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Monaco: il principe Alberto pone il veto alla legge sull’aborto, in nome della fede cattolica

Il principe ha rifiutato di firmare il disegno di legge sull’aborto approvato dal Parlamento, mantenendo in vigore una delle leggi pro-vita più severe d’Europa.

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Il principe Alberto II di Monaco. Foto: www.palais.mc

Redazione (24/11/2025 21:36, Gaudium Press) Il Principe Alberto II ha posto il veto a un disegno di legge che avrebbe legalizzato l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza, nel Principato di Monaco, fermando in modo significativo una delle principali battaglie degli ultimi anni.

In un’intervista pubblicata sabato da Monaco-Matin, il Principe Sovrano ha confermato di aver ordinato al governo di non promulgare la legge approvata dal Consiglio Nazionale a maggio con 19 voti a favore e 2 contrari.

“Credo che il sistema attuale rifletta il nostro essere”, ha dichiarato il Principe Alberto, sottolineando il “ruolo della religione cattolica nel nostro Paese” e offrendo “un sostegno sicuro e umano” alle donne in situazioni difficili.

La decisione lascia intatto il quadro normativo monegasco sull’aborto, spesso descritto come uno dei più protettivi nei confronti della vita dei nascituri in Europa. A partire da una legge del 2009, l’aborto è consentito solo in caso di stupro, grave pericolo per la vita della madre o grave malformazione fetale.

Un emendamento del 2019 ha depenalizzato la procedura per le donne monegasche che si recano all’estero, principalmente nella vicina Francia, eliminando così la minaccia di un procedimento penale al loro ritorno.

Il disegno di legge sottoposto a veto, presentato nel marzo 2025, avrebbe autorizzato l’interruzione volontaria di gravidanza fino alla dodicesima settimana (o sedicesima settimana in caso di stupro) e ridotto l’età per eludere il consenso dei genitori da 18 a 15 anni.

Due settimane fa, il ministro di Stato Christophe Mirmand ha formalmente notificato al presidente del Consiglio nazionale Thomas Brezzo che il governo, su indicazione del Principe, non avrebbe proceduto alla sua promulgazione.

Secondo la Costituzione monegasca del 1962, le leggi richiedono la firma del Sovrano per entrare in vigore; a differenza delle moderne democrazie parlamentari, il Principe conserva un veto assoluto in materia legislativa.

L’importanza emotiva della questione non è ignorata

Il Principe Alberto ha riconosciuto l’importanza emotiva della questione, dichiarando: “Comprendo quanto sia delicato questo argomento e l’emozione che può suscitare”. Ha sostenuto che le riforme promulgate nel 2009 e nel 2019 hanno già raggiunto “un quadro equilibrato che rispetta i principi costituzionali di Monaco, la sua identità culturale e le donne interessate”.

La Costituzione riconosce esplicitamente la Chiesa cattolica come religione di Stato, una condizione che il Principe ha indicato come fondamentale per la sua decisione. “Ciò conferma il ruolo della religione cattolica nel nostro Paese”, ha dichiarato.

Monaco si erge ora come un esempio contemporaneo di monarca europeo che ha impedito direttamente la liberalizzazione delle leggi sull’aborto. Esistono parallelismi storici: nel 1990, re Baldovino del Belgio abdicò per 36 ore per evitare di firmare una legge sull’aborto; nel 2008, il granduca Enrico del Lussemburgo si rifiutò di approvare una legge sull’eutanasia, provocando una riforma costituzionale che privò il monarca del potere di “approvare” la legislazione. Il principe Hans-Adam II del Liechtenstein si è ripetutamente impegnato a porre il veto su qualsiasi referendum che legalizzi l’aborto.

A Monaco non è stata tentata alcuna soluzione costituzionale simile. Il rifiuto del principe segna la prima volta, nella storia moderna monegasca, in cui viene esercitata la prerogativa reale di bloccare un disegno di legge che nega la vita ai nascituri, molto in voga in altri Paesi, approvato dal Consiglio Nazionale eletto.

I difensori dei diritti delle donne hanno espresso la loro delusione, ma non sono arrivati a chiedere una riforma costituzionale, sottolineando la singolare cultura politica del Principato e l’ampia deferenza pubblica verso la dinastia Grimaldi. Le organizzazioni Pro Vita, dal canto loro, hanno celebrato la decisione come una difesa dei valori fondamentali dell’identità monegasca.

Nonostante la drastica liberalizzazione delle leggi europee sull’aborto negli ultimi tre decenni, questo piccolo Stato di 39.000 abitanti – dove la cattedrale cattolica funge da tomba per sovrani, tra cui la principessa Grace – rimane una notevole eccezione, poiché il suo ordinamento giuridico riflette ancora i valori enunciati quando il principe Ranieri III promulgò la vigente Costituzione più di sei decenni fa.

Raju Hasmukh con informazioni tratte dal Catholic Herald.

 

 

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