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Politici di 24 Paesi chiedono la libertà del cattolico Jimmy Lai ma il Vaticano tace

 Il silenzio del Vaticano sulla situazione dell’uomo d’affari Jimmy Lai è diventato clamoroso. Forse teme di turbare in qualche modo Pechino. Ci si aspetta di più da Trump.

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Redazione (25/11/2024 15:40, Gaudium Press) Jimmy Lai, uomo d’affari cattolico e fondatore dell’influente quotidiano Apple Daily, rischia l’ergastolo a Hong Kong, con l’accusa di collusione con forze straniere e sedizione. Queste accuse derivano dalla severa legge sulla sicurezza nazionale imposta a Hong Kong dal governo comunista di Pechino nel 2020, che secondo i critici è stata concepita per soffocare il dissenso, limitare le libertà civili ed eliminare qualsiasi opposizione politica.

Lai, 77 anni, è stato arrestato quattro anni fa e questa settimana è comparso in tribunale in un processo che potrebbe durare diversi mesi. Questo processo segue la recente incarcerazione di 45 attivisti pro-democrazia, condannati fino a 10 anni di carcere per un altro caso legato alla stessa legge. Secondo Hong Kong Watch, la repressione negli ultimi cinque anni ha portato a più di 1.800 prigionieri politici a Hong Kong, tra cui legislatori democraticamente eletti, giornalisti e difensori dei diritti umani.

La protesta internazionale per il suo rilascio

La situazione di Jimmy Lai è stata ampiamente condannata a livello internazionale. Il 19 novembre, più di 100 politici di 24 Paesi hanno firmato una lettera congiunta per condannare la sua “detenzione arbitraria” e chiederne l’immediato rilascio. Tra i firmatari ci sono importanti personalità internazionali che hanno sottolineato le violazioni dei diritti umani commesse in questo caso.

L’ONU, attraverso il suo Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria, ha denunciato in un recente rapporto, le molteplici violazioni dei diritti fondamentali di Lai e ne ha chiesto l’immediato rilascio. Da parte sua, Amnesty International lo ha definito un prigioniero di coscienza, ribadendo che le accuse contro di lui sono una mossa ingiustificata per metterlo a tacere.

Al crescente clamore si è aggiunta la promessa di intervento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, che ha recentemente dichiarato: “Al 100%. Lo farò uscire. Sarà facile farlo uscire”.

Il silenzio del Vaticano e la sua strategia diplomatica con la Cina

In contrasto con le numerose dichiarazioni internazionali, il Vaticano ha scelto di non rilasciare alcuna dichiarazione pubblica sul caso di Jimmy Lai. Interpellato il 22 novembre, un portavoce della diocesi di Hong Kong ha spiegato che “trattandosi di un processo giudiziario in corso, la diocesi non ha ulteriori commenti da fare”. Tuttavia, il cardinale Stephen Chow, vescovo di Hong Kong, ha espresso la sua vicinanza spirituale all’uomo d’affari detenuto e ha affermato di “pregare affinché Lai, un fratello in Cristo, sia in pace”.

Il silenzio del Vaticano fa parte della sua strategia diplomatica per mantenere l’accordo provvisorio con la Cina sulla nomina dei vescovi, che è stato recentemente rinnovato per altri quattro anni. Secondo il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, questo accordo mira a promuovere il dialogo culturale e religioso con le autorità cinesi, ispirandosi all’opera del missionario Matteo Ricci, figura chiave nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Cina nel XVII secolo.

Nelle parole del cardinale Chow, la Chiesa cerca di seguire l’esempio di Ricci promuovendo “l’incontro e il dialogo” come modi per affrontare il processo di “sinicizzazione” promosso dal governo cinese dal 2014. Tuttavia, questa posizione è stata ampiamente criticata dai sostenitori dei diritti umani, che sottolineano come la “sinicizzazione” promossa dal Partito Comunista non sia un tentativo di integrazione culturale, ma uno strumento di subordinazione ideologica.

Critiche alla posizione della Santa Sede

Benedict Rogers, cofondatore di Hong Kong Watch, ha osservato che “nella mente di Xi Jinping e del Partito comunista cinese, la sinizzazione non è una campagna di inculturazione, ma di indottrinamento ideologico e politico”. Secondo Rogers, “il regime non vuole che la Chiesa cattolica si adatti alla cultura cinese, ma che si sottometta alle linee guida marxiste-leniniste”.

Il sacerdote Robert Sirico, amico intimo di Lai e presidente emerito dell’Acton Institute, ha descritto la posizione del Vaticano come una riproposizione delle politiche di pacificazione che fallirono durante la Guerra Fredda. Ha ricordato come il cardinale Agostino Casaroli abbia cercato di negoziare con i regimi comunisti del blocco sovietico, una strategia che, a suo avviso, non ha avuto successo. “L’ispirazione audace e coraggiosa di San Giovanni Paolo II è stata ciò che ha portato alla libertà non solo della Chiesa, ma dell’intero blocco sovietico”, ha sottolineato.

Simbolo della resistenza pro-democrazia

Jimmy Lai rimane in isolamento in un carcere di massima sicurezza, dove dal dicembre dello scorso anno gli è stato persino negato il diritto di ricevere la Comunione. Nonostante ciò, è diventato un simbolo della resistenza pro-democrazia al regime autoritario di Pechino.

Con informazioni di NCRegister / Infocatólica.

 

 

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