Papa Leone XIV: ordinazione episcopale del nuovo nunzio in Iraq
Papa Leone XIV ha presieduto la messa di ordinazione episcopale di Mons. Mirosław Stanisław Wachowski, il nuovo rappresentante pontificio in Iraq. Nella sua omelia, il Papa lo ha esortato a promuovere la “coesistenza pacifica” e a collaborare ‘costruttivamente’ con le altre religioni, in una terra “segnata dalla sofferenza e dal desiderio di rinascita”.

Foto: Vatican Media
Redazione (27/10/2025 16:58, Gaudium Press) Nel pomeriggio di domenica 26 ottobre, Papa Leone XIV ha presieduto la messa di ordinazione episcopale dell’attuale Mons. Mirosław Stanisław Wachowski, appena nominato nunzio apostolico in Iraq.
Mons. Wachowski è originario della diocesi di Ełk, città di Pisz, Polonia, dove è nato l’8 maggio 1970. Era stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1996 e nominato nunzio da Papa Leone lo scorso 18 settembre. Ha scelto come motto episcopale Gloria Deo Pax Hominibus (Gloria a Dio e pace agli uomini), sul quale Leone XIV ha commentato: «È il programma di una vita. Cercare sempre che la gloria di Dio risplenda nella pace tra gli uomini. Questo è il senso profondo di ogni vocazione cristiana, e in modo particolare della vocazione episcopale: rendere visibile, con la propria vita, la lode a Dio e il suo desiderio di riconciliare il mondo a se stesso» (cfr. 2Cor 5,19).
Già al servizio della diplomazia della Santa Sede con esperienza internazionale, Mons. Mirosław Stanisław Wachowski si trasferirà a Baghdad, nel cuore delle tradizioni cristiane e della diversità della Chiesa. La sua missione sarà quella di difendere la pace nel dialogo con le altre religioni.
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Foto: Vatican Media
Il Papa lo ha esortato a salvaguardare la speranza e a «incoraggiare la coesistenza pacifica», ricordandogli che la diplomazia vaticana «nasce dal Vangelo e si nutre della preghiera». L’Iraq, ha detto, è una terra in cui, «secondo la tradizione, l’apostolo San Tommaso, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, portò il Vangelo; e furono i suoi discepoli Addai e Mari a fondare le prime comunità. In quella regione si prega nella lingua che parlava Gesù: l’aramaico. Questa radice apostolica è segno di una continuità che la violenza non è riuscita a estinguere».
«Oggi lei è chiamato a continuare questo cammino: a curare i germogli della speranza, a incoraggiare la convivenza pacifica, a mostrare che la diplomazia della Santa Sede nasce dal Vangelo e si nutre della preghiera».
E ha concluso, dando un consiglio al nuovo vescovo: «Mons. Mirosław, sia sempre un uomo di comunione e di silenzio, di ascolto e di dialogo. Porti nelle sue parole la mitezza che edifica e nel suo sguardo la pace che consola. In Iraq, il popolo la riconoscerà non per quello che dirà, ma per come amerà».




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