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San Bruno, giovane genio, fondatore dei Certosini, formatore del papa delle Crociate

San Bruno di Colonia, o San Bruno di Calabria, vedrete perché, iniziò la sua vita con tutto lo splendore di chi ha tutti i doni, intorno all’anno 1030. Un giorno San Pietro apparve ai suoi monaci

San Bruno 2

Redazione (06/10/2024 16:35, Gaudium Press) San Bruno di Colonia, o San Bruno di Calabria, vedrete perché, iniziò la sua vita con tutto il fulgore di chi ha tutti i doni naturali, intorno all’anno 1030.

Ancora ragazzo, si recò a Reims per completare gli studi, attratto dalla fama del direttore della scuola episcopale, Heriman.

Dopo aver ottenuto sempre il primo posto in tutti i corsi, appena laureato fu nominato maestro e come maestro acquistò fama. Ma quest’uomo già virtuoso non si lasciò abbagliare dalla fama.

Detestando la corruzione del suo tempo, soprattutto la simonia o la vendita di cose sacre, e altrettanto inorridito dall’eresia, torna a Colonia, diventa sacerdote e si dedica all’evangelizzazione del popolo.

Torna a Reims, ad alte dignità.

Ma a Reims non dimenticano chi è partito, e così l’arcivescovo Gervaso, che vuole riformare la sua diocesi, lo richiama, gli restituisce la cattedra, lo fa cancelliere della diocesi, direttore degli studi. Come insegnante formò due santi, Sant’Ugo, vescovo di Grenoble, e il Beato Urbano II, che predicò le crociate.

Dalle sue alte cariche a Reims, illuminò il popolo e il clero con la sua virtù. Predicava l’amore per la virtù, l’orrore per il peccato, passaporto per l’inferno.

Un giorno il suo protettore morì e fu eletto un nuovo vescovo, Manasse, che divenne arcivescovo con intrighi e inganni e la cui vita fu uno scandalo. San Bruno si sollevò contro questi scandali, si appellò al legato del Papa, fece convocare un concilio ad Autun che condannò Manasse, il quale fu costretto a lasciare la carica e morì nell’oblio.

Il giorno del suo 40° compleanno, Bruno decise di abbandonare la “carriera” ecclesiastica e partì con sei compagni, per Grenoble, la città dove il suo ex allievo Hugo era vescovo.

Durante il viaggio, appoggiato a una colonna, fece un sogno. Sognò che gli apparivano tre angeli che gli annunciavano che Dio camminava al suo fianco e avrebbe vegliato sul suo lavoro. Quella stessa notte il vescovo Hugo fu portato in sogno in un luogo solitario e selvaggio nella giurisdizione della sua diocesi. Lì vide un tempio che veniva costruito e sette stelle che cadevano dal cielo. Questo era il modo in cui Dio avvertiva il santo vescovo dell’arrivo di San Bruno e dei suoi sei compagni.

Viene fondata la Certosa

Quando arrivarono, Sant’Hugo fece indossare loro un abito bianco e li condusse nel luogo che aveva visto nella notte: era il deserto della Certosa, che avrebbe dato il nome all’ordine fondato da San Bruno, i Certosini.

L’idea di vita di San Bruno per i suoi monaci era che vivessero in isolamento come i primi eremiti del deserto, ma anche con alcuni tratti di vita comunitaria. Le penitenze e i digiuni erano severi, le privazioni erano notevoli, soprattutto per quanto riguardava il cibo. Gli unici atti comunitari erano la recita del Mattutino all’alba, la Messa e la recita dei Vespri la sera. Per il resto, si dedicavano al lavoro nei giardini e negli orti, alla preghiera personale, alla trascrizione di libri antichi.

Fedele al sogno che aveva fatto, il vescovo Sant’Ugo contribuì alla costruzione della chiesa certosina e alla realizzazione di stanze in legno dei monaci. E così, in questa vita, i certosini, con a capo San Bruno, trascorsero i primi anni.

Ma un giorno, l’altro dei suoi santi discepoli lo mandò a chiamare, solo che lui era già papa. Urbano II gli stava dicendo che l’imperatore Enrico IV aveva incoraggiato l’elezione di un antipapa e stava provocando uno scisma, per cui aveva bisogno del suo aiuto.

San Bruno, che temeva che lasciare i suoi discepoli da soli nella Certosa avrebbe dissolto l’opera, obbedì comunque all’ordine papale. Ma i giovani che comunque lo avevano seguito, erano rimasti soli. E sebbene Urbano II avesse dato loro un buon alloggio e sebbene si fosse fatto il possibile per conservare lì la vita che avevano alla Certosa in Francia, si resero conto che in mezzo alla grande e vivace Roma non avrebbero mai avuto il raccoglimento che la loro vocazione comportava. Decisero quindi di tornare in Francia, sempre aiutati dalle lettere inviate da San Bruno, che doveva rimanere a Roma.

Un giorno San Pietro apparve per preservare i Certosini.

Si racconta che un giorno, in un momento in cui i monaci erano scoraggiati, apparve loro un vecchio che chiarì tutti i loro dubbi, dicendo loro che la Vergine vegliava sull’opera e su ciascuno di loro, e che sarebbe stata il sostegno di tutti i loro sforzi. I monaci conclusero che era San Pietro stesso ad essere stato mandato dal Cielo per sostenere l’opera.

E ci furono sempre monaci, fino al 1903, anno della persecuzione anticlericale. Ma il governo anticlericale finì e i monaci tornarono dopo la seconda guerra mondiale, per giungere fino ad oggi.

Nel frattempo San Bruno a Roma continuava a desiderare fortemente la sua vita di isolamento. Un giorno il Papa, su richiesta del popolo, voleva nominarlo arcivescovo di Reggio Calabria, ma il Santo disse al Papa che ciò che desiderava era la solitudine dagli uomini per essere in unione con Dio. Alla fine il Papa esaudì il suo desiderio, ma solo permise  al Santo di non andare troppo lontano, ma di stare in un luogo solitario vicino a Roma.

E lì si recò San Bruno, con nuovi discepoli, in una valle della Calabria, dove fu fondata la seconda certosa.

E poi condusse la vita che desiderava, nella preghiera, nella contemplazione, scrivendo commenti ai libri della Sacra Scrittura, come i Salmi o le Lettere dell’Apostolo.

Infine, in compagnia dei suoi figli spirituali, morì il 6 ottobre 1101.

 

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