Papa Leone XIV in Medio Oriente come messaggero di pace, armonia e dialogo.
Il Papa comincia oggi, giovedì 27 novembre, il suo primo viaggio apostolico internazionale, che avrà come destinazione la Turchia e il Libano.

Redazione (27/11/2025 15:52, Gaudium Press) In un’intervista a Vatican News, il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin, ieri ha parlato del primo viaggio apostolico internazionale di Papa Leone XIV, che inizia oggi, giovedì 27 novembre, con destinazione Turchia e Libano.
Il cardinale ha sottolineato che con questo viaggio il Papa segue le orme dei suoi predecessori e che «parte con gli stessi sentimenti che hanno sempre accompagnato i sommi pontefici nell’esercizio del loro ministero petrino, ovvero quello di incontrare le comunità cristiane dei luoghi, dei Paesi, e confermarle nella fede, perché questo è il compito del Successore di Pietro». In questi incontri, egli sarà «un messaggero di pace, di concordia e di dialogo».
Il Concilio di Nicea ha gettato le basi della nostra fede
Alla domanda circa il fulcro del viaggio del Papa in Turchia, la celebrazione dei 1700 anni del Concilio di Nicea e la sua importanza per la Chiesa, Parolin ha affermato che questo «è un anniversario molto importante, per il quale ci si è preparati in anticipo per sottolinearne l’importanza. E il Papa, con la sua presenza, desidera anch’egli sottolineare tale importanza».
Infatti, si può dire che il Concilio di Nicea «ha gettato le basi della nostra fede. La fede in Gesù Cristo nella sua piena divinità e nella sua piena umanità — Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo». Nonostante le divisioni esistenti tra i cristiani, tutti credono nella divinità e nell’umanità di Nostro Signore Gesù Cristo.
Importanza della centralità cristologica nella fede cristiana
Il Cardinale ha anche affermato che questa terra può essere considerata «una culla del cristianesimo, perché lì sono sorte le prime comunità, a quelle comunità sono state indirizzate le lettere apostoliche, come quelle di Paolo, e lì si sono svolti i primi otto concili della storia della Chiesa».
«Vorrei sottolineare l’importanza della centralità cristologica nella fede cristiana – il centro di tutta la nostra fede è lì – e anche la dimensione ecumenica, il fatto che ci troviamo insieme a professare la stessa fede in Gesù, vero uomo e vero Dio», ha commentato. Ha inoltre affermato che la visita alla Moschea Blu in Turchia, prevista nel programma del viaggio, può essere vista come «un gesto di dialogo, un gesto di rispetto interreligioso, che cerca di sottolineare come cristiani e musulmani possano lavorare insieme per un mondo più giusto, un mondo di maggiore solidarietà, un mondo più fraterno».

Leone XIV porterà al popolo libanese un messaggio di speranza
Il messaggio che Leone XIV porterà al popolo libanese, secondo il Segretario di Stato Vaticano, «è un messaggio di speranza, perché il Libano ha bisogno di speranza. È un messaggio di speranza per dire: “Andate avanti, coraggio! Continuate a percorrere la strada che avete scelto’, e, allo stesso tempo, un messaggio di vicinanza della Chiesa”. Ha assicurato che la Santa Sede è sempre stata attenta e vicina al Libano, e continuerà ad esserlo. “Penso che la presenza del Papa significhi questo prima di tutto”, ha detto.
Commentando l’importanza dei viaggi apostolici, Parolin ha spiegato che i Papi hanno visto in essi «un nuovo strumento, una nuova via, adeguata ai nostri tempi, per esercitare il loro ministero». Essi si inseriscono «nell’ambito del compito affidato da Gesù a San Pietro, quello di confermare i fratelli e servire l’unità della Chiesa». Citando Papa Francesco, ha affermato che questo è, in un certo senso, «il segno della Chiesa in uscita», «la Chiesa che diventa pellegrina e si fa presente a tutti i popoli, a tutte le culture e a tutte le realtà di questo mondo».
Contributo dei cristiani nei paesi del Medio Oriente
Parolin ha ricordato che i cristiani sono sempre stati una presenza fondamentale nei paesi del Medio Oriente, offrendo un contributo di grande valore e importanza alla vita sociale, economica, culturale e persino politica. Secondo il cardinale, i cristiani vogliono continuare a dare questo contributo e a svolgere il ruolo che hanno sempre svolto, ma il numero dei cristiani in Medio Oriente è in continuo calo, e questo è motivo di grande preoccupazione per la Santa Sede.
“Vorremmo che i cristiani possano rimanere in Medio Oriente, per continuare a dare, come desiderano, il loro contributo alle società in cui vivono e di cui sono parte integrante. Sono cittadini di questi Paesi, di queste società, e quindi devono continuare a poter offrire il loro ruolo, il loro contributo”, ha affermato.
Noi seminiamo, poi il Signore saprà quali saranno i frutti
Infine, il cardinale Parolin ha paragonato questi viaggi e altre iniziative della Santa Sede alla semina: «Noi seminiamo, poi il Signore saprà quali saranno i frutti e quando sarà il momento di raccoglierli». Il porporato ritiene che in un contesto mondiale segnato da tante difficoltà, «la Santa Sede debba continuare a proclamare ad alta voce il tema dell’incontro e non dello scontro. Quindi, superare i conflitti per trovare aree comuni in cui lavorare per il bene della società e della famiglia umana “. Il Segretario di Stato Vaticano dice di credere che da questo messaggio, che il Papa ripete continuamente, ” possano nascere nuove realtà, in cui i popoli possano comprendersi e vivere in pace, in concordia, e costruire insieme la famiglia umana”. (EPC)





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