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Papa Leone XIV e il nuovo orientamento della diplomazia papale in Medio Oriente

La Santa Sede ha vissuto giorni di intensa mobilitazione diplomatica e pastorale dopo la tragica notizia del bombardamento della chiesa della Sacra Famiglia, a Gaza.

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Foto: Vatican News

Redazione (22/07/2025 17:24, Gaudium Press). La Santa Sede ha vissuto giorni di intensa mobilitazione diplomatica e pastorale dopo la tragica notizia che l’unica chiesa cattolica della Striscia di Gaza, dedicata alla Sacra Famiglia, è stata colpita da un bombardamento israeliano il 17 luglio. Il tempio, che accoglieva circa 500 civili, molti dei quali donne, bambini e persone con disabilità, ha subito gravi danni. Tre persone sono morte nell’attacco, tra cui un uomo sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza, e decine sono rimaste ferite, tra cui il parroco locale, padre Gabriel Romanelli, che ha riportato una ferita da scheggia a una gamba.

L’incidente ha provocato una risposta immediata di Papa Leone XIV, che ha espresso il suo “profondo cordoglio” e ha contattato direttamente i principali leader coinvolti nel conflitto. Secondo il Vaticano, il Pontefice ha telefonato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, chiedendo chiarimenti e l’adozione di misure concrete per prevenire nuove tragedie che colpiscano civili e strutture religiose. Secondo fonti vicine all’incontro, Netanyahu si è scusato con il Papa, definendo l’attacco “accidentale” e causato da colpi vaganti.

Successivamente, il Papa ha avuto una conversazione telefonica con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, ribadendo il suo appello per un cessate il fuoco immediato, per l’accesso sicuro agli aiuti umanitari e per l’inviolabilità di ospedali, scuole e templi. “I luoghi sacri devono essere protetti come rifugi della dignità umana”, ha dichiarato il Santo Padre, secondo una nota pubblicata su Vatican News.

L’impatto pastorale della distruzione della parrocchia cattolica di Gaza è stato particolarmente sentito a Gerusalemme, dove anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino, ha ricevuto una telefonata personale dal Papa. Leone XIV ha espresso la sua solidarietà e ha ribadito la sua fiducia nella missione della Chiesa in Medio Oriente, anche sotto le bombe e il terrore.

In una nota firmata da Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, il Vaticano ha ribadito che «non ci sono attacchi giustificabili contro i civili», specialmente quando sono perpetrati in luoghi che sono diventati l’ultimo rifugio di innocenti. La chiesa della Sacra Famiglia a Gaza era stata, negli ultimi mesi, l’ultima speranza di protezione per centinaia di persone, tra cui cristiani e musulmani. Il tempio ospita anche suore della Congregazione del Verbo Incarnato che si prendono cura di anziani e persone con gravi disabilità. Dopo l’attacco, la situazione è diventata insostenibile e fonti locali riferiscono di un esaurimento delle risorse di base e di un crescente timore tra i fedeli.

L’intervento di Papa Leone XIV rivela una continuità con i suoi predecessori, ma con un tono ancora più diretto. Nel contattare i leader israeliani e palestinesi, il Pontefice evita posizioni di parte, ma non rinuncia alla sua missione profetica: difendere la vita, proteggere i vulnerabili e mantenere viva la presenza cristiana in Terra Santa.

Gli esperti vedono la posizione del Papa come un gesto diplomatico di forza morale. Per il Vaticano non si tratta solo di denunciare, ma di agire: con telefonate, con il peso delle parole, con la testimonianza della carità. In attesa di una possibile tregua, la Santa Sede continua a intervenire presso le organizzazioni internazionali e diverse Chiese di tutto il mondo, comprese quelle di rito orientale, hanno espresso la loro solidarietà ai cattolici di Gaza.

La diplomazia pontificia, caratterizzata dalla sua indipendenza morale e autorità spirituale, ha svolto un ruolo sempre più importante negli scenari di conflitto, specialmente in Medio Oriente. Papa Francesco aveva consolidato una posizione di dialogo universale, cercando di aprire canali con leader di diverse confessioni e regimi, anche in contesti di tensione religiosa.

Il suo storico incontro con il Grande Imam di Al-Azhar e la sua visita in Iraq dimostrarono una diplomazia fatta di presenza e ascolto. Papa Leone XIV, erede di questo stile diplomatico, adotta ora un tono più diretto e pastoralmente vigile. Il suo intervento nel recente attacco alla chiesa di Gaza, con telefonate a Netanyahu e Abbas, è segno di una diplomazia attiva che non esita a chiedere responsabilità morale anche ai potenti. Mentre Francesco apriva le porte, Leone XIV sembra disposto ad attraversarle con fermezza, riaffermando che la pace non è un’utopia diplomatica, ma un’esigenza di fede e giustizia.

Nel frattempo, la chiesa in rovina della parrocchia della Sacra Famiglia diventa simbolo del grido di pace. Lì, dove risuonano ancora i salmi recitati tra sirene e lamenti, la Chiesa non abbandona i suoi e, attraverso il Papa, insiste: «Dove non c’è pace, dobbiamo seminare misericordia».

Di Rafael Tavares

 

 

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