Origine della Solennità del Corpus Domini
Un miracolo portentoso è all’origine della tradizionale festa del Corpus Domini, celebrata solennemente in tutto il mondo cattolico. “Sebbene rinnoviamo ogni giorno nella Messa la memoria dell’istituzione di questo Sacramento, riteniamo tuttavia opportuno che sia celebrato più solennemente almeno una volta all’anno, per confondere particolarmente gli eretici” (Papa Urbano IV).
Foto: Cathopic/Dulce María.
Redazione (30/05/2024 14:16, Gaudium Press) Nel lontano 1263, un sacerdote di nome Pietro, originario di Praga secondo la tradizione, era in viaggio verso Roma. Poiché era fortemente provato nella sua fede sulla presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, intraprese un pellegrinaggio per rinvigorire la sua fede vacillante. Era infatti in gioco la sua stessa identità sacerdotale, in quel periodo tormentato della sua vita.
Avvicinandosi a Bolsena, decise di entrare in città per prostrarsi davanti alla tomba di Santa Cristina – una martire dei primi secoli del cristianesimo, a cui era molto devoto – e celebrarvi l’Eucaristia.
Durante la Messa, gli tornò in mente l’atroce dubbio che lo tormentava, e chiese insistentemente l’intercessione della Santa per ottenere quella stessa fortezza nella Fede che le aveva fatto affrontare il martirio.
Al momento della Consacrazione, tenendo l’Ostia tra le mani, pronunciò le parole di rito: “Questo è il mio Corpo…”. Immediatamente si verificò un miracolo: l’ostia assunse un colore rossastro e cominciò a gocciolare sangue, che cadde copiosamente sul corporale. Anche i fedeli presenti poterono contemplare l’evento e, attoniti, lo commentarono con la vitalità tipica della regione.
Come avrebbe potuto continuare la celebrazione dopo questa impressionante manifestazione divina? Al sacerdote mancò il coraggio. Colmo di immensa gioia e, allo stesso tempo, di grande emozione, interruppe la Messa, avvolse le specie eucaristiche nel corporale e si recò in sacrestia.
I suoi tormentosi dubbi furono fugati, la sua anima si riempì di fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e il suo cuore traboccò di gratitudine verso Dio e verso la sua santa intermediaria.
Dopo i primi momenti di forte emozione, decise di andare senza indugio a riferire il miracolo a Papa Urbano IV, che allora risiedeva temporaneamente nella vicina città di Orvieto. Voleva anche confessare il suo peccato di dubbio al Vicario di Cristo e chiedere l’assoluzione.
Indagini e conferma del miracolo
Il Pontefice lo assistette con tutta la sua paternità, insieme al clero e agli altri testimoni del prodigio. Dopo aver ascoltato con attenzione tutti i dettagli dell’evento, decise di inviare a Bolsena una commissione guidata dallo stesso arcivescovo di Orvieto – si dice che ne facessero parte San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura – incaricata di fare una rigorosa indagine sui fatti e, se il miracolo fosse stato confermato, di portare a lui le preziose reliquie.
Dopo accurati esami, la commissione concluse che il miracolo c’era stato davvero. Si formò quindi una splendida processione per accompagnare le inestimabili reliquie. Vi parteciparono i dignitari e una folla di fedeli della città di Bolsena, sventolando rami d’ulivo. Da Orvieto giunse un altro corteo, composto dal Papa, dalla sua corte, da membri del clero e da numerose persone.
Urbano IV si prostrò in ginocchio per ricevere la Sacra Ostia avvolta in un corporale di lino impregnato del Prezioso Sangue del nostro Redentore. Poi si recarono tutti nella vecchia cattedrale. Lì, le Sacre Specie e il corporale furono mostrati al pubblico esultante ed emozionato, prima di essere riposti nel tabernacolo.
Insieme a tutta la Chiesa, il Papa era a conoscenza del famoso miracolo di Lanciano, in cui l’ostia e il vino consacrati si erano trasformati in carne e sangue visibili e tangibili, rimanendo tali senza decomporsi dall’VIII secolo. Era stato anche confidente di Santa Giuliana di Mont Cornillon, che, in visioni mistiche, aveva ricevuto dal Cielo il compito di trasmettere alla Chiesa il desiderio divino di inserire nel calendario liturgico una festa in onore dell’Eucaristia.
Santa Giuliana di Mont Cornillon
Nel 1208, quando aveva appena 16 anni, Giuliana fu oggetto di una singolare visione: le apparve un disco bianco brillante, simile alla luna piena, con uno dei lati oscurato da una macchia. Dopo alcuni anni di intensa preghiera, le fu rivelato il significato di quella luminosa “luna incompleta”: simboleggiava la liturgia della Chiesa, che mancava di solennità nella lode al Santissimo Sacramento. Santa Giuliana di Mont Cornillon era stata scelta da Dio per comunicare al mondo questo desiderio celeste.
Passarono più di vent’anni prima che la pia suora, superando la ritrosia derivante dalla sua profonda umiltà, decidesse di compiere la sua missione riferendo il messaggio ricevuto. Su sua richiesta, vennero consultati diversi teologi, tra cui padre Jacques Pantaléon – futuro vescovo di Verdun e patriarca di Gerusalemme – che si mostrò entusiasta per le rivelazioni di Giuliana.
Dopo qualche decennio, e dopo la morte della santa veggente, la Divina Provvidenza volle che fosse elevato al Soglio Pontificio nel 1261, assumendo il nome di Urbano IV.
Istituzione della festa del Corpus Domini
E ora, visto quanto era accaduto a Bolsena, non c’era più alcun dubbio nella mente di Urbano IV su ciò che doveva fare.
Così, l’11 agosto 1264, con la bolla Transiturus de Hoc Mundo, istituì la festa del Corpus Domini, estendendo a tutto il mondo cristiano il culto pubblico della Santa Eucaristia, che era stato officiato solo in alcune diocesi, grazie all’influenza di Santa Giuliana.
Cinquant’anni dopo, Papa Clemente V rese obbligatoria la celebrazione di questa festa dell’Eucaristia. E il Concilio di Trento, a metà del XVI secolo, ufficializzò le processioni eucaristiche, come ringraziamento per il dono supremo dell’Eucaristia e come manifestazione pubblica di fede nella presenza reale di Cristo nella Sacra Ostia.
In questo modo, è stata istituita in tutta la Chiesa la “festa in cui il Popolo di Dio si riunisce attorno al tesoro più prezioso ereditato da Cristo, il Sacramento della sua stessa Presenza, e lo loda, lo canta e lo porta in processione per le strade della città” (Giovanni Paolo II, Omelia sulla Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 14 giugno 2001).
Per contenere le preziose reliquie del miracolo di Bolsena, la devozione cattolica realizzò uno splendido reliquiario e poi eresse il bellissimo Duomo gotico di Orvieto, la cui facciata policroma è ancora ammirata in tutto il mondo.
Di padre David C. Francisco, EP
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