Gaudium news > Nella Basilica di San Pietro ritorna la Messa Tridentina

Nella Basilica di San Pietro ritorna la Messa Tridentina

Dopo due anni di divieto, la messa secondo il rito antico è tornata a risuonare nella Basilica di San Pietro. Il cardinale Raymond Leo Burke ha celebrato la messa solenne sull’altare della Cattedra, nel cuore del Vaticano.

cardeal burke sao pedro 700x410 1

Foto: screenshot/ Facebook

Redazione (28/10/2025 17:22, Gaudium Press) La celebrazione della Messa Tridentina nella Basilica di San Pietro, il 25 ottobre 2025, presieduta dal Cardinale Raymond Leo Burke, ha riacceso il dibattito sul rapporto tra tradizione e riforma all’interno della Chiesa cattolica.

Dopo due anni in cui l’antico rito non era stato autorizzato sull’Altare della Cattedra, la celebrazione ha rappresentato una pietra miliare. Per molti è stato un segno di riconciliazione e di rispetto per l’eredità liturgica che ha plasmato secoli di spiritualità cattolica. Per altri, ha sollevato interrogativi sulla direzione pastorale e teologica del nuovo pontificato di Leone XIV, successore di Francesco, e sul delicato equilibrio tra unità e diversità nella vita ecclesiale.

Secondo quanto riportato dal sito di informazione cattolica Catholic News Agency, Burke ha celebrato la Messa Pontificia Solenne in latino, in occasione del pellegrinaggio annuale “Summorum Pontificum”, evento che riunisce i cattolici devoti alla liturgia precedente al Concilio Vaticano II. La celebrazione è stata preceduta da una solenne processione e ha visto una significativa partecipazione di fedeli.

Durante il pontificato di Francesco, il Vaticano aveva imposto severe restrizioni alla Messa Tridentina, soprattutto dopo il motu proprio Traditionis Custodes, il cui obiettivo era quello di preservare l’unità del rito romano ed evitare che l’antico messale fosse utilizzato come simbolo di opposizione al Concilio. La ripresa della liturgia tradizionale nel cuore del cattolicesimo e presieduta da un cardinale identificato con il settore più tradizionalista, è stata quindi interpretata come un segno di apertura pastorale e un tentativo di riconciliazione con i fedeli legati alla forma non ordinaria del rito romano.

Secondo la Catholic News Agency, l’evento è presentato non solo come una vittoria simbolica dei tradizionalisti, ma come un indicatore dell’equilibrio e della prudenza del nuovo Papa. Il testo sottolinea che la Messa Tridentina, più che una questione rituale, è diventata un punto centrale delle discussioni sull’identità della Chiesa. Per molti, il rito antico rappresenta un legame con la continuità dottrinale e teologica che attraversa i secoli, oltre ad essere un simbolo della sacralità e della riverenza che alcuni ritengono si siano diluite nelle forme liturgiche post-conciliari.

L’articolo sottolinea il numero crescente di giovani cattolici che riscoprono nel rito tradizionale un’espressione autentica di fede, una fonte di vocazioni e uno spazio di contemplazione. Questa riscoperta non può essere ignorata da un Papa che desidera governare la Chiesa con sensibilità pastorale e attenzione alle aspirazioni del popolo di Dio.

La Catholic News Agency sottolinea inoltre che, consentendo la celebrazione, Papa Leone XIV non rompe con l’eredità del Vaticano II né chiude le porte alla tradizione liturgica preconciliare. L’atteggiamento del Papa si presenta come una combinazione di realismo e magnanimità, un’apertura pastorale che cerca di armonizzare tradizione e rinnovamento senza compromettere l’unità della Chiesa.

Più analitica e cauta è invece Colleen Dulle, vaticanista di America Magazine. Per lei, il ritorno della Messa Tridentina nella Basilica di San Pietro non è solo una questione di stile liturgico, ma un episodio con implicazioni teologiche ed ecclesiali di vasta portata.

Dulle osserva che la forma della liturgia esprime una determinata visione della Chiesa. Il rito riformato dopo il Concilio Vaticano II ha cercato di promuovere una comprensione più comunitaria e partecipativa dell’Eucaristia, in contrasto con la spiritualità più gerarchica e contemplativa del rito antico. Il fatto che la Messa Tridentina torni ad essere celebrata pubblicamente nella Basilica riapre quindi dibattiti che sembravano chiusi: cosa significa “unità liturgica”? Fino a che punto è possibile il pluralismo senza frammentazione?

Dulle ricorda che la Traditionis Custodes era nata dalla preoccupazione che l’uso del messale del 1962, in alcuni contesti, fosse diventato un simbolo di resistenza ideologica al magistero conciliare. In questo senso, il gesto di Papa Leone XIV deve essere interpretato con discernimento. Per lei, la celebrazione presieduta da Burke può rappresentare un segno pastorale di inclusione, ma non necessariamente un cambiamento dottrinale o giuridico. La sfida, secondo Dulle, sta nel garantire che il rito straordinario sia vissuto in comunione e non come contrappunto alla Chiesa conciliare. Ella avverte che il rischio è che la simbologia della “vittoria tradizionalista” finisca per oscurare lo sforzo della riforma liturgica di unire fede e partecipazione.

Due visioni

Mentre la Catholic News Agency sottolinea il valore spirituale e identitario del rito tradizionale, la rivista gesuita America ne evidenzia le implicazioni ecclesiologiche e pastorali. Per la prima, l’evento è un segno di speranza: la tradizione liturgica, lungi dall’essere un ostacolo, può rivitalizzare la fede e rafforzare il senso di sacralità nel culto cattolico. Per la seconda, è necessario prestare attenzione affinché il recupero di questa tradizione non crei ghetti spirituali né alimenti tensioni tra fedeli e vescovi.

Entrambe, tuttavia, convergono su un punto essenziale: la liturgia è lo specchio della Chiesa. Il modo in cui la Chiesa celebra riflette il modo in cui essa stessa si riconosce e, pertanto, qualsiasi cambiamento liturgico ha un peso simbolico molto più grande di quanto sembri a prima vista.

La convergenza tra le due letture emerge quando entrambe riconoscono che la Messa Tridentina ha smesso di essere solo una forma di culto ed è diventata il simbolo di una disputa più ampia: il modo in cui la Chiesa intende se stessa di fronte alla modernità. Per la Catholic News Agency, questa disputa, popolarmente nota negli Stati Uniti come “liturgy wars”, può essere feconda se condotta con carità e prudenza; per Dulle, è pericolosa se guidata dalla nostalgia e dalla polarizzazione. In entrambi i casi, la Messa celebrata da Burke nella Basilica di San Pietro è vista come una prova di unità: sarà possibile riscoprire la bellezza della tradizione senza fare marcia indietro sui progressi pastorali del Concilio?

La ri-autorizzazione della Messa Tridentina nella Basilica di San Pietro può quindi essere interpretata come una svolta storica. Dopo anni di tensioni e divieti, la Chiesa sembra aprire lo spazio a un dialogo liturgico più sereno, riconoscendo che la fedeltà alla tradizione non è incompatibile con lo spirito di riforma. Per i fedeli affezionati alla forma antica, è il riconoscimento che anche il loro modo di pregare è espressione legittima della fede cattolica. Per i sostenitori della riforma, invece, è un promemoria del fatto che la vera unità non si impone per decreto, ma si costruisce nel rispetto reciproco.

In ultima analisi, l’episodio mostra che la Chiesa continua a vivere la tensione tra continuità e rinnovamento, una tensione che non deve essere vista come una debolezza, ma come un segno di vitalità. La Messa Tridentina nella Basilica di San Pietro, dopo due anni di divieto, è diventata uno specchio di questa dinamica: un gesto che, a seconda del punto di vista, può significare restaurazione o riconciliazione, resistenza o comunione.

Papa Leone XIV sembra comprendere che la Chiesa non può scegliere tra passato e presente, perché entrambi fanno parte dello stesso mistero. Permettendo all’antica liturgia di risuonare nuovamente sotto la cupola di Michelangelo, invita la cristianità a pregare unita – in latino o in volgare – davanti allo stesso altare e allo stesso Dio.

Di Rafael Tavares

 

 

lascia il tuo commento

Notizie correlate