Molta attesa per il primo concistoro di Papa Leone XIV
Diversi analisti hanno già parlato della questione, che sta cominciando a essere definita come il “vero inizio” del pontificato di Papa Leone.

Redazione (11/11/2025 15:31, Gaudium Press) C’è già molta attesa per ciò che emergerà dal concistoro (riunione dei cardinali) straordinario, che si terrà il 7 e l’8 gennaio prossimi, il primo sotto il pontificato di Leone XIV. Sebbene l’agenda ufficiale non sia ancora stata pubblicata, iniziano già a circolare ipotesi non solo sui temi, ma anche sul rilievo che il Papa vorrà dare a questo importante incontro, che avrà certamente come sfondo uno dei grandi “incarichi” assegnati al Pontefice nelle congregazioni generali, ovvero il mantenimento e la salvaguardia dell’unità, messa fortemente in discussione dal precedente pontificato.
Secondo il diritto canonico, la convocazione di queste riunioni, alle quali partecipano cardinali elettori e non elettori, può essere motivata dall’esame di “questioni di particolare gravità”, ma non solo, anche da “particolari necessità della Chiesa”, che sempre esistono.
In ogni caso, in queste riunioni, il Pontefice non solo ha l’opportunità di esporre le sue preoccupazioni e i suoi interessi, ma anche di ascoltare le voci dei cardinali provenienti da tutto il mondo, il che favorisce una visione universale, applicabile a ogni realtà locale. Forse proprio questi interessanti presupposti di questo tipo di incontri sono alla base di alcune critiche mosse al pontificato precedente, che in più di dieci anni ne ha convocati solo due, uno l’anno successivo all’inizio del mandato, sulla “famiglia” (dal quale si dice che Francesco sia uscito piuttosto irritato), e un altro nel 2022, quando si è voluta promuovere la nuova costituzione Praedicate Evangelium, sulla riforma della curia romana.
Ma, se si vuole favorire l’unità, è importante ascoltare le opinioni delle voci che rivestono particolare rilevanza.
E sebbene non ci sia ancora un’agenda ufficiale, analisti come Franca Giansoldati (Il Messaggero – 10-11-2025) vedono indizi di ciò che potrebbe essere, ad esempio, nell’omelia di domenica scorsa, a San Giovanni in Laterano, in cui il Pontefice ha evocato l’immagine di una “cava”, cioè di un “lavoro in corso”, “immagine bella, che parla di attività, creatività, impegno, ma anche di fatica, di problemi da risolvere, a volte complessi”. E per affrontarli, come afferma Giansoldati, lo stile di Papa Prevost, “tipicamente agostiniano”, è piuttosto nell’ “ascoltare i suoi interlocutori, dialogare, condividere in comunità e poi andare avanti”. Non solo questa giornalista, ma anche molti altri analisti si riferiscono già a questa data come “l’inizio del suo ‘vero’ pontificato”, dopo la fine del giubileo, poiché “di fatto, finora Leone XIV ha proceduto, portando a termine tutti gli impegni del Papa Bergoglio”.
“Con la conclusione dell’Anno Santo, prevista per il giorno dell’Epifania, è come se arrivasse la fase due, quella più personale e propria”, dove avranno minor peso “i compiti ereditati e incompiuti”.
“Leone XIV vuole innanzitutto ascoltare i suoi fratelli cardinali, condividere analisi, sintetizzare e concentrarsi su nuove sfide. Non c’è ancora un’agenda [del pontificato] definita, e probabilmente non la si avrà nemmeno in questo concistoro. È molto probabile che Prevost lasci emergere liberamente i temi più urgenti e incoraggi il dibattito, proprio ciò che è mancato per troppo tempo sotto il pontificato di Francesco e che è stato all’origine di tante divisioni interne”, afferma Giansoldati.
Con altre sfumature, ma concordando su numerosi punti, si esprime Francesco Capozza su Il Tempo (9-11-2025) quando intitola la convocazione «un concistoro straordinario per la pax cardinalizia». Tra le informazioni importanti fornite da Capozza, c’è il fatto che, sebbene il messaggio di convocazione per questo concistoro sia datato 6 novembre, «molti cardinali stranieri interpellati da Il Tempo hanno confermato di essere già a conoscenza della volontà papale e dell’imminente annuncio di questo particolare e peraltro raro tipo di concistoro».
La verità, come ricorda Capozza, è che, nelle congregazioni generali precedenti al conclave, non c’era molta familiarità tra i cardinali, e non mancavano nemmeno cardinali che erano andati nella città eterna solo al momento della creazione del loro cardinalato. Ciò ha comportato una certa difficoltà nel creare consenso intorno alla situazione, all’unità, alle sfide della Chiesa e alla ricerca di candidati che potessero affrontarle, perché se è vero che lo Spirito illumina, anche per le Scritture ha voluto avvalersi di strumenti umani, dotati di intelligenza, esperienza, volontà e sensibilità.
Questa reciproca e capillare comunicazione, che dovrebbe essere frequente, in quanto favorisce l’unità, sembra essere nella mente del Pontefice nella convocazione di questo concistoro, anche perché «in questi primi mesi di pontificato Leone XIV ha già dimostrato di volere una “pax” tra le varie correnti cardinalizie, dando ad esempio il suo placet all’approvazione di un (molto criticato) documento della Conferenza Episcopale Italiana sostenuto dai progressisti, ma anche concedendo ai tradizionalisti (…) di celebrare nella Basilica di San Pietro una messa in rito antico».
Equilibri non facili, che a volte sono minacciati da certi gesti e azioni, ma che vanno ricercati, sempre nella verità cristiana, poiché la storia ha già dimostrato il grande danno causato dagli squilibri. (CCM)





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