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Madre Teresa di Calcutta

Le Missionarie della Carità celebrano oggi la festa della loro fondatrice, Santa Madre Teresa di Calcutta, che coincide con il giorno della sua morte, avvenuta 28 anni fa. Per le Nazioni Unite, il 5 settembre di ogni anno è la Giornata Internazionale della Carità per commemorare l’anniversario della morte di Madre Teresa, che nel 1979 ricevette il Premio Nobel per la Pace. 

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Foto: Wikipedia

Redazione (05/09/2025 16:51, Gaudium Press) Agnes Gonxha Bojaxhiu nacque a Skopje, oggi Macedonia, il 26 agosto 1910, in una famiglia albanese originaria del Kosovo. I genitori di Agnes appartenevano alla minoranza albanese residente nel sud dell’ex Jugoslavia. Sebbene inseriti in un contesto prevalentemente musulmano, i genitori di Agnes erano cattolici ferventi.

Dopo la morte del padre, quando Agnes aveva solo nove anni, sua madre si assunse la responsabilità di mantenere la famiglia con lavori di ricamo. Per questo motivo, Agnes iniziò a frequentare una scuola statale.

Fin da piccola si dedicò intensamente alla preghiera e nutrì una speciale devozione per la Madonna e Santa Teresa del Bambino Gesù. Era attiva nella sua parrocchia, dove, all’età di dieci anni, già dirigeva il coro della chiesa. La sua intelligenza le permetteva di imparare con facilità e possedeva anche una voce melodiosa. Divenne membro attivo della Congregazione Mariana della sua parrocchia, dove, durante le riunioni, venivano lette lettere di missionari in India che raccontavano le condizioni miserevoli di quel popolo. Tali racconti la colpivano profondamente, sia per la miseria materiale che per la mancanza spirituale.

All’età di 18 anni, nel 1928, dopo una seria riflessione sulla sua vocazione, Agnes decise di consacrarsi interamente a Dio nella vita religiosa, con il consenso di sua madre. Entrò nella Congregazione delle Suore di Nostra Signora di Loreto, situata nei pressi di Dublino, in Irlanda. Fin dall’inizio della sua vita conventuale, Agnes espresse il suo ardente desiderio di lavorare come missionaria in India.

La superiora, riconoscendo la sua vocazione, decise che avrebbe svolto il noviziato direttamente nel paese verso il quale si sentiva chiamata. Pochi mesi dopo il suo ingresso nella congregazione, fu inviata a Darjeeling, nel nord dell’India, regione rinomata per la produzione di tè. Lì, le Suore di Loreto gestivano un collegio dove Agnes collaborava e proseguiva i suoi studi.

Il 24 maggio 1931, Agnes professò i voti temporanei di povertà, castità e obbedienza, adottando il nome religioso di Teresa, ispirato non a Santa Teresa d’Avila, ma a Santa Teresa del Bambino Gesù. Iniziò a insegnare storia e geografia al collegio Saint Mary’s di Calcutta, dove si distingueva per il suo amore per l’insegnamento e per l’ottimo rapporto con le studentesse, che la ammiravano molto.

Nel maggio 1937, suor Teresa professò i voti perpetui. Poco tempo dopo, fu nominata direttrice del collegio. Sebbene la sua vita trascorresse armoniosamente nell’ambiente del collegio, destinato alle figlie delle famiglie più abbienti di Calcutta, suor Teresa era profondamente toccata dall’estrema povertà che vedeva nelle strade della città. La vista di persone affamate, malati abbandonati senza assistenza medica e privi di qualsiasi sostegno spirituale o umano la toccavano profondamente.

Il 10 settembre 1946, un evento significativo trasformò il corso della sua vita e lasciò un segno importante nella storia della Chiesa. Lei stessa raccontò così l’accaduto:

«Stavo viaggiando in treno da Calcutta a Darjeeling per partecipare a un ritiro spirituale. Dormire in treno non è mai facile, ma farlo in India si rivelò impossibile. Il rumore costante dei vagoni, l’odore penetrante di sporcizia proveniente dall’ammasso di persone e animali, oltre allo scenario di cesti e galline che schiamazzavano, componevano un quadro di miseria umana. In quel viaggio, a 36 anni, sentii nel mio cuore una chiamata interiore a rinunciare a tutto e seguire Cristo nei sobborghi, dedicandomi al servizio dei più poveri tra i poveri. Compresi che era la volontà di Dio per me.

Le Missionarie della Carità

Nel 1946, Madre Teresa ricevette la “chiamata nella chiamata” che la portò a fondare, alcuni anni dopo, una comunità religiosa che chiamò Missionarie della Carità, che fu presto riconosciuta ufficialmente dall’Arcidiocesi di Calcutta.

La Congregazione delle Missionarie della Carità, nata grazie al coraggioso sì di Madre Teresa nel 1950 a Calcutta, in India, è oggi presente in più di 100 paesi. Il suo obiettivo principale è quello di dedicarsi totalmente al servizio dei più poveri tra i poveri, indipendentemente dalla classe sociale, dal credo, dal colore della pelle o dalla religione.

Nel 1948, la piccola sorella dal sorriso luminoso indossò per la prima volta il sari bianco ricamato di blu e uscì dal convento per recarsi nelle periferie degradate di Calcutta, per dedicarsi per sempre ai più poveri.

Madre Teresa usciva sempre con il rosario in mano, per cercare e servire Lui in coloro che “non sono desiderati, non sono amati, non sono curati”.

Pochi mesi dopo, alcune sue ex allieve si unirono a lei.

Il 7 ottobre 1950, la nuova congregazione delle Missionarie della Carità fu ufficialmente istituita nell’arcidiocesi di Calcutta. All’inizio degli anni ’60, Madre Teresa iniziò a inviare le sue suore in altre parti dell’India. Il Decreto di Lode concesso alla Congregazione da Papa Paolo VI nel febbraio 1965 la incoraggiò ad aprire una casa in Venezuela. Seguirono presto fondazioni a Roma e in Tanzania e, successivamente, in tutti i continenti. A partire dal 1980 e per tutto il decennio del 1990, Madre Teresa aprì case in quasi tutti i paesi comunisti, tra cui l’ex Unione Sovietica, l’Albania e Cuba.

Tutti la ricordano come una donna piccola, delicata, con il suo sari bianco e blu, ma la cui grandezza conquistava il cuore delle persone in tutto il mondo, anche dei non credenti.

La sua notorietà crebbe molto grazie alla sua amicizia con San Giovanni Paolo II.

Nel definire le linee guida della Congregazione, Madre Teresa disse: “Lo scopo delle Suore Missionarie della Carità è quello di dedicarsi anima e corpo ed esclusivamente al benessere materiale e spirituale di tutte le persone bisognose, dei poveri indifesi, dei bambini trascurati, delle persone abbandonate, dei malati, dei lebbrosi e dei mendicanti – in breve, di tutti coloro che, per propria negligenza o per mancanza di interesse pubblico, sono alla deriva nella vita senza aiuto né speranza».

 

 

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