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Nella parrocchia di Paiporta, a Valencia, l’alluvione ha colpito tutto tranne il corporale

Alcuni lo chiamano già il “miracolo” di Paiporta.

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Il parroco coordina i lavori dopo l’alluvione – Foto: Las Provincias

Redazione (13/11/2024 15:08, Gaudium Press) È una regola che in mezzo alle tragedie Dio non manca di rivelare la sua misericordia e onnipotenza, come è successo ora al calice e al corporale di Paiporta, che è il punto zero del disastro dell’alluvione di Valencia di quindici giorni fa.

A Paiporta, con una popolazione di 27.000 abitanti, si sono contati finora 70 decessi a causa del fango e dell’acqua, anche se non sono pochi quelli che sostengono che siano più numerosi. Nel centro della città si trova la chiesa parrocchiale di San Ramón.

Il giorno della goccia fredda, martedì 29 ottobre scorso, erano le 19.00 e l’onda anomala stava già iniziando il suo passaggio distruttivo e assassino. Ma il parroco, don Salvador Romero, non era stato avvertito, così aveva iniziato, come era suo dovere, l’Eucaristia serale, che questa volta contava solo pochi parrocchiani, la sua amata madre e altri tre assistenti. Ma la lancetta dei secondi scorreva e 20 minuti dopo toccava a lui distribuire la comunione con l’acqua che era già arrivata alle ginocchia.

In fretta e furia, concluse la celebrazione e andò in sacrestia per togliersi i paramenti e le solite cose.

Portò anche il calice e il corporale, quel panno di lino nobile che si usa mettere sopra il calice e l’ostia che si consacra durante la messa. Padre Salvador pose il calice e il corporale su un tavolino e corse al primo piano dell’edificio parrocchiale, perché “in pochi secondi l’acqua mi arrivava al petto, [e] se avessi ritardato un altro mezzo minuto non saremmo usciti vivi da lì, perché nel frattempo aveva raggiunto i due metri”.

A questo secondo livello erano arrivati tutti, il sacerdote, sua madre e gli altri tre devoti, spaventati. Ma se pensava di essere al sicuro, presto avrebbe imparato che non lo era. Pochi secondi dopo ricevette una richiesta di aiuto da altri:

Sei donne erano aggrappate alle pareti della parrocchia, lottando per evitare che le correnti le spazzassero via. Erano in reale pericolo di vita.

Allora il sacerdote si riempì del coraggio di chi ha affrontato il Calvario, scese e “aprì la porta come meglio potei e feci una catena per salvarle”, cosa che fecero e che era già un piccolo miracolo. Ma il meglio doveva ancora venire.

La mattina dopo, scende per rifare ciò che doveva essere rifatto, perché il culto doveva continuare e Cristo doveva rievocare il suo sacrificio redentore. Il sacerdote controlla che non vi siano danni ai mobili, all’impianto audio e ad alcune immagini religiose presenti nella chiesa. Entra nella sacrestia e verifica che il fango ha toccato anche il calice benedetto in cui sono stati messi il corpo e il sangue di Cristo.

“La mia sorpresa è stata che il fango si era sparso in tutti gli angoli, ma il corporale sembrava pulito e completamente bianco. Era ancora sul tavolino dove l’avevo lasciato la sera prima, a coprire il calice, che era un po’ macchiato alla base, ma il panno era intatto, senza una sola macchia”. Era come se una mano invisibile avesse detto all’argilla che poteva toccare tutto ciò che voleva, anche il calice d’oro, tranne il lino bianco che serviva da base per il candore eucaristico del Redentore. Mano invisibile, mano divina.

Un biancore del tutto inspiegabile: l’alluvione aveva raggiunto i due metri della sacrestia e aveva colpito tutto ciò che vi era custodito. Non così il corporale, che è rimasto intatto, indenne, nello stesso punto in cui il parroco lo aveva lasciato, nella sua funzione di copertura del calice, completamente bianco.

Per molti abitanti di Paiporta, questo è a dir poco un miracolo.

La voce si è già sparsa, i social network stanno già diffondendo la notizia.

“È un segno delle parole che Gesù ci ha detto: ‘Sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’”, dice don Salvador. Egli custodisce la stoffa come un gioiello. Alcuni fedeli hanno già chiesto di toccarlo; persino un malato di SLA gli ha chiesto di imporglielo “quando tutto tornerà alla normalità”.

Con informazioni tratte da Las Provincias.

 

 

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