine e dall’abbandono. “La fedeltà di Dio alle sue promesse ci insegna che c’è una beatitudine nella vecchiaia, una gioia autenticamente evangelica che ci invita ad abbattere i muri dell’indifferenza in cui gli anziani sono spesso rinchiusi”, sottolinea.
Il Pontefice lamenta che la società, in tutte le parti del mondo, stia spesso lasciando che una parte così importante e ricca del suo tessuto sociale sia emarginata e dimenticata. “Di fronte a questa situazione, è necessario un cambiamento di atteggiamento, che testimoni un’assunzione di responsabilità da parte di tutta la Chiesa”. Invita quindi le parrocchie, le associazioni e i gruppi ecclesiali a compiere “visite frequenti agli anziani, creando per loro e con loro, reti di sostegno e di preghiera, tessendo relazioni che possano dare speranza e dignità a coloro che si sentono dimenticati. La speranza cristiana ci spinge continuamente ad osare di più, a pensare in grande, a non accontentarci dello status quo. In questo caso specifico, a lavorare per un cambiamento che restituisca agli anziani stima e affetto”.
Nulla ci impedisce di amare, pregare ed essere segni luminosi di speranza
Ricordando la motivazione di Papa Francesco nell’istituire la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, Leone XIV ha ricordato che il suo predecessore voleva che questa data fosse celebrata, in primo luogo, incontrando coloro che vivono in solitudine. Per questo motivo, coloro che non possono recarsi in pellegrinaggio a Roma possono ottenere l’indulgenza giubilare visitando gli anziani soli, poiché, secondo lui, “visitare un anziano è un modo per incontrare Gesù, che ci libera dall’indifferenza e dalla solitudine”.
Concludendo, il Pontefice ha ricordato ciò che Papa Francesco ha scritto durante la sua ultima degenza all’Ospedale Gemelli: “Il nostro corpo è debole, ma nulla ci impedisce di amare, di pregare, di donarci, di essere gli uni per gli altri, nella fede, segni luminosi di speranza”. “Abbiamo una libertà che nessuna difficoltà può toglierci: quella di amare e pregare. Tutti possiamo amare e pregare, sempre. Il bene che vogliamo alle persone care non scompare quando le forze vengono meno. Al contrario, spesso è proprio il loro affetto che risveglia le nostre energie, portandoci speranza e conforto. Per questo, soprattutto nella vecchiaia, perseveriamo fiduciosi nel Signore. Lasciamoci rinnovare ogni giorno, nella preghiera e nella Santa Messa, dall’incontro con Lui. Trasmettiamo con amore la fede che viviamo in famiglia e negli incontri quotidiani da tanti anni: lodiamo sempre Dio per la sua benevolenza, coltiviamo l’unità con le persone che ci sono care, apriamo il nostro cuore a chi è più lontano e, in particolare, ai bisognosi. Così saremo segni di speranza, a tutte le età”. (EPC)
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