San Carlo Borromeo, nipote del Papa, fece di Milano una città di santi
Nipote del Papa, a 23 anni era già cardinale grazie al suo impegno negli studi. Ma la virtù era il suo fondamento.

Redazione (04/11/2025 14:07, Gaudium Press) San Carlo Borromeo nacque ad Arona, in Piemonte, nel 1538, da una famiglia nobile. Suo padre era il conte Gilberto Borromeo, sua madre Margherita apparteneva alla famiglia de’ Medici. Era il secondo figlio maschio di sei fratelli.
Fin da giovane dimostrò una grande passione per gli studi e, a differenza della quasi totalità del genere umano, amava dedicarsi ai propri doveri. Ma nel campo della scienza e del sapere raggiunse il successo non grazie a un talento innato, bensì per l’applicazione, l’impegno e la serietà con cui si dedicava a essi. Aveva una certa difficoltà di parola e i suoi insegnanti lo consideravano un po’ lento, ma la sua tenacia superò gli ostacoli.
A 21 anni si laureò in Giurisprudenza all’Università di Milano.
Un suo parente, uno zio materno, fu eletto Papa con il nome di Pio IV e lo scelse come Segretario di Stato. Fu nominato Cardinale molto giovane, a soli 23 anni. e fu presidente di sinodi e concili.
Legato pontificio, protettore di Paesi e ordini religiosi
A soli 23 anni era già legato pontificio di Bologna, della Romagna e della Marca di Ancona, nonché protettore del Portogallo, dei Paesi Bassi, dei Cantoni cattolici della Svizzera e, inoltre, degli ordini di San Francesco, del Carmelo, dei Cavalieri di Malta e di altri ancora. La sua capacità di lavoro era impressionante. Nel 1560 il Papa lo aveva nominato amministratore della sede vacante di Milano. È sorprendente vedere un uomo così giovane, con una natura che non era quella di un genio, e ancora solo un chierico di ordini minori, svolgere il lavoro di molti, di giganti. Si percepisce qui l’azione della grazia divina, alla quale si aggiungeva, certo, il dono di una nobile origine.
Notevole è la sua opera nell’istruzione cristiana: fondò 740 scuole di catechismo. Fondò anche 6 seminari che furono modelli di istruzione sacerdotale per il mondo intero.
Inoltre, con l’intento di portare un po’ di sollievo alla corte pontificia, fondò un’accademia letteraria composta da ecclesiastici e laici. Le conferenze e i lavori di questa accademia furono pubblicati tra le opere di San Carlo con il titolo Noctes Vaticanae.
Sebbene dovesse condurre uno stile di vita conforme ai canoni dell’epoca, praticava molte penitenze affinché la virtù cristiana regnasse sempre nel suo essere.
Promotore del Concilio di Trento
Il Concilio di Trento era stato sospeso nel 1552 e lo zio Papa di San Carlo aveva annunciato che voleva riprenderlo. Ciò avvenne nel 1562, dopo aver superato molte difficoltà, ma soprattutto perché San Carlo Borromeo vi dedicò tutte le sue energie. Più volte l’assemblea dei vescovi fu sul punto di sciogliersi, ma l’abilità del Santo lo impedì. Alla fine, dopo nove riunioni generali e molte particolari, furono approvati decreti disciplinari e dogmatici molto importanti, che segnarono per sempre la vita della Chiesa universale: si può dire che in buona parte tutto questo lavoro ha come padre San Carlo Borromeo.
Morto Paolo IV, e nonostante San Pio V volesse trattenerlo a Roma, fece in modo di partire per Milano, sede di cui era amministratore, ma che non era nelle migliori condizioni. Riuscì a convocare un concilio regionale e a far applicare le disposizioni del Concilio di Trento. Lì brillò per la carità verso i poveri, per la penitenza, per la scienza, per la virtù.
Si distinse per il suo rispetto della liturgia, poiché non recitava mai una preghiera né amministrava un sacramento in modo affrettato, anche se aveva mille impegni. Si confessava ogni giorno prima di celebrare la messa. Con pazienza e perseveranza, trasformò quell’importante sede di Milano e, anche se a volte dovette affrontare un’aperta opposizione, persino da parte del senato, alla fine riuscì a superare le resistenze.
I membri di un ordine religioso, gli humiliati, anche se apparentemente accettavano la riforma di San Carlo, in realtà erano degli ipocriti. Un giorno tre priori di quell’ordine si coalizzarono in un complotto per uccidere il Santo. Il responsabile del progetto omicida era addirittura un sacerdote, Geronimo Donati Farina, che come Giuda ricevette denaro in oro per questo incarico. Il 26 ottobre 1569, si appostò alla porta della cappella della casa del Santo e, quando ne ebbe l’occasione, gli sparò. Il Santo stesso credette di essere stato ferito a morte, ma il proiettile aveva appena sfiorato i suoi abiti.
Il suo grande risultato a Milano fu quello di formare un clero virtuoso e ben preparato.
Durante la peste che devastò la città dal 1576 al 1578, San Carlo si dedicò alla cura dei malati.
Morì il 4 novembre 1584, dopo aver fondato a Milano una casa di ricovero. La sua morte fu causata in gran parte dalla generosità con cui si era dedicato all’apostolato.
Con informazioni da EWTN e Aciprensa





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