“Non potete servire Dio e la ricchezza”
Sabato della XXXI settimana del T. O.
7 novembre, san Prosdocimo di Padova
Lc 16, 9-15
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
COMMENTO
Dalla buona amministrazione dei soldi dipende anche la sorte eterna dell’uomo: “se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?”
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La ricchezza altrui non è altro se non quella che noi pensiamo essere solo nostra! Ossia i soldi guadagnati col sudore della fronte o legittimamente ereditati. Non si pensi che Gesù faccia allusione a fortune formate in modo fraudolento! Tutto quello che possediamo non è che ricchezza altrui, ciò vuol dire che anche in rapporto al nostro danaro non siamo davanti a Dio altro che semplici amministratori, e dall’ uso che ne faremo dipenderà la nostra sorte eterna, ossia, il Cielo o l’Inferno.
Abbiamo assoluto bisogno quindi di “farci degli amici” con la “ricchezza disonesta”. E perché sarebbe disonesta se l’abbiamo guadagnata col nostro lavoro? Per il semplice motivo di reputarla “nostra”, di fare i padroni assoluti. Il Signore, in questo Vangelo, non è un precursore del comunismo, ma predica la vera e autentica carità che ha contrassegnato secoli di Cristianità.
Di San Luigi, Re di Francia, si racconta che gli piacesse fare del bene nell’anonimato, per esempio fare l’elemosina ai poveri che dormivano nel piano terra del palazzo del Louvre nell’ora più buia della notte per non farsi sentire da loro. Lui, inoltre, amava particolarmente servire personalmente i ciechi non rivelando loro la sua identità, per esercitare la carità con purezza di spirito. Era uno consapevole di essere un amministratore delle ricchezze della monarchia e non il padrone!
Imitiamo lui come tanti altri santi che lungo la storia hanno predicato la povertà senza demagogie e l’hanno messa in pratica con tanta generosità! Tanti nobili, ricchi, uomini e donne altolocati spinti dal Vangelo di oggi hanno speso i propri averi per condividerli con i poveri! Mettiamoci davanti al nostro patrimonio e pensiamo come amministrarlo al fine di guadagnarci amici per il giorno del giudizio, affinché depongano in nostro favore davanti al Giudice.
Così eviteremo oltretutto di dare al denaro i nostri cuori, mettendo a rischio la salvezza eterna: “nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.
Seguiamo le orme dello stesso Gesù che da ricco che era, diventò povero per arricchirci con la sua indigenza. La Santissima Vergine Maria, umile e povera di cuore, sia la luce nel nostro cammino per rischiarare le nostre coscienze e aiutarci ad aprire i nostri portafogli a quelli che stanno nel vero bisogno.
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