Piuttosto che credersi strumenti dello Spirito, è meglio temere Dio: appunti sulle parole di un futuro cardinale
Padre Radcliffe ha tenuto la meditazione alla 13ª Congregazione generale del Sinodo. Congregazione generale del Sinodo.
Foto: Vatican News
Redazione (24/10/2024 14:19, Gaudium Press) Ecco alcuni brevi commenti sulle recenti espressioni del futuro cardinale Timothy Radcliffe, che, se non era già abbastanza famoso, ora lo è molto, dopo l’annuncio di Francesco di nominarlo cardinale il prossimo giorno dell’Immacolata Concezione. Il domenicano, ex maestro generale del suo ordine, è conosciuto anche per le sue posizioni più che discutibili sulla morale sessuale, in particolare sulla questione delle unioni tra persone dello stesso sesso.
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L ‘Agenzia Sir riferisce che il sacerdote ha tenuto la meditazione durante la 13ª Congregazione generale del Sinodo alla quale ha partecipato Papa Francesco.
In quell’occasione il domenicano ha detto che “non dobbiamo avere paura del disaccordo, perché lo Spirito Santo opera in noi”: il sacerdote è troppo sicuro dell’effettiva azione dello Spirito Santo in lui e in chi lo circonda, cosa che, a quanto mi risulta, è garantita solo al Papa quando parla ex cathedra e al magistero ordinario quando ribadisce con forza la dottrina tradizionale. Inoltre, l’espressione del frate non è priva di un sapore hegeliano (tesi contro antitesi – sintesi), facendo del disaccordo il motore privilegiato della ricerca della verità. Intanto, in una divergenza, una parte ha torto, ma a volte entrambe le parti hanno torto, ed è per questo che, piuttosto che fomentare il disaccordo e credersi portatori infallibili delle luci del Paraclito, ciò che dobbiamo fare è andare più a fondo e ancorarci alla dottrina tradizionale, per poi pregare lo Spirito Divino e la sua fedele sposa, la Vergine, affinché non permetta alle nostre deboli menti di perdersi nei meandri dei suoi ragionamenti o capricci.
Il domenicano ha anche detto che “la nostra libertà consiste nel pensare, parlare e ascoltare senza paura”. Ebbene, noi pensiamo esattamente il contrario: dobbiamo sempre avere un fondo di insicurezza nell’anima quando esprimiamo o fabbrichiamo le nostre opinioni, perché, come diceva Donoso Cortés, l’uomo ha sete di assurdità e di peccato, e questa inclinazione è presente anche nei cattolici e negli uomini di Chiesa. La sicurezza dovrebbe darcela l’orologio del genere umano, il Big Ben del genere umano, la dottrina di Cristo e della Santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. Prima di iniziare a pensare, è meglio studiare la tradizione della Chiesa, e con autori molto solidi, già approvati dalla Chiesa, come ad esempio la luce che è nata proprio all’interno del suo ordine, San Tommaso d’Aquino, dottore universale della Chiesa. Per il resto, gli eretici che hanno ferito la Sposa di Cristo nel corso della sua Storia, hanno pensato e parlato molto, “liberamente”, “senza paura”… Per pensare e parlare in questi campi è meglio farlo con Timore di Dio.
“La Divina Provvidenza è gentile, silenziosa e agisce anche quando le cose sembrano andare male”, diceva anche don Radcliffe. Ebbene, che la Provvidenza di Dio sia sempre all’opera è assolutamente vero. Che sia sempre gentile, dipende; e che sia silenziosa, anche (il diluvio non fu molto silenzioso, o molto gentile, nel senso ordinario del termine; ma fu certamente una manifestazione provvidenziale). Ma è vero che la Divina Provvidenza non si ferma quando gli uomini fanno un uso buono o cattivo della loro libertà. Ciò che non sarebbe vero è pensare che, poiché Dio regna sempre come Signore della Storia, gli uomini possono dedicarsi a pensare quello che vogliono, che alla fine lo Spirito Santo aggiusterà tutto, o che Dio propizia gli errori degli uomini per poter agire. Dio si serve anche degli errori degli uomini per manifestare la sua gloria trionfante, ma a Dio non piacciono gli errori, perché, come dicono gli americani, gli errori hanno delle conseguenze; se così non fosse, chiediamo a Lutero o a Calvino se nell’eternità saranno felici per le tante anime che hanno contribuito a portare fuori strada.
Il domenicano sembra fare eco ai sentimenti di alcuni, preferibilmente dell’ala progressista, che avrebbero voluto che questo sinodo fosse l’innesco o addirittura la concretizzazione di diaconesse, sacerdotesse e padri sposati, tra le altre “conquiste” gradite alla mondanità: “Anche se siamo delusi dall’esito del Sinodo, la Provvidenza di Dio è all’opera in questa assemblea, conducendoci verso il Regno in modi che solo Dio conosce. La sua volontà per il nostro bene non può essere ostacolata”. È chiaro che il Regno di Dio sarà stabilito; ma ciò che noi uomini dobbiamo fare, in primo luogo, è pregare affinché la nostra volontà coincida con quella di Dio, cosa che spesso non avviene. La seconda cosa è vedere ciò che Dio ha già detto, sia nelle Scritture che nella Tradizione, perché poiché Dio è lo stesso ieri, oggi e sempre, e non si contraddice, se diciamo o camminiamo in modo molto diverso da ciò che Dio ha già detto, allora più che fare la volontà di Dio, molto probabilmente saremo in combutta con il Maligno.
Alla fine il domenicano esprime ciò che si dovrebbe fare all’inizio, alla fine e in ogni momento: “Facciamo ciò che pensiamo sia giusto e il resto è nelle mani di Dio. È solo un Sinodo. Ce ne saranno altri. Non dobbiamo fare tutto, ma solo cercare di fare il passo successivo”. La domanda è se i passi che abbiamo fatto o che vogliamo fare sono nella direzione giusta, quella voluta da Dio, e se sono aiutati dalla grazia di Dio, o piuttosto il contrario.
Perché sì, Dio è il Signore della Storia – e non lo schiavo della mondanità e dello spirito del tempo – e tutti coloro che si oppongono a Dio, per quanto politicamente corretti o ben visti dal mondo, hanno perso la partita in anticipo.
Di Carlos Castro
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